domenica 17 dicembre 2023

La paga del sabato di Beppe Fenoglio

Giuseppe Fenoglio, detto Beppe (Alba, 1º marzo 1922 – Torino, 18 febbraio 1963)  

Primogenito di tre figli, Beppe nacque ad Alba, dove suo padre aveva una macelleria in piazza del Duomo. Alle elementari si dimostrò un bambino intelligente e riflessivo e successivamente frequentò il Liceo Ginnasio "Govone" di Alba, dove nacque la sua passione per la lettura e la lingua inglese. Ebbe professori illustri e per lui indimenticabili, come i docenti di italiano e filosofia, che furono di ispirazione per la maturazione della sua coscienza antifascista. Nel 1940 si iscrisse alla facoltà di Lettere dell'Università degli Studi di Torino, che frequentò fino al 1943, quando fu chiamato alle armi. Dopo lo sbandamento seguito all'8 settembre 1943, Fenoglio nel gennaio del 1944 si unì alle prime formazioni partigiane operanti nelle Langhe e partecipò, assieme al fratello Walter, allo sfortunato combattimento di Carrù e alla straordinaria ma breve esperienza della Repubblica partigiana di Alba. Grazie alla conoscenza dell'inglese, svolse il ruolo di interprete e ufficiale di collegamento tra le forze armate angloamericane e il gruppo partigiano di Mauri e Balbo.

Dall'esperienza di partigiano azzurro nasceranno i romanzi Primavera di bellezzaUna questione privataIl partigiano Johnny e i racconti de I ventitré giorni della città di Alba.

Alla fine della guerra, Fenoglio riprese per un breve tempo gli studi universitari prima di decidere, con grande rammarico dei genitori, di dedicarsi interamente all'attività letteraria. Nel maggio del 1947, grazie alla sua ottima conoscenza della lingua inglese, fu assunto come corrispondente estero di una casa vinicola di Alba. Il lavoro, poco impegnativo, gli permise di contribuire alle spese della famiglia e di dedicarsi alla scrittura. Nel 1949 comparve il suo primo racconto, intitolato Il trucco e firmato con lo pseudonimo di Giovanni Federico Biamont. Nello stesso anno presentò a Einaudi i Racconti della guerra civile e La paga del sabato, a cui lavorò fino alla fine del 1950, quando decise di abbandonarlo per organizzare una raccolta di dodici racconti che fu pubblicata nel 1952 con il titolo I ventitré giorni della città di Alba (la paga del sabato sarà pubblicato postumo, nella sua versione originale). L'anno seguente Fenoglio completò il romanzo breve La malora e nell'aprile del 1959 uscì Primavera di bellezza. Negli anni successivi lavorò a diversi racconti e collaborò a una sceneggiatura cinematografica di tema contadino. Intensa in quegli anni anche l’attività di traduttore di opere letterarie dall’inglese.

Nel 1960 si sposò civilmente con Luciana Bombardi, che conosceva già dall'immediato dopoguerra. Nonostante le pressioni per un rito in chiesa, Fenoglio insistette per una cerimonia solamente civile e la sua decisione fece scandalo. La figlia Margherita nacque il 9 gennaio 1961 e per l'occasione, Fenoglio scrisse due brevi racconti, La favola del nonno e Il bambino che rubò uno scudo.

Nell'inverno tra il 1959 e il 1960, in seguito a un esame medico, gli venne accertata un'infezione alle vie aeree, con complicazioni dovute alla forma di asma bronchiale di cui soffriva da anni a causa dell'eccessivo vizio del fumo. Nel 1962 gli venne diagnosticato un tumore ai bronchi. Conscio della gravità del male, Fenoglio rifiutò di effettuare la radioterapia e morì la notte del 18 febbraio 1963, a neppure 41 anni.

Trama

Ettore è il tipico disadattato uscito dalla guerra partigiana scontroso e insofferente, che non riesce a rassegnarsi alla modesta e tranquilla routine di un’esistenza qualunque, senza brividi, senza slanci in avanti. Per questo decide di darsi ad affari loschi ma molto redditizi, che lo facciano sentire di nuovo vivo per davvero, sfruttando la sua grinta di «duro», di piccolo Humphrey Bogart di paese. Ma quando, costretto a metter su famiglia, si ritira e si dedica a un lavoro onesto, uno stupido incidente volge l’epilogo in tragedia. 

