mercoledì 8 febbraio 2017

Il Binario 21

A Milano c'è un posto poco conosciuto, quasi nascosto, lontano dagli occhi delle centinaia di persone che vi passano sopra e davanti ogni giorno. Nascosto come si fa con le verità scomode, perchè è un luogo che racconta una pagina di storia della nostra città che vorremmo non fosse mai stata scritta. Settant'anni fa centinaia di persone che vivevano a Milano, italiani, milanesi, sono spariti nel giro di pochi mesi, deportate nei campi di sterminio e mai più tornate.
Gli ebrei a Milano, come oggi, non erano tanti in rapporto alla popolazione, ma facevano parte integrante della vita della città. Erano i vicini di casa, il medico, il sarto, il compagno di banco, l'amico. Si sentivano al sicuro, come ci si sente quando si è a casa. Ma un giorno qualcuno ha detto che erano diversi e che non potevano più vivere qui. Nell'indifferenza dei loro concittadini, dei loro vicini, dei loro amici, sono stati caricati su vagoni merci e portate via per sempre. Nessuno si è alzato per loro e ha detto no.
Abbiamo visitato il Binario 21, il memoriale della Shoah, per non dimenticare.


Per chi vuole approfondire ecco i libri suggeriti da una amica:

1. FICTION
Levi Lia, Una valle piena di Stelle, Junior Mondadori, 1997
Brunisa ha tredici ani quando trova rifugio in Svizzera con la sua famiglia. In modo acuto ma con gli occhi di una ragazzina, Brunisa descrive le ansie e le paure di un'adolescente ebrea nell'Italia delle leggi razziali.
Kerr Judith, Quando Hitler rubò il coniglio rona, Rizzoli, Milano 2008
Anna è una bambina di nove anni che nel 1933, insieme alla sua famiglia, è costretta a lasciare la Germania nazista. Il padre di Anna è un importante giornalista che non è d’accordo con il partito politico di Hitler. Per i successivi quattro anni, Anna e la sua famiglia si trovano  a sperimentare condizioni di vita simili a quelle dei rifugiati ebrei, costretti a trasferirsi dalla Svizzera alla Francia e per poi giungere finalmente in Inghilterra, dove suo padre va in cerca di un lavoro.
Valentini Paolo-Abastanotti Chiara, La Shoah spiegata si bambini, BeccGiallo CriticalKids, 2016
Nella Bottega di una sarta Bottoni, Fili di Seta, Aghi, Ditali, Spille e Tessuti lavorano in armonia. Fino all’arrivo del nuovo sindaco, il Generale coi Baffi…
Feldman Ellen, Il ragazzo che amò Anna Frank, Corbaccio, 2006
E se Peter, il ragazzo di cui scrive Anne Frank nel suo diario, fosse sopravvissuto e, finita la guerra, si fosse rifatto una vita come le aveva promesso? Questa è la storia di cosa sarebbe potuto succedere se Peter fosse riuscito a diventare un uomo e fosse emigrato negli Stati Uniti. Nell'America del boom degli anni Cinquanta Peter vive nel presente, fa piani per il futuro e non ha passato. Ma questo sogno ha un prezzo da pagare: dimenticare per sempre l'incubo di ciò che è successo, rifiutare di ricordare, negare la propria origine e identità. La pubblicazione del "Diario" di Anne Frank, però, fa saltare l'argine della memoria troppo a lungo repressa e l'equilibrio faticosamente raggiunto da Peter va in frantumi, facendogli perdere il controllo sulla propria vita. "Il ragazzo che amava Anne Frank" è un libro sulla memoria, che parla del male che possono causare la menzogna e i sensi di colpa di chi è sopravvissuto.
Fink Ida, Frammenti di tempi, Giuntina, 2002
E’ una collezione di brevi storie che ci mostrano la concezione del tempo del tempo così come veniva percepito dalle vittime della Shoah. Altre storie descrivono le persone in una varietà di situazioni umane distorte dalle circostanze dei tempi in cui si svolgono. Molte di queste storie possono essere mostrate ai ragazzi.
Ozick Cynthia, Lo scialle, Feltrinelli, 2003
Originariamente pubblicato sul New Yorker, come due storie distinte. Il libro narra la storia di una madre testimone della morte di suo figlio ucciso dalle guardie del campo di sterminio. L’altro racconto narra l’angoscia di questa stessa mamma che ha vissuto per trent’anni perseguitata da quel tragico episodio.
Uhlman Fred, L'amico ritrovato, Feltrinelli, 2003
Nella Germania degli anni Trenta, due ragazzi sedicenni frequentano la stessa scuola esclusiva. L'uno è figlio di un medico ebreo, l'altro è di ricca famiglia aristocratica. Tra loro nasce un'amicizia del cuore, un'intesa perfetta e magica. Un anno dopo, il loro legame è spezzato.
Di facile e breve lettura consigliato per i lettori più restii.
           
