giovedì 5 luglio 2018

La Treccia di Lætitia Colombani


Lætitia Colombani è nata nel 1976. Sua madre era bibliotecaria. Dopo due anni di classi preparatorie alla Cinésup di Nantes, entra all’Ecole Nationale Supérieure Louis Lumière dove si diploma nel 1998. Scrive e realizza cortometraggi e lungometraggi tra cui: à la folie... pas du tout (2002) con Audrey Tautou, Samuel le Bihan et Isabelle Carrè e Mes stars et moi (2008) con Kad Merad e Catherine Deneuve. Lavora anche per la scena ed è coautrice della commedia musicale Résiste nel 2015 basata sulle canzoni di France Gall composte da Michel Berger e rappresentata al Palazzo dello Sport di Parigi e in tournée in tutta la Francia. Lætitia Colombani è anche attrice televisiva e cinematografica, è comparsa in una dozzina di film, tra cui Cloclo  di Florent E. Siri del 2012
Trama


Il libro racconta la storia di tre donne senza legami tra loro, le cui vite scorrono parallele, ma con un destino in comune: lottare con coraggio per percorrere nuove strade, vincere battaglie, smentire i pregiudizi. Smita, che nel villaggio di Badlapur, in India, si sveglia con “un sentimento strano, un’urgenza dolce” perché oggi la figlia andrà a scuola e lei, da dalit (intoccabile), a scuola non ci è andata mai. Giulia, che “apre gli occhi a fatica” mentre la voce di sua madre risuona nella stanza per incitarla a uscire presto e aprire il laboratorio di famiglia dedicato a lavorare la cascatura, capelli veri usati per realizzare parrucche. Un luogo, a Palermo, in cui le donne condividono molto più di un semplice mestiere; “Mentre le loro mani si muovono agilmente tra le ciocche, le operaie parlano di uomini, d’amore e della vita, da mattina a sera”. Sarah si sveglia invece al suono della sveglia. Sono le cinque, la sua vita è “una continua lotta contro il tempo” e il suo cervello si accende come il processore di un computer. Siamo a Montreal, Canada, e sotto un’apparente vita perfetta Sarah nasconde il dolore di un male diagnosticato.

In comune hanno anche un elemento che ricorre in ogni storia: i capelli. Dell’una, dell’altra, di tutte e tre perché le vicende sono in un modo o nell’altro legate ad essi; forti o fragili, persi o donati, rappresentano un legame simbolico che le unisce tutte come in un abbraccio. Dice l'autrice: “Sarah, Smita e Giulia sono donne che hanno un rapporto particolare con i loro capelli, protagonisti assieme a loro del romanzo. Non volevo venissero considerati un accessorio o un elemento aneddotico, superficiale, così ne ho fatto lo strumento che queste donne utilizzano per liberarsi, ciascuna dalla propria ‘schiavitù’. È il racconto di un' emancipazione femminile che avviene attraverso i capelli, considerati simbolo di femminilità ma anche di forza e coraggio".
 
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