Liberamente tratto dal web

mercoledì 4 ottobre 2023

Il mio nome nel vento di Alessandro Rivali

 

Alessandro Rivali è nato il 5 aprile 1977 a Genova. Ha frequentato il liceo classico all'istituto Ravasco di Genova, dove si avvicina alla poesia scrivendone una, al posto del fratello, dedicata alla madre. Dopo il liceo si trasferisce a Milano e frequenta lettere moderne con indirizzo storico all'Università degli studi di Milano. Si laurea con una tesi sull'immagine della grande guerra negli anni della Belle Époque. In questi anni continua la sua attività poetica e nel 1998 all'età di 21 anni conosce Giampiero Neri, che sarà il suo maestro. Collabora con le riviste: Atelier, ClanDestino, La Clessidra, Lo Specchio della Stampa, Resine e Studi Cattolici.

Nel 2005  ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie, dal titolo La riviera del sangue, nel 2010 La caduta di Bisanzio e nel 2021 La terra di Caino, che ha vinto numerosi premi. Nel 2018 ha pubblicato il libro intervista Ho cercato di scrivere paradiso. Ezra Pound nelle parole della figlia: conversazioni con Mary de Rachewiltz, Lavora come editore per le Edizioni Ares.

Trama

Il protagonista è Augusto “Gutin” Monclavi, il più piccolo dei fratelli di una numerosa famiglia di genovesi trapiantati a Barcellona nei primi decenni del Novecento. Il padre, dopo una serie di forti dissidi famigliari sulla scelta della moglie, decide di lasciare la città natale e imbarcarsi verso una nuova meta. Il caso lo porterà a Barcellona dove, grazie all’impegno e alla perseveranzaaprirà una delle più rinomate gastronomie della città. I figli nascono e crescono in un ambiente favorevole, ricco di stimoli, fino a quando nel 1936 la guerra civile imperversa in Spagna. La città è in fiamme e i Monclavi, dopo attenta e sofferta valutazione, decidono di lasciare la Catalogna per tornare sulle coste liguri. Dopo un viaggio sospeso tra il sollievo di essere scampati alla violenza, la disperazione per aver lasciato la propria casa e la speranza in un nuovo avvenire, gli occhi sognanti del protagonista vedranno le meraviglie di Genova, la villa sulle colline di Gavi, l’incanto della vita nei boschi. Ed è qui che Gutin rimane affascinato da uno zio avventuriero, grande conoscitore di quelle storie di mare di cui la fantasia del ragazzo si nutre. Ma Augusto resta affascinato anche da una ragazza dai riccioli neri, Laura, con la quale inizia a trascorrere le sue giornate, senza però il coraggio di dichiararle il suo amore. Qualche anno dopo tutto questo viene spazzato via dallo scoppio della Seconda guerra mondiale. L’adorato zio sceglie di salire sui monti con i partigiani, Laura fugge insieme alla sua famiglia: la vita dei Moncalvi non è più la stessa. Giulia, la sorella maggiore, è costretta a occuparsi della casa e dei suoi fratelli. Finché un giorno i tedeschi prendono possesso di villa Moncalvi e Augusto, attraverso il confronto con un medico dell’esercito invasore e quello sempre più stretto con sua sorella, impara a distinguere il confine tra il bene e il male e a rimettere insieme i tasselli della sua storia famigliare. Quando la guerra volge al termine, Gutin prova a rintracciare suo zio e quella ragazza dai riccioli neri che non vede da mesi, sperando che nel frattempo non si sia dimenticata di lui.

 

Liberamente tratto dal web

 


sabato 19 agosto 2023

Come d'aria di Ada D'Adamo

Ada D'Adamo (Ortona1º settembre 1967 – Roma1º aprile 2023)

Nata a Ortona nel 1967, si trasferisce a Roma dove si diploma al corso di avviamento dell'Accademia nazionale di danza e consegue due lauree: una in lettere, all'Università "La Sapienza" e una in discipline dello spettacolo.

