domenica 18 ottobre 2020

Il complotto contro l'America di Philip Roth


Philip Milton Roth
(19 marzo 1933 – 22 maggio 2018) 

Roth è nato a Newark, nel New Jersey figlio di immigrati galiziani di origine ebraica. Si è laureato alla Bucknell University ed ha preso il master alla Chicago University in letteratura anglosassone. Si è dedicato all'insegnamento fino al 1991 quando ha deciso di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura. Negli anni ha scritto numerosi romanzi di grande successo.

Durante gli anni vissuti a Chicago, Roth ha sposato Margaret Martinson, dalla quale si è separato nel 1963. La donna è poi morta in un incidente stradale nel 1968, evento che è diventato parte della sua opera, con l'esplorazione dell'interiorità di personaggi che hanno perduto qualcuno improvvisamente e ne cercano una ragione o si domandano se ne hanno in qualche modo colpa. Nel 1990 Roth ha sposato in seconde nozze Claire Bloom, un'attrice con cui conviveva da tempo. Nel 1994, si è separato anche da lei.

Roth ha probabilmente sofferto di esaurimento nervoso, non correttamente curato, che gli causava insonnia e, a sentire la seconda moglie, qualche crudeltà mentale.

Il 10 novembre 2012, all'età di 79 anni, Roth ha annunciato pubblicamente in un'intervista il suo addio alla letteratura, usando questa metafora: «Alla fine della sua vita il pugile Joe Louis disse: "Ho fatto del mio meglio con i mezzi a mia disposizione". È esattamente quello che direi oggi del mio lavoro. Ho deciso che ho chiuso con la narrativa. Non voglio leggerla, non voglio scriverla, e non voglio nemmeno parlarne». Subito dopo si è definitivamente trasferito nella fattoria di sua proprietà nel Connecticut.

Muore a New York il 22 maggio 2018, a 85 anni, a causa di un'insufficienza cardiaca

Trama

La vicenda è una storia alternativa che si svolge negli Stati Uniti, dove vive Philip Roth, un ragazzino ebreo che abita in un quartiere semita. L'autore immagina che alle elezioni presidenziali del 1940 venga eletto Charles Lindbergh, il famoso aviatore di stampo antisemita invece di Roosevelt, che proclama la pace dell'America e la sua neutralità nella seconda guerra mondiale. Per questi motivi stringe un patto di non aggressione con Hitler e il Giappone.

In seguito all'elezione di Lindbergh, gli ebrei di tutta l'America temono ritorsioni antisemite. Alvin, il cugino di Philip, decide di andare ad arruolarsi nelle forze militari canadesi che cercano di combattere lo strapotere della Germania in Europa.

Intanto il fratello di Philip e sua zia Evelyn partecipano ai congressi organizzati dal presidente che cerca apparentemente di integrare gli ebrei nella società, ma in realtà li vuole individuare e separare tra di loro, mandandoli a vivere in diversi Stati.

Quando viene ucciso Walter Winchell, uno dei giornalisti che si opponevano a Lindbergh, si scatena l'ira degli antisemiti e ne nasce una “caccia all'ebreo”, che sfocia in 122 morti. È in questo momento che Lindbergh scompare con il suo aereo e la presidenza degli Stati Uniti viene presa dal suo vice,  Wheeler, che non cerca di fermare il pogrom, bensì lo alimenta. In seguito a settimane di continua paura la moglie di Lindbergh chiede alla nazione di mantenere la calma e prega i membri del parlamento di togliere dalla carica di presidente Wheeler, che sta palesemente violando la carta costituzionale. Le sue richieste vengono esaudite, si indicono nuove elezioni in seguito alle quali torna a governare Franklin D. Roosevelt che rimette pace in America e partecipa alla guerra vincendo e facendo terminare il conflitto nel modo conosciuto.