2. TESTIMONIANZE
Auerbacher Inge, Io sono una stella: una bambina dall'Olocausto, Bompiani, 2001
Storia, poesia, racconti personali, disegni e fotografie, si combinano in questo piccolo volume per presentare in modo coinciso la Shoah visto con gli occhi di un bambino. Dal 1942 al 1945, la Auerbacher venne incarcerata nel Ghetto di Terezin in Cecoslovacchia. Questo libro rappresenta un’eccellente introduzione all’Olocausto per i giovani lettori.
Dabba Smith Frank-Mendel Grossman, Le mei foro segrete. vita nel Ghetto di Lodz, Ega edizioni Gruppo Abele, 2001
In questo volume Frank Dabba Smith guida il lettore in un viaggio all’interno del ghetto in compagnia di Grossman e della sua macchina fotografica.
Holliday Laurel, Ragazzi in guerra e l'Olocausto- i loro diari segreti, Tropea, 2008
Holliday raccoglie i diari scritti da bambini che vivevano nell’Europa nazista. Egli include i diari di 23 ragazzi ragazzi e ragazze di età compresa tra 10 e 18 anni. I loro diari illustrano le esperienze diverse dei bambini durante la seconda Guerra Mondiale e la Shoah.
Queste pagine, sconosciute al grande pubblico e conservate in poche copie superstiti, raccontano cosa significhi per un adolescente vivere ogni giorno con la consapevolezza che può essere l'ultimo.
Levin Karen, La valigia di Hana, Fabbri, 2003
Nel marzo del 2000 una vecchia valigia arriva nel piccolo museo dell'Olocausto di Tokyo, in Giappone. Sopra qualcuno ha scritto con della vernice bianca: Hana Brady, 16 maggio 1931, orfana. Chi era Hana? E che cosa le è successo? Fumiko Ishioka, la curatrice del museo, parte per l'Europa, destinazione Praga, sulle tracce di una bambina tragicamente scomparsa ad Auschwitz.
Reiss Johanna, La stanza segreta, Piemme 2003
Quando nel 1940 la Germania occupa l'Olanda, Annie è solo una bambina, e non capisce perché i suoi amici non vogliono più giocare con lei. Sarò colpa di quelle assurde leggi contro gli ebrei? Da un giorno all'altro Annie e sua sorella sono costrette a scappare di casa e a nascondersi. Chiuse in una stanza segreta, con la paura costante di essere scoperte, Annie e Sini creano un mondo tutto loro, fatto di fantasia, di piccole cose e di grandi sogni.
Siegal Aranka, All'inferno e ritorno, Edizione EI, 1995
Una bambina di nove anni di nome Piri descrive lo sconcerto dell’essere una bambina ebrea durante l’occupazione nazista della sua città (prima in Ungheria poi in Ucraina) riferendo così il calvario per la sopravvivenza nel Ghetto.
Ten Boom Corrie, Il nascondiglio, Uomini Nuovi, 2006
E’ un libro autobiografico anche se questa memoria assume un sapore di un’avventura poichè racconta la storia di una donna cristiana e di sua sorella che vennero arrestate e successivamente internate in un campo di concentramento per aver aiutato degli ebrei a nascondersi.
Eliach Yaffa, Non ricordare...non dimenticare. L'Olocausto raccontato con la speranza chassidica nell'umanità, Città Nuova, 1992
Attraverso interviste e storie ascoltate, Eliach ha raccolto 89 racconti, tra storie vere e leggende fantasiose. Questa raccolta avvincente testimonia, in un idioma tradizionale, la sofferenza delle vittime, decedute e sopravvissute.
Fenelon Fania, Ad Auschwitz c'era un'orchestra, Vallecchi, 1978
E’ La testimonianza di Fania Fénelon un’artista coraggiosa, sopravvissuta all’orrore di Auschwitz. I crematori fumano incessantemente, i treni arrivano di continuo e scaricano ogni giorno masse di deportati davanti alla baracca dell’orchestra. Il campo di Auschwitz-Birkenau è l’unico ad avere un gruppo musicale femminile, quarantasette donne con la medesima angoscia degli altri detenuti, che hanno però lo strano privilegio di poter riporre una fragilissima speranza di salvezza nella mansione “ricreativa” che è stata loro affidata. Fania, cantante professionista francese di origini ebraiche, ha un ruolo fondamentale all’interno del gruppo: conosce la musica e può orchestrare i brani, ma saranno la tenace determinazione alla sopravvivenza e i continui sforzi per non smarrire la propria umanità che la faranno uscire dal campo ancora in vita, insieme a molte delle compagne.
Yehuda Nir, Il diario di Yehuda, Mondadori, 2004
Yehuda aveva undici anni quando suo padre fu ucciso dai soldati tedeschi nel corso di un'esecuzione di massa. Il libro narra la storia della famiglia Nir, degli anni vissuti nell'angoscia e nel terrore.
Wiesel Elie, La notte, La Giuntina         
Wiesel è uno dei più importanti scrittori della Shoah, e questo libro rappresenta il suo miglior lavoro. In questa opera egli narra la sua vicenda vissuta ad Auschwitz.
Opera fondamentale per chi si approccia allo studio della Shoah.