Appassionata di danza e musica classica fin dall'infanzia, lungo la sua carriera D'Adamo ha lavorato principalmente nel mondo del teatro e della danza contemporanea. Ha scritto diversi saggi (spesso incentrati sul ruolo del corpo nell'arte e nella danza) e si è occupata della produzione e promozione di spettacoli teatrali in collaborazione con l'Ente teatrale italiano, il Romaeuropa Festival e altre associazioni. E’stata molto attiva anche nell'ambito della letteratura per l'infanzia.

Nel 2005 nasce sua figlia Daria; solo dopo la nascita, alla bambina è stata diagnosticata un'oloprosencefalia, malattia caratterizzata da una grave malformazione cerebrale e che l'ha resa completamente invalida. Spinta dalle difficoltà incontrate, insieme al compagno, nel crescere e aiutare la figlia, nel febbraio del 2008 D'Adamo ha scritto una lettera di sfogo a Corrado Augias, in cui denunciava l'insufficiente tutela nei confronti delle famiglie con figli disabili in Italia e auspicava l'introduzione di leggi che garantissero il diritto all'aborto, ammettendo che lei stessa avrebbe interrotto la propria gravidanza se le fosse stato possibile.

Tra il 2013 e il 2014, la scrittrice ha iniziato la stesura del suo primo romanzo autobiografico, Come d'aria, ispirato proprio dal suo rapporto con la figlia e dalla scoperta di aver sviluppato un tumore e dalle conseguenti cure a cui si è dovuta sottoporre. Il libro è stato pubblicato a gennaio 2023 e nello stesso anno è stato insignito del Premio Mondello nella sezione "Autore italiano", ha ricevuto una menzione speciale al Premio Campiello e vinto il Premio Strega Giovani. Il premio è stato ritirato dal marito, Alfredo Favi, perché l’autrice è deceduta a causa delle complicanze dovute alla sua lunga malattia prima della finale.

 

Trama

Daria è la figlia, il cui destino è segnato sin dalla nascita da una mancata diagnosi. Ada è la madre, che sulla soglia dei cinquant’anni scopre di essersi ammalata. Questa scoperta diventa occasione per lei di rivolgersi direttamente alla figlia e raccontarle la loro storia. Tutto passa attraverso i corpi di Ada e Daria: fatiche quotidiane, rabbia, segreti, ma anche gioie inaspettate e momenti di infinita tenerezza. Le parole attraversano il tempo, in un costante intreccio tra passato e presente. Un racconto di straordinaria forza e verità, in cui ogni istante vissuto è offerto al lettore come dono.

Liberamente tratto dal web


lunedì 15 maggio 2023

Staccando l'ombra da terra di Daniele Del Giudice

Daniele Del Giudice (Roma, 11 luglio 1949 – Venezia, 2 settembre 2021)

Dopo un periodo come critico e giornalista per Paese Sera, Del Giudice ha esordito nel 1983 con il romanzo Lo stadio di Wimbledon. Scoperto da Italo Calvino e edito, come i successivi, da Einaudi, è incentrato sulla figura di Bobi Bazlen ( critico letterario e traduttore italiano).

Il suo secondo libro, che lo ha imposto all'attenzione della critica e dei lettori internazionali, è stato Atlante occidentale (1985), che racconta il rapporto tra il fisico Pietro Brahe e lo scrittore Ira Epstein, mettendo in dialogo, tra i primi, scienza e letteratura.

Nel 1988 Del Giudice ha pubblicato Nel museo di Reims, sul singolare rapporto, fondato sulle reciproche menzogne, tra il giovane Barnaba, sull'orlo della cecità, e una misteriosa presenza femminile.

Nel 1994 esce Staccando l'ombra da terra, libro unitario che intreccia sei racconti dedicati al volo, alla responsabilità, alla perdita e alla testimonianza. Salutato dalla critica come il libro della maturità letteraria di Del Giudice, vinse numerosi premi nazionali tra i quali il prestigioso Bagutta. Dal racconto Unreported inbound Palermo, contenuto in Staccando l'ombra da terra, sono stati poi tratti l'omonimo spettacolo teatrale di Marco Paolini e il dramma musicale di Alessandro Melchiorre.