Nell'epilogo del romanzo la zia di Philip, Evelyn, rivela che un complotto era in atto contro l'America: Lindbergh e sua moglie non erano altro che dei burattini nelle mani di Hitler, che aveva rapito loro il figlio e minacciava di ucciderlo. Era stato lo stesso Hitler a preparare i loro discorsi e aprire loro la strada verso la Casa Bianca, in modo da avere sotto controllo l'America ed assicurarsi che non attaccasse la Germania né i suoi alleati. Si suppone che Lindbergh sia stato rapito e poi fatto sparire proprio dai tedeschi perché non stava mettendo in atto abbastanza misure antisemite.

Liberamente tratto dal web


domenica 12 luglio 2020

Suite per un castagno di Raethia Corsini


Raethia Corsini nata a Milano (per caso), è toscana DOC da più di cinque generazioni e ha trascorso l’infanzia e buona parte dell’adolescenza sull’Appennino tosco-emiliano. Ha studiato e si è formata a Milano, ha girato i cinque continenti e oggi vive e lavora a Roma. Giornalista professionista, free lance dal lontano 1989, ha scritto di viaggi, cibo, società per i principali magazine italiani. Collabora con D-laRepubblica e Wall Street International, ha pubblicato racconti di viaggio e costume in Francia e in Italia ed è co-curatrice di smALLbooks , prima collana editoriale italiana dedicata ai temi della famiglia che cambia. Con Guido Tommasi ha pubblicato Nei miei panni, biografia intima di Mila Schön (2006) e Spiriti Bollenti (2011), ritratti di 21 chef. 

Trama
La struttura della suite prevede l’alternanza di brani con un tema comune. In questo caso l’alternanza di memorie, riflessioni, colori, racconti, informazioni, ricette, realtà, fantasia, rimandi, citazioni, suoni e profumi è scandita in quattro movimenti che portano i nomi delle quattro stagioni e ruotano intorno al tema centrale del vecchio castagno, detto Gnone, amico fedele e complice di una bimba che visse fino ai nove anni in un borgo dell’Appennino. I ricordi di una bambina dall’immaginazione fervida si intrecciano alle considerazioni della donna adulta che rievoca quel passato allargando la visione dal campo stretto familiare, personale e intimo a quello largo della storia, storia piccola e storia grande, e a volte persino a quello larghissimo dell’evoluzione terrestre e in particolare dei castagni, di quegli alberi che hanno messo radici sulla terra prima dell’uomo.
Liberamente tratto dal web

La traduttricedi Rabih Alameddine


Rabih Alameddine è nato ad Ammn, in Giordania, nel 1959, vive e lavora tra San Francisco e Beirut. Di genitori libanesi, è cresciuto tra Kuwait e Libano, ha studiato nel Regno Unito e negli Stati Uniti laurenadosi in ingegneria all'UCLA e ottenendo un MBA all'Università di San Francisco. Dopo aver studiato psicologia clinica, ha intrapreso l'attività di pittore (esponendo a New York e Londra), prima di esordire nella narrativa nel 1998 con il romanzo in forma di vignette Koolaids: The Art of War. Autore eclettico di una raccolta di racconti e cinque romanzi a volte meta-narrativi (Io, la divina del 2001 ad esempio è composto di soli capitoli primi), ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra i quali il Prix Femina Etranger nel 2016 per La traduttrice.
Trama
Aaliya Sobhi, 72 anni, i capelli tinti di blu, vive a Birut nel suo grande appartamento, tra ricordi e insonnia, aspettando l'arrivo del nuovo anno. Aaliya ha dedicato anni e anni a leggere i capolavori della letteratura mondiale per poi tradurli, in silenzio, per puro amore, senza che alcuna traduzione veda mai la luce della pubblicazione. Fuori, per le vie della città, cadono bombe e si odono gli echi di una guerra capace di trasformare giovani pacifici in spie e assassini, come Ahmed, un ragazzo pieno di entusiasmo, profugo palestinese, che anni prima aveva accettato di lavorare gratuitamente per lei e che ben presto però la passione politica aveva strappato all’amore per la cultura e lo aveva trasformato in uno dei grandi torturatori del Libano. Anni dopo Aaliya lo aveva incontrato per chiedergli un'arma con cui difendersi, durante la guerra, in caso di attacco e da allora dormiva con un fucile accanto al letto. Siamo ciò che leggiamo, disse un saggio, e Aaliya è questo: una creatura meravigliosa, fatta di carta, eppure viva, piena di umorismo, che si nasconde da tutto e tutti dentro una vecchia giacca di lana e dietro la letteratura, cercando nei libri l'amore che la sua famiglia non è stata in grado di darle.
Liberamente tratto dal web

