Marina Cvetaeva (Mosca 1892 – Elabuga 1941)
Marina Cvetaeva nacque a Mosca, figlia di Ivan
Vladimirovič Cvetaev, filologo e storico dell'arte, e Marija Aleksandrovna
Mejn, eccellente pianista. Marina trascorse l'infanzia, insieme alla sorella
minore Anastasija e ai fratellastri Valerija e Andrej, figli del primo
matrimonio del padre, in un ambiente ricco di sollecitazioni culturali. Marina
ebbe dapprima una istitutrice, poi fu iscritta al ginnasio, quindi, quando la
tubercolosi della madre costrinse la famiglia a frequenti e lunghi viaggi
all'estero, frequentò degli istituti privati in Svizzera e Germania per
tornare, infine, dopo il 1906, in un ginnasio moscovita. Nel 1909 si trasferì
da sola a Parigi per frequentare lezioni di letteratura francese alla Sorbona.
Il suo primo libro, "Album serale", pubblicato ne 1910, conteneva le
poesie scritte tra i quindici e i diciassette anni. Il libretto uscì a sue
spese e in tiratura limitata, ciò nonostante fu notato e recensito da alcuni
tra i più importanti poeti del tempo, come Gumiliov, Briusov e Volosin. Nel
1911 la poetessa si recò per la prima volta nella famosa casa di Max Volosin a
Koktebel', una sorta di ospitale casa-convitto dove prima o poi soggiornavano
tutti gli scrittori russi. Fu proprio durante la sua prima visita a Koktebel'
che incontrò Sergej Efron di cui subito si innamorò e decise di sposarlo. Di lì
a poco fu pubblicata la sua seconda raccolta di liriche, "Lanterna
magica", e nel 1913 "Da due libri". Intanto, nel 1912, era nata
la prima figlia, Ariadna (Alja). Le poesie scritte dal 1913 al 1915 avrebbero
dovuto vedere la luce in un volume, "Juvenilia", che restò inedito
durante la vita della Cvetaeva. Nel 1917 la Cvetaeva si trovava a Mosca e
fu testimone della sanguinosa rivoluzione bolscevica di ottobre. La
seconda figlia, Irina, nacque in aprile. A causa della guerra civile si trovò
separata dal marito, che si unì, da ufficiale, ai bianchi. Bloccata a Mosca,
non lo vide dal 1917 al 1922. A venticinque anni, dunque, era rimasta sola con
due figlie in una Mosca in preda ad una carestia così terribile quale mai si
era vista. Tremendamente poco pratica, non le riuscì di conservare il posto di
lavoro che il partito le aveva "benevolmente" procurato. Durante
l'inverno 1919-20 si trovò costretta a lasciare la figlia più piccola, Irina, in
un orfanotrofio, e la bambina vi morì nel febbraio per denutrizione. Quando la
guerra civile ebbe fine, la Cvetaeva riuscì nuovamente a entrare in contatto
con Sergej Erfron e acconsentì a raggiungerlo all'Ovest. Nel maggio del 1922
emigrò a Praga passando per Berlino e, nonostante fosse espatriata, la sua più
importante raccolta "Versti I" fu pubblicato in patria. A Praga la
Cvetaeva visse felicemente con Efron dal 1922 al 1925. Nel febbraio 1923 nacque
il terzo figlio, Mur e in autunno partì per Parigi, dove trascorse con la
famiglia i successivi quattordici anni. In quegli anni il marito Efron, tornato in
Russia, cominciò a collaborare con la GPU, partecipando tra l’altro all'uccisione
del figlio di Trotskij. Dopo anni di assenza, spinta dalla miseria e dal
desiderio dei figli di rivedere la patria, si decise a tornare in Russia. Sperava
anche di ritrovare il marito, di cui si erano perse le tracce, ma scoprì che
era stato arrestato e fucilato. Si ritrovò sola e senza aiuti, agli occhi dei suoi
concittadini era una ex emigrata, una traditrice del partito. Nell'agosto del
1939 sua figlia venne arrestata e deportata nei gulag, ancora prima era stata
presa la sorella. Quando l'estate successiva cominciò l'invasione tedesca, la
Cvetaeva venne evacuata ad Elabuga, nella repubblica autonoma di Tataria.
Abbandonata da tutti e in totale miseria il 31 agosto del 1941 la Cvetaeva si
impiccò. Lasciò un biglietto, poi scomparso negli archivi della milizia.
Nessuno andò ai suoi funerali, svoltisi tre giorni dopo nel cimitero cittadino,
e non si conosce il punto preciso dove fu sepolta.
Trama
Sonecka e
Marina si conoscono tramite amici in comune. La prima è un’attrice, la seconda
una scrittrice, l’amico in comune un poeta che ha dedicato dei versi a Sonecka.
Il triangolo crea la tensione che porta avanti la relazione, almeno all’inizio.
Marina è gelosa dell’attenzione che il poeta riserva a Sonecka: vorrebbe avere
questa donna straordinaria solo per sé. E invece tutta Mosca se la
contende. L’essenza di Sonecka è quanto di più diverso da quella di
Marina: tanto la prima è volubile e vulnerabile, tanto l’altra è granitica
e inscalfibile. Inevitabilmente tra le due donne si crea una relazione
totalizzante, che finisce solo perché, a un certo punto, Sonecka si avvia
“verso il suo destino di donna”, ossia verso un uomo. Marina però lo sa già,
anche lei ha abbracciato il suo destino, dal 1912 è sposata
con Sergei Efron. Il loro amore è estremamente moderno e libero da
costrizioni: la donna, infatti, ha anche relazioni con altre persone, come con
il poeta Osip Mandelstam, o con la poetessa Sofia Parnok. Negli anni
della relazione con Sonecka, il marito di Marina è dato per disperso
e la donna vive con le due figlie nella miseria. Suo unico sollievo, l’arte e
gli artisti di cui si circonda. E, ovviamente, l’amore per Sonecka.
Liberamente tratto dal WEB