Il 1997 è l'anno di edizione della raccolta Mania, che include sei racconti visionari sul nostro tempo, dedicati alle manie (L'orecchio assoluto), ai paradossi (Com'è adesso), alla necessaria transitorietà (Come cometa) o all’affermarsi della realtà virtuale (Evil live!Dillon Bay), anticipando i temi della narrativa europea successiva.

Nel 2001, riprendendo la tematica di Unreported inbound Palermo, scrive insieme a Marco Paolini I-TIGI, Canto per Ustica, testo di uno spettacolo teatrale sulla tragedia del DC9 Itavia precipitato nel 1980.

Il suo ultimo romanzo, Orizzonte mobile, collega i primi viaggi di esplorazione dell'Antartide alla sua personale esperienza di viaggiatore in Antartide e Terra del Fuoco.

Del Giudice ha ottenuto numerosi riconoscimenti e i suoi lavori sono stati pubblicati in 12 lingue.

All'indomani della diagnosi di Alzheimer, nel 2014, la Presidenza dei Ministri gli ha attribuito un assegno straordinario vitalizio, riconoscendo il suo alto ruolo nel rappresentare la cultura italiana nel mondo non solo attraverso l'opera letteraria e saggistica, ma anche come promotore e organizzazione di eventi culturali di respiro internazionale.

Il 27 luglio 2021 gli è stato assegnato il Premio Campiello alla carriera, che avrebbe dovuto ritirare il 4 settembre dello stesso anno. Muore il 2 settembre 2021.

Trama

Sulle orme di Antoine de Saint-Exupéry, la passione per il volo - e la libertà che offre a chi vola - spinge il narratore a seguire le orme del suo predecessore scomparso tra la Corsica e il continente il 31 luglio 1944, probabilmente abbattuto da un caccia tedesco. I racconti, aventi vari protagonisti, spaziano dalle esperienze personali di addestramento, alla costruzione storica delle imprese eroiche degli aerosiluranti durante la seconda guerra mondiale, da episodi recenti fino ai voli della letteratura, il segreto di chi sa staccare l'ombra da terra viene inseguito attraverso la figura di un "maestro di volo" che compare ad intermittenza lungo tutto il libro.

 

Liberamente tratto dal web 

sabato 4 marzo 2023

Sulla riva del mare di Abdulrazak Gurnah

 

Abdulrazak Gurnah è nato nel 1948 sull'isola di Zanzibar, al largo della costa dell'Africa orientale e all'epoca facente parte del sultanato di Zanzibar. Ha terminato la scuola secondaria nel 1966, due anni dopo la rivoluzione, un periodo fortemente connotato da disordini e violenze. Per proseguire gli studi e fuggire ai conflitti in corso, all'età di diciotto anni si è trasferito con il fratello in Gran Bretagna, presso un cugino. Dal 1980 al 1982 Gurnah ha insegnato alla Bayero University in Nigeria. Nel 1982 ha conseguito il dottorato di ricerca presso l'Università del Kent, dove dal 1985, fino al suo recente pensionamento, ha insegnato letteratura inglese e postcoloniale.

Il suo primo romanzo, Memory of Departure, completato intorno al 1973, è stato inizialmente rifiutato dalla Heinemann African Writers Series (AWS) ed è stato pubblicato solo nel 1987 dall'editore londinese Jonathan Cape, cui Gurnah aveva inviato il suo manoscritto, senza servirsi di alcun agente intermediario. A questo romanzo seguiranno Pilgrims Way (1988), Dottie (1990) e Paradiso (1994), finalista al premio Booker Prize. Le opere successive includono Admiring Silence (1996)Sulla riva del mare (2001), Desertion (2005), The Last Gift (2011), Gravel Heart (2017) e Afterlives (2020). Ha curato due volumi di saggi sulla letteratura africana, Essays on African writingA Re-evaluation (1993) e Essays on African Writing: Contemporary Literature (1995). Ha pubblicato articoli su numerosi scrittori contemporanei, e ha lavorato come redattore nella rivista Wasafiri dal 1987.

Il 7 ottobre 2021 ha vinto il premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: "per la sua intransigente e compassionevole penetrazione degli effetti del colonialismo e del destino del rifugiato nel divario tra culture e continenti". 