3. STORIA - GENERICO
Hilberg Raul, La distruzione degli ebrei d'Europa, Einaudi, 1999
La ricerca di Raul Hilberg, cominciata nel lontano 1948 e tuttora in corso, è basata su un'enorme mole di documentazione degli apparati nazisti, e ciò conduce a esplorare il meccanismo della distruzione nei più minuti dettagli. Pagina dopo pagina, il volume ci consegna la storia fedele di un'epoca senza precedenti, e ricostruisce gli intrecci complessi che hanno reso possibile ciò che ancor oggi ci sembra lontano da ogni immaginazione.
Hilberg Raul, Carnefici, vittime, spettatori. La persecuzione degli ebrei 1933-45, Mondadori, 1996
Nel suo lavoro più recente, Hilberg estende la sua ricerca alle vittime e agli spettatori, includendo anche quegli ebrei che misero in atto una resistenza, gruppi che aveva ignorato precedentemente. Tuttavia l’attenzione a questi gruppi è minima perchè la massima attenzione viene data ancora alla distruzione e ai responsabili di essa.  Al centro dell’opera, ancora di più rispetto al libro precedente, è il ruolo di Hitler.
 
4. STORIA –  SPECIFICO
Coen Fausto, Italiani ed ebrei, come eravamo. Casa editrice Mariertti, 1998
Coen ripercorre il crescendo delle misure antisemite in Italia e spiega come queste vennero accolte dalla minoranza di religione ebraica, illustrando quindi il ruolo e la posizione che questa aveva all’interno del Paese.
cohn-Sherbok Dan, Breve storia dell'ebraismo, Il Mulino, 2001
Cohn-Sherbok ricostruisce la storia del popolo ebraico fino ai giorni nostri, collocando la Shoah in un più ampio contesto di almeno 5.000 anni di storia ebraica. Nel testo egli include più di 150 mappe e 24 illustrazione in bianco e nero.
Finzi Menascé, Ester, Buio nell’isola del sole: Rodi 1943-1945. La tragedia dei militari italiani e l’annientamento degli ebrei
L’autrice dà voce alla tragedia dei militari italiani nel Dodecaneso e degli ebrei che lì vivevano da secoli, dopo la firma dell’armistizio e la fuga di Vittorio Emanuele III.
Un libro appassionato, coinvolgente, dettagliato e precisamente documentato.
Nozza Marco, Hotel Meina. La prima strage di ebrei in Italia, Il saggiatore, 208
Attraverso decine di testimonianze dirette, il libro ricostruisce il primo eccidio di ebrei in Italia, avvenuto sul lago Maggiore, dove le SS sterminarono cinquantaquattro persone nel settembre 1943.
Pisanty Valentina, La difesa della razza, Bompiani, 2006
Accurata descrizione dei pregiudizi che emergono dalla rivista “La difesa della razza”, dei meccanismi che ne hanno permesso la divulgazione, della motivazione per cui essi sussistono ancora nella cultura, nei modi di dire, in certi stereotipi degli italiani
Read Antony-Fisher David, La notte dei cristalli, Rizzoli 1990
La storia della Notte dei cristalli, il più grave pogrom della storia tedesca che, nella notte tra il 9 e il 10 dicembre 1938, vide le squadre naziste scatenate in una caccia all'ebreo che provocò almeno cento morti oltre alla devastazione di case e negozi oltre alla prima grande deportazione nei lager.
Zuccotti Susan, L'Olocausto in Italia, TEA, 1995
L’autrice esamina l’Olocausto in Italia. Ella cerca di evidenziare gli atteggiamenti generosi che ebbero alcuni italiano nei confronti degli ebrei durante la Shoah senza dimenticare che quando però vennero emanate in Italia le leggi antirazziali non ci fu alcun dissenso e che alcuni italiani collaborarono con i tedeschi per la deportazione degli ebrei dall’Italia.

