mercoledì 20 settembre 2017

Nostalgia di Eshkol Nevo

Eshkol Nevo (Gerusalemme 1971)

Dopo un'infanzia trascorsa tra Israele e gli Stati Uniti completa gli studi di psicologia presso l'università di tel Aviv per poi lavorare per otto anni come pubblicitario, impiego in seguito abbandonato per dedicarsi alla scrittura. Oltre a Nostalgia, vincitore nel 2005 del Book Publisher's Association's Golden Book Prize, pubblica i romanzi La simmetria dei desideri e Neuland, una raccolta di racconti intitolata Bed & Breakfast e un saggio intitolato The Breaking Up Manual. Insegna scrittura creativa presso numerose università israeliane.
Trama
Un tempo campo di transito per i nuovi immigrati dal Kurdistan, Maoz Tzion, detto il Castel per via di un fortino in cima a una collina, è ora un insieme indistinto di villette e baracche, di case e macerie, strade linde e vicoli fatiscenti. Dopo tante catapecchie condivise, i litigi per i conti e i turni per la doccia, Amir, studente di psicologia a Tel Aviv, e Noa, studentessa di fotografia a Gerusalemme, hanno preso casa al Castel. L’appartamento è solo un bilocale con un salotto grande quanto una cucina, una cucina grande quanto un vano doccia e un vano doccia con la spatola per tirare via l’acqua quando si allaga. Ma per Amir e Noa è un palazzo dove possono vivere come un re e una regina, girare per il salotto in mutande e fare l’amore dappertutto, a qualunque ora, senza temere che il coinquilino rientri in anticipo. Dietro il muro del loro appartamento abita il padrone di casa, Moshe Zakian. Moshe ha soltanto due anni piú di Amir, anche se è già marito di Sima e padre di due bambini. Non parla granché, preferisce fare, aggiustando qualunque cosa. E sua moglie Sima, che al contrario parla sempre e ha la battuta pronta, è il suo grande amore. Nell’appartamento di fronte vive il piccolo Yotam che si sente trascurato da quando Ghidi, il fratello grande, è morto soldato in Libano.
Nei paraggi si aggira Saddiq, il muratore arabo. Per prenderlo in giro, gli altri muratori lo chiamano Shaikh Saddiq, perché non sgarra di un millimetro quando si tratta di fare le misurazioni. Saddiq non ha una casa al Castel, ma vorrebbe averla, anzi riaverla. Nell’appartamento sopra il bilocale di Amir e Noa, quello costruito come una volta, pietra su pietra, prima che arrivassero i coloni ebrei, vivevano, infatti, i suoi. Sotto il mattone sopra la porta d’ingresso, dentro un sacchettino avvolto nella carta da giornale, sua madre ha nascosto qualcosa di importante per lei che Saddiq vorrebbe riportarle indietro.
Quattro case e un desiderio struggente di trovare il proprio posto nel mondo, nel momento in cui il proprio mondo, Israele e le infinite anime che lo compongono,  è sconvolto dall’assassinio del Primo Ministro Yitzhak Rabin.
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