Trama

Il romanzo comincia dalla storia di Saleh Omar, un uomo di più di sessant’anni che si presenta all’aeroporto di Londra con un visto non valido per chiedere asilo. Gli hanno consigliato di fingere di non sapere una parola d’inglese, così sarà tutto più facile, e inizialmente Omar è solo una spugna pronta ad assorbire tutto ciò che lo circonda, cercando di rimanere invisibile. L’assistente sociale che ha preso in carico il suo caso, non riuscendo a comunicare con lui, deve chiedere la consulenza di un esperto di kiswahili. Il caso vuole che l’uomo interpellato sia il professor Latif Mahmud, il figlio dell’acerrimo rivale di Omar. Da anni lontano da casa, Latif ricorda bene Omar ed è combattuto: dal profondo del suo cuore sale un risentimento difficile da gestire, eppure la rabbia si scarica in una spontanea e strana cortesia. Sembra quasi naturale dialogare, scambiarsi opinioni, e comprendere. Il confronto tra i due uomini si trasforma in un vero e proprio viaggio nel passato dove si ripercorrono eventi cruciali che intrecciano la storia degli uomini a quella del loro Paese. Il lettore viene catapultato a Zanzibar, descritta in maniera così diversa rispetto a Londra, al punto che sembra sia la penna di un altro scrittore a tratteggiare la vita in questo affascinante luogo sulla riva del mare. E invece è solo la maestria di chi ha vissuto fra due realtà diverse, e col tempo ha imparato a comprenderle e amarle, accogliendone debolezze e contraddizioni. Impariamo come funzionavano i grandi viaggi dei commercianti, pronti a spostarsi da un luogo all’altro in un dato periodo dell’anno. Apprendiamo come si svolgevano le questioni tra mercanti, nelle quali si potevano elargire prestiti pur non sapendo se sarebbero tornati indietro. Ma attraverso le parole e le esperienze dei due protagonisti respiriamo non solo i profumi e i colori dell’Africa, ma anche le lacerazioni di un Paese estremamente problematico. A Latif, una sorta di alter ego di Gurnah, viene affidato il compito di ricostruire la situazione a Zanzibar alla vigilia dell’indipendenza, e di mostrare quali sono le fasi dell’esilio: in definitiva, quali sono i piccoli pezzi di noi che ci vengono sottratti quando decidiamo, per scelta o per necessità, di lasciare la nostra terra.

 

Liberamente tratto dal web

domenica 1 gennaio 2023

Evgenij Onegin di Aleksandr Puškin

Aleksandr Sergeevič Puškin (Mosca, 6 giugno 1799 – San Pietroburgo, 10 febbraio 1937) è considerato il fondatore della lingua letteraria russa contemporanea e le sue opere, tra le migliori manifestazioni del romanticismo russo, hanno ispirato numerosi scrittori, compositori e artisti. Il padre, Sergej L'vovič Puškin era un maggiore in congedo, appartenente ad un'antichissima famiglia aristocratica russa, era un uomo dedito alla mondanità e molto avaro. La madre, Nadežda Osipovna era la figlia di un gentiluomo, a sua volta figlio di un generale russo di origine africana, anche lei amante della mondanità, descritta come «dispotica e capricciosa».

Non venne educato dai genitori, bensì dalla nonna materna, dallo zio materno Vasilij, che apparteneva a un circolo letterario d'avanguardia chiamato Arzamas, e dalla balia Arina Rodionovna. La sua educazione, come quella dei fratelli, fu tuttavia alquanto disordinata, prima dell'ingresso al Liceo imperiale di Carskoe Selo, dove Puškin entrò in contatto con famosi poeti e cominciò a scrivere versi.

Dopo aver completato i suoi studi nel 1817, Puškin diventò funzionario del Ministero degli Esteri a San Pietroburgo, anche se di fatto non risulta che abbia mai svolto alcun lavoro ministeriale, e dove invece faceva vita mondana e frequentava società letterarie politiche progressiste, come l'Arzamas e la Lampada verde. A causa di alcuni scritti rivoluzionari, che erano giunti a conoscenza dello stesso zar Alessandro I, fu costretto a lasciare la città e ad assumere un incarico governativo nella sperduta e lontana Ekaterinoslav. Lavorò nel frattempo ad un poema epico romantico in sei canti Ruslan e Ljudmila, edito nel 1822, che gli valse il rispetto e gli onori della nuova generazione di letterati e le antipatie della vecchia.

