mercoledì 23 maggio 2018

Gioco all'alba di Arthur Schnitzler

Arthur Schnitzler (Vienna 15 maggio 1862 - 21 ottobre 1931).
Schnitzler nasce da famiglia ebraica a Vienna dove frequenta l'Akademisches Gymnasium e poi la facoltà di medicina dove si laurea nel 1885. La sua prima opera è del 1888: l'atto unico L'avventura della sua vita. In essa compare per la prima volta il personaggio di Anatol che darà il nome ad un ciclo di atti unici. Alla morte del padre, nel 1893, lascia l'impiego ospedaliero e apre uno studio medico privato. Nel 1895 viene rappresentato al Burgtheater di Vienna, Amoretto che dà subito notorietà e successo all'autore. Nel 1900 pubblica Il sottotenente Gustl che provoca la sua radiazione da tenente medico dell'esercito, a seguito della impietosa rappresentazione della vita militare fatta nel romanzo. Nel 1902 nasce il figlio Heinrich, avuto dalla cantante Olga Gussmann, con cui si sposa nel 1903. Nello stesso anno va in scena a Monaco di Baviera Girotondo, scritto tre anni prima e mai pubblicato, causando un notevole scandalo per il presunto cinismo con cui vengono rappresentati i rapporti tra cinque uomini e altrettante donne che sono uniti da un filo comune. Il testo teatrale viene pubblicato dopo pochi mesi dalla rappresentazione, riportando un successo di vendite strepitoso. Girotondo è tuttora un lavoro molto rappresentato. Nel 1905 debutta Intermezzo con cui otterrà il Premio Grillparzer per la commedia. Nel 1909 nasce la figlia Lili. Nel 1913 pubblica Beate e suo figlio. L'anno successivo esce un film tratto dalla commedia Amoretto, con sceneggiatura dell'autore. Nel 1917 pubblica Il dottor Gräsler medico termale e nel 1918 Il ritorno di Casanova. Schnitzler era molto attratto dalla vita dell'avventuriero veneziano e ne fece il protagonista di opere di pura invenzione che riuscivano però a rendere con grande precisione introspettiva il carattere del personaggio. Nel 1924 pubblica La signorina Else. Tra il 1925 e il 1926 esce, pubblicato su una rivista, Doppio sogno. Il 26 luglio del 1928 la figlia Lili si suicida a Venezia, dove abita con il suo marito italiano. È un atto inspiegabile e per il padre un durissimo colpo dal quale non si riprenderà più. Tre anni dopo Schnitzler muore, a Vienna, per un ictus.

Trama
È un racconto breve, che si sviluppa in un giorno e mezzo, costretto dentro i limiti di una ferrea legge dell'onore militare, per cui i debiti di gioco devono essere saldati entro le ventiquattr'ore. La narrazione avviene secondo lo schema del flusso di pensiero e monologo interiore, di cui Schnitzler è maestro. Una domenica mattina il tenente William Kasda - Willi - riceve una visita inaspettata: l'ex tenente Otto von Bogner, caduto in disgrazia e radiato dall'esercito per debiti di gioco, gli chiede 960 fiorini, per ripagare un ammanco di cassa. Willi in tasca ha solo 120 fiorini ma prende lo stesso su di sé la responsabilità del debito dell'amico. Prima si reca presso la famiglia Kessner, poi raggiunge il Café Schopf di Baden, dove inizia una partita a Chemin de fer, che finirà solo all'alba del giorno dopo.  All'inizio vince più di quanto gli serve per prestare i mille fiorini all'amico ma, preso dal gioco, insiste e continua a vincere. A metà serata, quando perde l'ultimo treno che rientra a Vienna, torna al tavolo, e riprende a giocare sempre più forte, senza badare ai soldi che perde, accettando sventatamente quelli che il Console gli presta. Alla fine si ritrova con un debito di 11.000 fiorini, che dovrà pagare entro mezzogiorno del giorno dopo. Una somma impossibile per le sue finanze, a meno che lo zio Wilram, che gli aveva versato fino a poco tempo prima un discreto vitalizio, lo aiuti. Si reca dallo zio, che gli spiega che non possiede più nulla: ha intestato la sua intera fortuna alla moglie (una fioraia di facili costumi, con cui Willi stesso aveva passato una notte alcuni anni prima) che non gli da più soldi. Willi si reca dalla donna, che inizialmente gli nega qualsiasi possibile aiuto, ma alla fine, promettendogli di andare a trovarlo più tardi, gli lascia sperare qualcosa. Effettivamente Leopoldine si concede a Willi, nel suo alloggio in caserma. La mattina si alza prima di lui e gli lascia 1.000 fiorini come pagamento per la prestazione sessuale della notte. Willi si ricorda di aver lasciato a sua volta sul comodino di Leopoldine 10 fiorini come mancia non richiesta per la notte che lei pensava di avergli donato per amore. La donna quindi si vendica e se ne va. Willi fa recapitare i 1.000 fiorini all'amico Otto e poi si spara un colpo alla tempia. Arriva poi lo zio Wilram che, ormai troppo tardi, ha portato 11.000 fiorini. Andandosene Wilram annusa il profumo familiare di Leopoldine, sua moglie nonostante tutto, e scorge i piatti con gli avanzi di una cena per due. Colto da un terribile sospetto chiede all'attendente con chi avesse cenato Willi l'ultima sera. Questi, mentendo, dichiara fermamente sull'attenti: "fino a tarda notte... con un altro ufficiale".
 
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