5. BIOGRAFIE
Sholl Inge, La "Rosa Bianca", Itaca, 2006
Il volume racconta la storia dei fratelli Hans e Sophie Scholl che diedero vita alla "Rosa Bianca”, movimento studentesco di opposizione al nazismo, e che furono giustiziati il 22 febbraio 1943. Introdotto da Tanja Piesch, curatrice dell'omonima mostra allestita al Meeting di Rimini nell'edizione 2005, il libro è arricchito dal racconto di amici e di testimoni delle ultime ore dei fratelli Scholl.
Spiegelman Art, MAUS, Einaudi 2000
La storia di una famiglia ebraica tra gli anni del dopoguerra e il presente, fra la Germania nazista e gli Stati Uniti. Un padre, scampato all'Olocausto, una madre che non c'è più da troppo tempo e un figlio che fa il fumettista e cerca di trovare un ponte che lo leghi alla vicenda indicibile del padre e gli permetta di ristabilire un rapporto con il genitore anziano. Una storia familiare sullo sfondo della più immane tragedia del Novecento. Raccontato nella forma del fumetto dove gli ebrei sono topi e i nazisti gatti.

martedì 27 dicembre 2016

La presa di Stephan Enter

Stephan Enter è nato il 12 novembre 1973 a Rozendaal in Olanda.
Ha studiato presso l'Università di Utrecht lingua e letteratura olandese e cultura celtica.  Il suo esordio letterario è avvenuto nel 1999, con la raccolta di racconti Winterhanden, nonostante avesse pronti già due romanzi, ottenendo un buon successo di critica e mettendosi in luce nel panorama nazionale olandese. Il suo primo romanzo, Lichtjaren (letteralmente "anni luce") è stato pubblicato nel 2004, procurandogli una candidatura al Libris Literature Prize. Il successivo Spel ("gioco", "partita") è stato tradotto anche in Germania.
Il suo più grande successo letterario è il romanzo La presa (Grip, in lingua originale) del 2011 che lo ha reso noto al pubblico mondiale, tradotto anche in Germania, Norvegia e Italia. La presa ha ricevuto numerosi premi.
Trama: Felici così non lo saremo mai più” è la frase che da vent’anni risuona nell’orecchio di Paul. All’università formava con Vincent, Martin e Lotte un inseparabile quartetto di amici e appassionati alpinisti, ma dopo una scalata sulle isole Lofoten le loro strade si sono improvvisamente divise. Solo oggi, in un’assolata mattina d’estate, alla stazione di Bruxelles, ha inizio il viaggio che li porterà a rivedersi. Ma più l’incontro si avvicina, più la tensione sale, e la memoria torna su quelle vette sospese tra il mare e il cielo, quando il mondo era ancora fatto di sogni e possibilità senza fine, quando Vincent era troppo preso dalle sue sfide per dare ascolto al cuore, Martin non aveva altri desideri che il riscatto sociale, e Lotte era un presuntuoso maschiaccio, ma così affascinante, così inafferrabile. Fino a quell’irrecuperabile attimo in cui il caso o l’urgenza della vita li ha chiamati a una scelta che ha segnato il loro destino. E solo ora, mentre il puzzle di quei giorni si ricompone, rivelando a ognuno le proprie colpe, debolezze, illusioni verso l’amicizia, l’amore, la felicità, si fa strada la domanda: Ma è davvero questa la vita che volevo vivere? Con un raffinato romanzo psicologico che segue il ritmo del pensiero in un crescendo d’intensità, sullo sfondo di una natura estatica che sembra prendersi gioco di ogni ambizione umana, Enter racconta il rischio di vivere, la vertigine della libertà di scelta, quella presa che continua a sfuggire nella scalata del destino, e il potere unico del ricordo di rendere eterno un attimo, di fermare l’inesorabile clessidra del tempo.
Liberamente tratto dal Web

