mercoledì 8 dicembre 2021

Patria di Fernando Aramburu

Fernando Aramburu, nato a San Sebastián nel 1959, ha studiato Filologia ispanica all’Università di Saragozza e negli anni Novanta si è trasferito in Germania per insegnare spagnolo. Dal 2009 ha abbandonato la docenza per dedicarsi alla scrittura e alle collaborazioni giornalistiche. Ha pubblicato romanzi e raccolte di racconti, che sono stati tradotti in diverse lingue e hanno ottenuto numerosi riconoscimenti. Patria (2017), uscito in Spagna nel settembre 2016, ha avuto un successo eccezionale e un vastissimo consenso, conquistando, fra gli altri, il Premio de la Crítica 2017. In Italia ha pubblicato Vita di un pidocchio chiamato Mattia (2008), I pesci dell'amarezza (2007), Il trombettista dell'utopia (2005), Anni lenti (2018) e Mariluz e le sue strane avventure (2019).

Trama

Due famiglie legate a doppio filo, quelle di Joxian e del Txato, cresciuti entrambi nello stesso paesino alle porte di San Sebastián, vicini di casa, inseparabili nelle serate all’osteria e nelle domeniche in bicicletta. E anche le loro mogli, Miren e Bittori, erano legate da una solida amicizia, così come i loro figli, compagni di giochi e di studi tra gli anni Settanta e Ottanta. Ma poi un evento tragico ha scavato un cratere nelle loro vite, spezzate per sempre in un prima e un dopo: il Txato, con la sua impresa di trasporti, è stato preso di mira dall’ETA, e dopo una serie di messaggi intimidatori a cui ha testardamente rifiutato di piegarsi, è caduto vittima di un attentato. Bittori se n’è andata, non riuscendo più a vivere nel posto in cui le hanno ammazzato il marito, il posto in cui la sua presenza non è più gradita, perché le vittime danno fastidio. Anche a quelli che un tempo si proclamavano amici. Anche a quei vicini di casa che sono forse i genitori, il fratello, la sorella di un assassino. Passano gli anni, ma Bittori non rinuncia a pretendere la verità e a farsi chiedere perdono, a cercare la via verso una riconciliazione necessaria non solo per lei, ma per tutte le persone coinvolte.liberamente tratto dal web

sabato 31 luglio 2021

L’arte di perdere di Alice Zeniter


Alice Zeniter è
nata nel 1986 a Clamart. Ha studiato all'Ecole normale superiéur di Parigi e nel 2008 si è trasferita in Ungheria, dove ha insegnato Lingua Francese e Storia del Teatro all'Università di Budapest. 
Ha pubblicato il suo primo romanzo, Deux moins un égal zéro, a soli 16 anni vincendo il Prix littéraire de la ville de Caen e ha lavorato in diverse compagnie teatrali come Kreatakor e Kobal't. Con il suo quarto romanzo L'Art de Perdre, ha vinto il Prix Goncourt des Iycéène nel 2017.

Trama

Alí ha perso tutto. Eppure non ha mai creduto che la Storia potesse riservargli qualcosa di brutto. Non a lui che è sopravvissuto alla battaglia di Montecassino combattendo per la Francia. Non a lui, a cui il cielo ha donato un torchio e Dio un primogenito bello e sano come Hamid. Ma quando nel 1962 l’Algeria ottiene l’indipendenza, Alí non è piú l’uomo onorato e rispettato del suo piccolo villaggio. Ha dovuto collaborare con gli oppressori francesi: ora nuovi oppressori lo perseguitano in nome di un’altra bandiera. Alí deve lasciare per sempre gli uliveti della sua amata montagna in Cabilia. Hamid è ancora piccolo quando perde tutto per la prima volta. O meglio, scambia tutto quello che ha: l’innocenza per lo spettacolo delle torture della guerra civile, la casetta sul crinale per una tenda in un desolante campo d’accoglienza, i suoi fieri genitori per due ombre svuotate da un’anonima banlieue francese. Di quello sradicamento Hamid finisce per farne una religione, condannando il paese della sua infanzia all’oblio e se stesso alla condizione permanente di straniero.
Naïma ha perso l’Algeria prima ancora di poterla avere. Perché il padre Hamid non ha mai voluto raccontarle niente, sua nonna non parla la sua lingua, la metà dei suoi zii è nata in Francia, suo nonno Alí è morto da tempo. Naïma è francese e pensa di non avere nulla in comune con quel paese sulla riva opposta del Mediterraneo. Fino a quando decide di conoscere meglio l’Algeria e la travagliata storia della sua famiglia. Anche se tutti la considerano «un’algerina» – soprattutto negli anni del terrorismo e della xenofobia che infetta l’Europa – Naïma capisce presto che un paese non è un tratto somatico e non si può ereditare.

