mercoledì 13 dicembre 2017

Il Gabbiano di Sándor Márai


Sándor Márai (Sándor Károly Henrik Groschenschmied de Mára) (Kosice 11 aprile 1900 - San Diego 22 febbraio 1989)
Márai nacque a Kassa da un'antica famiglia sassone della piccola nobiltà ungherese, in una famiglia di quattro figli di cui è il maggiore. Studiò giornalismo presso l'Institut für Zeitungskunde dell'Università di Lipsia per poi spostarsi a Francoforte sul Meno e Berlino, senza però conseguire mai la laurea. Per un breve periodo accarezzò l'idea di scrivere in tedesco, scegliendo però alla fine la lingua materna, l'ungherese: in questo periodo appaiono i primi articoli sulla rivista Der Drache dell'editore sassone Hans Reinmann. Più tardi iniziò una collaborazione con uno dei più prestigiosi quotidiani tedeschi, la Frankfurter Zeitung. Nel 1917 pubblicò la sua prima opera, una raccolta di poesie dal titolo Il libro dei ricordi. Nel 1923 si sposò con una donna di origini ebraiche, Ilona Matzner, ma la coppia non riuscì ad avere figli (più tardi, alla fine della II guerra mondiale, avrebbero adottato un orfano di guerra, János). Márai visse agiatamente per un certo periodo a Berlino, prima della disastrosa crisi economca che colpì in quegli anni la Germania, poi fu inviato a Parigi come corrispondente. Nella capitale francese però non riuscì a mantenere lo stesso tenore di vita del passato e in poco tempo si ritrovò in gravi ristrettezze economiche. Nel 1928 fece ritorno in Ungheria, disorientato e confuso, in cerca di un nuovo lavoro e della possibilità di comporre prose più lunghe ed elaborate nella lingua madre. Proprio questo periodo corrisponde alla sua fase più produttiva: sviluppò decine di lavori. Negli anni trenta acquistò visibilità e fama con il suo stile chiaro e preciso, impregnato di realismo e fu il primo a recensire le opere di Kafka. Risale al 1934 il suo primo successo, con il libro Confessioni di un borghese. Scrisse commenti entusiastici sul Primo Arbitrato di Vienna, ma non risparmiò critiche al regime nazista e a quello comunista, che salì al potere dopo la guerra. Profondamente antifascista, riuscì a scampare al conflitto mondiale, ma le persecuzioni dei comunisti lo costrinsero ad abbandonare l'Ungheria nel 1948. Si rifugiò in Svizzera fino al 1950 e da lì si spostò a Napoli vivendo sempre in condizioni precarie, per poi trasferirsi negli Stati Uniti, dove acquisì la cittadinanza nel 1957. Si stabilì nella città di San Diego e continuò a scrivere in lingua madre, ma non fu pubblicato in inglese fino alla metà degli anni novanta. Quando il figlio János si sposò, decise di americanizzare il proprio nome: questo rifiuto del su suo retaggio ungherese creò un grave contrasto con i genitori. Màrai e la moglie decisero quindi di tornare in Italia, e si stabilirono a Salerno all'inizio del 1968. Qui, isolato dal mondo culturale ma vicinissimo ai ceti popolari, lo scrittore visse fino al maggio 1980, quando decise di ritornare a San Diego a causa di un'infezione intestinale mal curata. Dopo la morte della moglie per cancro, seguita da quella del figlio, Márai cominciò a isolarsi sempre più, fino a quando, nel febbraio 1989, si suicidò con un colpo di pistola alla tempia; secondo le sue volontà, il corpo fu cremato e le ceneri furono disperse nell'Oceano Pacifico. 

Trama
Quando la giovane donna che ha chiesto udienza (e che lui ha accettato di ricevere nonostante l'ora tarda) entra nel suo ufficio, il consigliere del ministero degli Interni ha una bizzarra reazione: una "delirante, tremenda ilarità si diffonde nelle sue membra come un formicolio". E così che deve ridere il diavolo, pensa l'alto funzionario, "allorché si rende conto che, sia pure in modo deforme e orribile, il suo volto assomiglia a quello di Dio". Perché la splendida creatura che gli sta di fronte è il doppio perfetto di un'altra: colei che molti anni prima, nella penombra di una stanza, gli aveva chiesto, con voce lievemente roca, citando Lord Lyttelton: "Tell me, my Heart, if this be Love?". Poco tempo dopo quella donna si era uccisa, e per amore di un altro. E adesso è tornata, pensa l'uomo: adesso che lui ha quarantacinque anni, e comincia a sentirsi vecchio; e proprio oggi, quando ha appena controfirmato un documento che getterà il suo Paese nella tragedia della guerra. Ma la giovane seduta davanti alla sua scrivania dice di venire dal Nord e di chiamarsi Aino Laine: un nome che in finlandese significa Unica Onda. Che cosa vuole? Una borsa di studio, dice, un permesso di soggiorno... Ma forse non tutto è così limpido, e il consigliere di Stato lo scoprirà al termine di una lunga notte in cui quella donna, comparsa all'improvviso nella sua vita come un gabbiano planato da lontananze boreali, si mostrerà più enigmatica e indecifrabile di quanto avesse immaginato.

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