mercoledì 9 novembre 2016

E non disse nemmeno una parola di Heinrich Böll

Heinrich Böll (Colonia 21 dicembre 1917 - Langenbroich 16 luglio 1985)
 
Böll era l'ottavo figlio di un falegname di Colonia. Cresciuto in ambiente cattolico, pacifista e progressista, Böll si oppose al partito nazista e negli anni trenta rifiutò l'iscrizione nella Gioventù hitleriana. Dopo la maturità nel liceo umanistico, dal 1937 lavorò come apprendista presso una libreria di Bonn fino al 1938, quando interruppe l'apprendistato e si dedicò ai suoi primi scritti. Nel 1939 si iscrisse al corso di laurea in letteratura tedesca e filologia classica presso l'Università di Colonia, ma ben presto venne arruolato nell'esercito. Combatté in Francia, Romania, Ungheria e Russia. Nel 1942, durante una licenza, sposò Annemarie Čech.  Nel 1946 iniziò gli studi di letteratura tedesca all'università di Colonia e nel 1947 cominciò la sua carriera da scrittore con la pubblicazione di una serie di racconti brevi su alcuni giornali. Nel 1949 fu pubblicato il primo romanzo, Der Zug war pünktlich (Il treno era in orario). Seguirono molti romanzi e racconti. Sono per lo più ambientati nella Germania post-bellica e raccontano di emarginati in una società che cerca di rimuovere velocemente il passato. Böll fu un esponente di spicco degli scrittori tedeschi che cercarono di confrontarsi con la memoria della guerra, il nazismo e l'Olocausto, e i relativi sensi di colpa.
Nei suoi scritti, oltre a criticare nettamente la Germania nazista, trova altri bersagli polemici nella società postbellica: le autorità della politica, dell'economia e della chiesa, che egli accusa, ora ironicamente, ora aspramente, di conformismo, mancanza di coraggio, abuso di potere. Nel 1972 gli venne conferito il Premio Nobel per la Letteratura per i suoi numerosi romanzi, racconti, saggi. L'anno prima era stato pubblicato il romanzo Foto di gruppo con signora, nel quale, tramite la biografia di una donna, viene rappresentata la storia della Germania dalla prima guerra mondiale agli anni sessanta. Le sue opinioni politiche contro la guerra fredda e la corsa agli armamenti gli attirarono simpatie in Unione Sovietica, senza che tuttavia lo scrittore potesse essere tacciato di comunismo Nel 1974 fu pubblicato il libro di Böll ora più conosciuto, L'onore perduto di Katharina Blum, che rappresenta un contributo al dibattito sulla violenza degli anni settanta e si confronta criticamente soprattutto con la stampa del gruppo Springer, editore del Bild.
Negli anni successivi si occupò ancora dei problemi politici della Germania e di altri paesi, come la Polonia e l'Unione Sovietica, il Sud America e il Vietnam. Si espresse criticamente verso la Chiesa cattolica e nel 1976 con un atto dimostrativo uscì da essa, senza peraltro rinnegare la fede. Trovò nel teologo Karl Rahner un punto di riferimento cristiano, oltre che una presenza amica, e sostenne anche negli ultimi anni il movimento pacifista. Visse con la moglie Annemarie sia a Colonia, città alla quale fu sempre profondamente legato, sia tra i monti Eifel nella Renania-Palatinato, vicino a Langenbroich, dove morì nel 1985.