Puškin trasse vantaggio dal confino viaggiando al seguito del generale V. F. Raevskij, nominato suo custode, e visitando diverse regioni dell'Impero russo; in Moldavia, entrò nella Massoneria. Durante i due anni di confino scrisse Il prigioniero del Caucaso e una serie di liriche e poemetti in stile byroniano oltre ai primi tre canti dell'Evgenij Onegin. Nel 1823 venne trasferito ad Odessa alle dipendenze del principe Voroncov, governatore generale della Nuova Russia, che lo denunciò alla polizia per attività sovversiva, per vendicarsi della relazione che il poeta aveva con sua moglie. Fu quindi mandato in esilio presso Pskov, nella tenuta materna di Michajlovskoe, dove rimase, senza la possibilità di allontanarsene, fino al 1826. Intanto nel 1825 finì il poema drammatico Boris Godunov (rappresentato solo nel 1831) e il racconto in versi Il conte Nulin, oltre a diverse poesie.

Tornato a San Pietroburgo si sposò nel 1831 con Natal'ja Nikolaevna Gončarova, con cui ebbe quattro figli. Nello stesso anno Puškin incontra Gogol', e con lui instaura un forte rapporto di amicizia e reciproca stima, tanto che, quando nel 1836 avvia una sua rivista, pubblica al suo interno alcuni dei racconti più belli e famosi di Gogol'. Intanto Puškin e sua moglie cominciarono a frequentare la società di corte e gli eventi mondani; fu un periodo di problemi finanziari e umiliazioni per lo scrittore, soprattutto a causa della moglie e dei suoi numerosi ammiratori, tra i quali lo zar stesso.

Nel 1833 uscì in volume Evgenij Onegin (con un capitolo censurato) e pubblicò La dama di picche, nel 1835 l'antologia Poemi e racconti.

Nel 1837, a seguito d'una lettera anonima che insinuava l'infedeltà della moglie, dopo aver insultato il barone van Heeckeren, ambasciatore del Regno dei Paesi Bassi e padre adottivo del presunto amante di lei, il barone francese Georges d'Anthès, Puškin fu sfidato a duello. Il duello si svolse alle quattro del pomeriggio dell'8 febbraio 1837, il barone Georges d'Anthès ferì Puškin che morì due giorni dopo, ad appena 37 anni per complicanze settiche della ferita all'addome.

Puskin mostrò pentimento e conseguentemente ebbe funerali religiosi. Dato che il governo temeva rivolte e dimostrazioni popolari, il funerale fu celebrato nella massima semplicità e il corpo di Puškin fu trasportato segretamente nella notte per essere sepolto nella proprietà di famiglia.

Trama

Eugenio Onegin è un giovane dandy ozioso, disilluso dalla vita e che sembra aver già provato tutto quello che gli era possibile Provando una certa noia esistenziale, si ritira in campagna e diventa amico di un giovane poeta, Vladimir Lenskij, che si è appena fidanzato con Olga. La sorella di Olga, Tatiana, si innamora a prima vista di Onegin e gli scrive una lettera infiammata, ma Onegin la respinge.

Qualche tempo dopo, Lenskij insiste perché il suo amico assista al ballo in occasione dell'onomastico di Tatiana. Onegin, scontento e annoiato, decide di vendicarsi provando a sedurre Olga che sta al gioco, con grande dispiacere di Lenskij che, sentendosi tradito, chiede riparazione con un duello. Il duello con le pistole si svolge il giorno dopo all'alba. Il destino vuole che Onegin uccida il suo amico, trovandosi così costretto a lasciare la città.

Alcuni anni dopo Onegin incontra per caso un suo cugino principe e generale, che lo invita a un ricevimento. Ad esso ritrova Tatiana, che nel frattempo ha sposato il principe. Ella è cambiata e la sua bellezza provoca molti rimpianti a Onegin, che si rende conto dell'errore commesso tempo prima quando la rifiutò. Le confessa il suo amore, ma è troppo tardi: Tatiana preferisce restare fedele a suo marito, anche se il suo amore per Onegin è ancora vivo.