Liberamente tratto dal web

 

venerdì 12 marzo 2021

Una grande storia d'amore di Susanna Tamaro

 

Susanna Tamaro è nata a Trieste in una famiglia borghese. La famiglia della madre era di origine ebraica ed è inoltre lontana parente dello scrittore Italo Svevo. Nel 1976 ha preso il diploma magistrale e poco dopo ha vinto una borsa di studio per frequentare il Centro sperimentale di cinematografia a Roma, città nella quale si trasferisce. Si diploma in regia con il cortometraggio d'animazione L'origine del giorno e della notte. Ha lavorato come aiuto regista e negli anni ottanta ha collaborato saltuariamente con la RAI. Nel 1981 ha completato il primo romanzo, Illmitz, che sarà edito solo nel 2014, perché inizialmente rifiutato dalle case editrici. Nel 1989 partecipa ad un'iniziativa della casa editrice Marsilio per lanciare giovani scrittori inediti e così esordisce nel mondo della letteratura con il suo primo romanzo, La testa fra le nuvole. In questo periodo si ammala di bronchite asmatica e per questo lascia Roma per trasferirsi in Umbria. Nel 1990 esce Per voce sola, in cui narra in 5 racconti la storia di 5 personaggi indifesi e della loro incapacità a ribellarsi agli eventi della vita. Il libro passa completamente inosservato. Agli inizi degli anni novanta si dedica ai romanzi per l'infanzia Cuore di ciccia e Il cerchio magico. Nel 1994 pubblica il suo più grande successo, il romanzo epistolare Và dove ti porta il cuore. Accolto con freddezza da una parte della critica letteraria, vende oltre 15 milioni di copie in tutto il mondo. Nel 1996 la regista Cristina Comencini ne trae l’omonimo film, con Virna Lisi e Margherita Buy.  Nel 1996 inizia a tenere una rubrica sul settimanale Famiglia Cristiana nel quale affronta realtà solitamente ignorate dai grandi media. Lascia la rubrica nel 1998, raccogliendone però i numeri più salienti nel libro Cara Mathilda - Non vedo l'ora che l'uomo cammini. Nel 1997 ha scritto insieme a Ron, per Tosca, il brano Nel respiro più grande e ha pubblicato un altro best seller, anche se di respiro minore rispetto al precedente, Anima Mundi. Nel 1998 Tamaro ha scritto il soggetto per la storia a fumetti Paperino e la corsa al best-seller. Nel 2000 ha dato vita alla Fondazione Tamaro, che cura diverse iniziative e progetti di solidarietà e volontariato. Nel 2001 ha pubblicato la raccolta di tre racconti Rispondimi, nel 2002 Più fuoco, più vento e nel 2003 Fuori, un'altra raccolta, stavolta di storie di immigrati tenuti ai margini della società. Nel 2005 ha prodotto e realizzato il suo primo film (solo DVD) Nel mio amore, tratto dal suo racconto L'inferno non esiste edito nella raccolta Rispondimi. Nel 2006 viene pubblicato Ascolta la mia voce, seguito di Va' dove ti porta il cuore. Nel libro sono contenute dure prese di posizione contro l'eutanasia, l'aborto e l'ingegneria genetica, la netta condanna del Sessantotto e delle ideologie che ha portato con sé. Nel 2008 esce il romanzo Luisito. Una storia d'amore. Nel 2011 ha pubblicato un nuovo romanzo Per sempre. Nel 2013 ha pubblicato (ma solo in formato e-book) Via Crucis. Meditazioni e preghiere, dove l'autrice affianca a ogni passo, a ogni singola tappa, una meditazione e un'orazione. Nel settembre 2018 è uscito, Il tuo sguardo illumina il mondo, nel quale l'autrice scrive di essere affetta dalla Sindrome di Asperger. Una grande storia d'amore è uscito nel 2020.

Pur avendo ricevuto all'inizio dei riconoscimenti da parte degli ambienti della sinistra, Susanna Tamaro è divenuta poi oggetto di numerose accuse politiche per via di presunte posizioni anti-comuniste che emergerebbero in alcune opere. E’ favorevole alle adozioni per coppie omosessuali e contraria all’aborto. È stata spesso molto vicina al mondo cattolico, ha scritto libri di preghiere e ha collaborato con giornali di proprietà della Chiesa o di ordini religiosi, tuttavia nega di essere cattolica. Ha espresso posizioni animaliste e si batte contro gli allevamenti intensivi e la crudeltà sugli animali. È particolarmente sensibile, inoltre, alle tematiche ambientaliste ha interessi di botanica e entomologia. Dal 1988 convive con la sceneggiatrice e scrittrice di romanzi gialli Roberta Mazzoni. Entrambe, pur ritenendo la loro coppia "una famiglia", hanno smentito che la loro sia una relazione sentimentale o sessuale. Susanna Tamaro si autodefinisce "eterosessuale al 100%" anche se non portata per la vita di coppia e per la maternità” ma ha dichiarato anche di volersi unire civilmente con la sua convivente.

Trama

Edith e Andrea, una giovane un po’ trasgressiva e un capitano molto rigoroso, si incontrano per caso su un traghetto, tra Venezia e la Grecia. Un evento minimo dei tanti di cui è fatta la vita. Ma la loro cambia per sempre. Dapprima c’è il rifiuto: come possono, loro così diversi, sentirsi attratti una dall’altro? Poi le fasi alterne di un amore dapprima clandestino, le avventure di una lunga separazione, il pericolo di un segreto, una felicità inattesa e una grande prova... E infine l’isola, piena di vento e di luce, dove i due vanno ad abitare ristrutturando una vecchia casa abbandonata. L’isola dove ora Andrea si ritrova solo. I dialoghi veramente importanti, però, non si esauriscono mai: mentre la cura quotidiana del giardino e delle api dell’amata moglie lo aiuta a tornare alla vita, Andrea continua a parlare con lei. Le racconta, con tenerezza e passione, la loro grande storia d’amore. E le promette che ritroverà la figlia, Amy, che da troppo tempo ha interrotto i rapporti con i genitori. Forse è possibile ricominciare, riscoprirsi famiglia, nonostante i dispiaceri e le scomode verità? Una storia semplice eppure deflagrante, che ci pone domande fondamentali: sui legami che forgiamo tra le anime, sulla nostra capacità di cambiare, sul destino che unisce e separa. 

Liberamente tratto dal web