domenica 26 gennaio 2020

L'Isola dei fucili di Amitav Ghosh

Amitav Ghosh è Nato a Calcutta l’11 luglio 1956.  Figlio di un diplomatico, è cresciuto tra Bangladesh, Sri Lanka, Iran e India. All'età di 13 anni è entrato nella Doon School di Dehradun, mentre la famiglia si era trasferita in Iran. Ha poi frequentato il prestigioso St Steven's College di Delhi, dove ha studiato storia per poi passare all'antropologia sociale per il biennio di specializzazione. Dopo la laurea ha proseguito gli studi a Oxford, grazie a una borsa di studio in antropologia. La sua tesi di dottorato verteva sui rapporti di invidia in un villaggio egiziano dell'Alto Delta, poi descritto nello Schiavo del manoscritto. Tornato a Delhi, ha lavorato come giornalista e antropologo prima di trasferirsi brevemente in Kerala e poi negli Stati Uniti, dove ha conosciuto la moglie Deborah Becker. Per lungo tempo ha insegnato scrittura creativa alla Columbia University di New York ed è stato corrispondente per il New Yorker. Oggi Ghosh vive tra New York e Goa e lavora come antropologo e giornalista.
Trama

Deen Datta, commerciante di libri rari e oggetti d’antiquariato, vive e lavora a Brooklyn, ma è nato nel Bengala, terra di marinai e pescatori. In uno dei suoi ritorni a Kolkata Deen ha la ventura di incontrare Kanai Dutt, un lontano parente ciarliero e vanesio che, per sfidarlo sul terreno delle sue conoscenze del folklore bengali, gli narra la storia di Bonduki Sadagar, che nella lingua bengali significa «mercante di fucili». Bonduki Sadagar era, un ricco mercante che aveva fatto infuriare Manasa Devi, la dea dei serpenti e di ogni altra creatura velenosa, rifiutando di diventare suo devoto. Tormentato dai serpenti e perseguitato da alluvioni, carestie, burrasche e altre calamità, era fuggito, trovando riparo al di là del mare in una terra chiamata Bonduk-dwip, «Isola dei fucili». Braccato, infine, di nuovo da Manasa Devi, per placare la sua ira, era stato costretto a far erigere un tempio in suo onore nelle Sundarban, nelle foreste di mangrovie infestate da tigri e serpenti. La leggenda del mercante dei fucili resterebbe per Deen una semplice storia, se Kanai non aggiungesse che sua zia Nilima Bose ha visto il tempio e sarebbe ben lieta se Deen l’andasse a trovare. Comincia così, per il commerciante di libri rari di Brooklyn, uno straordinario viaggio sulle tracce di Bonduki Sadagar che dalle Sundarban, la frontiera dove il commercio e la natura selvaggia si incontrano, lo porterà dall’India a Los Angeles, fino a Venezia. Un viaggio mirabolante, che attraverserà secoli e terre, e in cui antiche leggende e miti acquistano un nuovo significato in un mondo come il nostro, dove la guerra tra profitto e Natura sembra ormai non lasciare più vie di scampo al di là dei mari.
Liberamente tratto dal web