E non disse nemmeno una parola è la cronaca del fuggevole incontro, dopo quindici anni di matrimonio, tra due ex coniugi: Fred, che ha abbandonato la casa non sopportandone la soffocante atmosfera di miseria, e sua moglie Kate, che è rimasta tenacemente al suo posto, accanto ai bambini. Il romanzo, considerato da molti il capolavoro di Heinrich Boll, descrive le poche indimenticabili ore che i due trascorrono insieme e che culminano con il tentativo di Fred di riconquistare l'amore della moglie.
La vicenda, pura ed essenziale, si svolge entro lo squallido scenario di una città tedesca dell'immediato dopoguerra, tra le torri di una cattedrale gotica, le baracche di una fiera e le tristi stanze di un modesto albergo, dove, fra discorsi e ripensamenti, Fred e Kate riscoprono un duplice passato di tenerezza e di lotte, di incontri e di separazioni, facendo maturare il destino di una nuova convivenza.

Liberamente tratto da Wikipedia

 
 

 

giovedì 6 ottobre 2016

Ancora su: Il Cavallo Rosso


Come si può parlare in poche righe di un romanzo come Il Cavallo Rosso che in centinaia di pagine di scrittura fluida e amena disegna uno dei capitoli più complessi e affascinanti del nostro paese?
Fin dalle prime pagine si entra in contatto con un mosaico di protagonisti: Ambrogio e Stefano con le loro famiglie, Manno, Michele, Pierello, don Mario, Marietta delle spole, e tutti i personaggi che animano Nomana (nella realtà Besana Brianza, paese natale dell'autore) nel 1941, alla vigilia della chiamata alle armi dei ragazzi del 1921.
Seguiamo i ragazzi che partono per il fronte: nel corso della storia i personaggi si separano, mantengono i contatti tra loro, fanno nuove amicizie, si trovano ad affrontare fatiche disumane come la ritirata di Russia o i combattimenti sulla linea gotica, le barbarità della guerra e la brutalità della morte ingiusta di molti giovani. Colpisce la carica di umanità e di compassione per la sofferenza umana con cui i protagonisti vivono il rapporto con i loro compagni d'armi, i loro sottoposti e superiori o semplicemente con i soldati o i civili che incontrano nel corso della guerra. Una carica che abbiamo sentito come nostra perché, chi più chi meno, l'abbiamo riconosciuta come appartenente ai nostri padri e ai nostri nonni, e questo ci ha fatto affezionare ai personaggi come ad amici veri.
Dopo la guerra e il ritorno al paese inizia la tappa della ricostruzione, non solo economica ma anche sociale e familiare: i nostri protagonisti formano nuove famiglie, ampliano le conoscenze, si aprono prospettive di lavoro, affrontano e si impegnano nelle sfide della seconda metà del XX secolo in Italia: la crisi economica del dopoguerra, l'avvento della repubblica, la crisi dei valori nel 1968 fino al referendum sul divorzio nel 1974. Tutto con una speranza di fondo, caratteristica propria dell'autore, che li porta ad impegnarsi per affermare i valori cristiani, radicati nel loro cuore e nella loro mente fin da bambini.
Come ci ha raccontato la giornalista Paola Scaglione, grande esperta italiana, amica di Eugenio Corti e ospite graditissima della nostra serata, Eugenio Corti ha il pregio di raccontare solo storie vere: tutto ciò che descrive risale ad un fatto vero, vissuto da protagonista o raccontato da testimoni. L'esempio emerso, struggente, è quello della morte del Capitano Grandi nel corso della ritirata di Russia, accompagnato dai suoi alpini che cantano "Il testamento del Capitano" fino a che si rendono conto che Grandi è morto. Tutto è descritto con attenzione minuziosa al fatto reale, senza pesantezze linguistiche, così che il lettore non solo assiste, ma vive la scena.
Questa veridicità, quasi verificabilità, fa sì che Corti riesca a toccare con eleganza e delicatezza tutte le corde dei cuori dei lettori, coinvolgendoli nelle vicende che racconta, ed è forse uno dei fattori che trasforma questo libro in un classico.
L.

martedì 4 ottobre 2016

Leggere Lolita a Teheran di Azar Nafisi





L'autrice. Azar Nafisi è figlia di Ahmad Nafisi, ex sindaco di Teheran, e di Nezhat Nafisi, prima donna ad essere eletta al parlamento iraniano All'età di 13 anni viene mandata dai suoi genitori in Inghilterra per continuare gli studi, che porta poi a compimento  negli Stati Uniti, dove si laurea in letteratura inglese ed americana presso l'Università dell'Oklahoma. Nafisi ritorna in Iran nel 1979, divenendo professoressa di Letteratura Inglese presso l'Università Allameh Tabatabai di Tehran; incarico che terrà per 18 anni, eccetto che tra il 1981 e il 1987, quando sarà espulsa per non aver rispettato le norme vigenti sull'abbigliamento.
Testimone della rivoluzione islamica e della presa di potere dell'ayatollah Khomeini, Nafisi, proveniente da un'educazione fortemente occidentale, diverrà presto un'oppositrice del regime.
Nel 1195, trovandosi impossibilitata a continuare le sue lezioni senza attirare il biasimo delle autorità, si licenzia ed invita sette delle sue migliori studentesse a seguire delle lezioni-dibattito ogni giovedì mattina in via del tutto privata a casa sua, lontane da orecchie e occhi indiscreti. Insieme analizzano e studiano le opere più controverse e censurate dal regime: Lolita, Madame Bovary e il grande Gatsby, cercando di comprenderle ed interpretarle in chiave attuale e iraniana. Questa esperienza sarà materia del suo libro di successo: Leggere Lolita a Teheran.
Qualche anno prima di lasciare l'Iran, torna all'insegnamento universitario dei classici della letteratura occidentale. Nafisi lascia l'Iran nel 1197 e si trasferisce con il marito ed i figli negli Stati Uniti. Insegna letteratura inglese presso la prestigiosa Paul Nize School of Advanced International Studies della Johns Hopkin di Washington D.C. dove dirige il Dialogue Project, e collabora con il Foreign Policy Institute
È negli Stati Uniti, in lingua inglese, che scrive il romanzo, Leggere Lolita a Teheran, tradotto in ben 32 lingue, che l'ha consacrata come una delle più capaci e promettenti scrittrici iraniane.
 
La trama. La professoressa Nafisi decide di interrompere il suo insegnamento all'università Allameh Tabatabei, a causa delle continue pressioni della Repubblica Islamica dell'Iran sui contenuti delle lezioni ed in generale sulla sua vita di donna. Tuttavia non lascia totalmente l'insegnamento, e decide di indire un seminario da tenersi ogni giovedì mattina presso la sua abitazione. Partecipano le sette studentesse migliori dell'autrice: Manna, Nassrin, Mahshid, Yassi, Azin, Mitra e Sanaz.
Al seminario si discute di letteratura, in particolare di grandi romanzi come Lolita, Il grande Gatsby, Orgoglio e pregiudizio, Cime tempestose, Daisy Miller e Piazza Washington, ma anche Invito a una decapitazione e Le mille e una notte e tanti altri. Tutti vengono analizzati alla luce delle esperienze che le ragazze e la professoressa vivono nella repubblica islamica dell'Iran. Vengono fatti continui riferimenti al passato delle ragazze e a come e perché sono entrate in contatto con la professoressa Nafisi.
Con il passare del tempo, durante il seminario, le ragazze fraternizzano e cominciano a raccontare i loro fatti privati. Si scoprono così i dettagli delle loro vite. Manna è una poetessa sposata per amore con un ragazzo anch'esso appassionato di letteratura di nome Nima. Azin, una ragazza molto bella, è sposata con un uomo molto ricco che la picchia. Sanaz è fidanzata con un ragazzo che vive in Inghilterra e che ha visto pochissimo. Yassi è l'allegra del gruppo. Nassrin è una contraddizione in termini e ha passato cinque anni in prigione.
Ognuna di esse, a modo suo, espone le difficoltà di essere donna nella repubblica islamica dell'Iran, a partire dall'imposizione di un certo tipo di abbigliamento e dalle difficoltà della vita quotidiana.
Nel romanzo compaiono anche altri personaggi come Bijan marito dell'autrice, il "mago", i figli della Nafisi, vari professori e persone collegate al mondo universitario. Vengono fatti anche riferimenti a personaggi pubblici iraniani, a partire dall'ayatollah Khomeini
Liberamente tratto da Wikipedia