martedì 27 dicembre 2016

La presa di Stephan Enter

Stephan Enter è nato il 12 novembre 1973 a Rozendaal in Olanda.
Ha studiato presso l'Università di Utrecht lingua e letteratura olandese e cultura celtica.  Il suo esordio letterario è avvenuto nel 1999, con la raccolta di racconti Winterhanden, nonostante avesse pronti già due romanzi, ottenendo un buon successo di critica e mettendosi in luce nel panorama nazionale olandese. Il suo primo romanzo, Lichtjaren (letteralmente "anni luce") è stato pubblicato nel 2004, procurandogli una candidatura al Libris Literature Prize. Il successivo Spel ("gioco", "partita") è stato tradotto anche in Germania.
Il suo più grande successo letterario è il romanzo La presa (Grip, in lingua originale) del 2011 che lo ha reso noto al pubblico mondiale, tradotto anche in Germania, Norvegia e Italia. La presa ha ricevuto numerosi premi.
Trama: Felici così non lo saremo mai più” è la frase che da vent’anni risuona nell’orecchio di Paul. All’università formava con Vincent, Martin e Lotte un inseparabile quartetto di amici e appassionati alpinisti, ma dopo una scalata sulle isole Lofoten le loro strade si sono improvvisamente divise. Solo oggi, in un’assolata mattina d’estate, alla stazione di Bruxelles, ha inizio il viaggio che li porterà a rivedersi. Ma più l’incontro si avvicina, più la tensione sale, e la memoria torna su quelle vette sospese tra il mare e il cielo, quando il mondo era ancora fatto di sogni e possibilità senza fine, quando Vincent era troppo preso dalle sue sfide per dare ascolto al cuore, Martin non aveva altri desideri che il riscatto sociale, e Lotte era un presuntuoso maschiaccio, ma così affascinante, così inafferrabile. Fino a quell’irrecuperabile attimo in cui il caso o l’urgenza della vita li ha chiamati a una scelta che ha segnato il loro destino. E solo ora, mentre il puzzle di quei giorni si ricompone, rivelando a ognuno le proprie colpe, debolezze, illusioni verso l’amicizia, l’amore, la felicità, si fa strada la domanda: Ma è davvero questa la vita che volevo vivere? Con un raffinato romanzo psicologico che segue il ritmo del pensiero in un crescendo d’intensità, sullo sfondo di una natura estatica che sembra prendersi gioco di ogni ambizione umana, Enter racconta il rischio di vivere, la vertigine della libertà di scelta, quella presa che continua a sfuggire nella scalata del destino, e il potere unico del ricordo di rendere eterno un attimo, di fermare l’inesorabile clessidra del tempo.
Liberamente tratto dal Web

mercoledì 9 novembre 2016

E non disse nemmeno una parola di Heinrich Böll

Heinrich Böll (Colonia 21 dicembre 1917 - Langenbroich 16 luglio 1985)
 
Böll era l'ottavo figlio di un falegname di Colonia. Cresciuto in ambiente cattolico, pacifista e progressista, Böll si oppose al partito nazista e negli anni trenta rifiutò l'iscrizione nella Gioventù hitleriana. Dopo la maturità nel liceo umanistico, dal 1937 lavorò come apprendista presso una libreria di Bonn fino al 1938, quando interruppe l'apprendistato e si dedicò ai suoi primi scritti. Nel 1939 si iscrisse al corso di laurea in letteratura tedesca e filologia classica presso l'Università di Colonia, ma ben presto venne arruolato nell'esercito. Combatté in Francia, Romania, Ungheria e Russia. Nel 1942, durante una licenza, sposò Annemarie Čech.  Nel 1946 iniziò gli studi di letteratura tedesca all'università di Colonia e nel 1947 cominciò la sua carriera da scrittore con la pubblicazione di una serie di racconti brevi su alcuni giornali. Nel 1949 fu pubblicato il primo romanzo, Der Zug war pünktlich (Il treno era in orario). Seguirono molti romanzi e racconti. Sono per lo più ambientati nella Germania post-bellica e raccontano di emarginati in una società che cerca di rimuovere velocemente il passato. Böll fu un esponente di spicco degli scrittori tedeschi che cercarono di confrontarsi con la memoria della guerra, il nazismo e l'Olocausto, e i relativi sensi di colpa.
Nei suoi scritti, oltre a criticare nettamente la Germania nazista, trova altri bersagli polemici nella società postbellica: le autorità della politica, dell'economia e della chiesa, che egli accusa, ora ironicamente, ora aspramente, di conformismo, mancanza di coraggio, abuso di potere. Nel 1972 gli venne conferito il Premio Nobel per la Letteratura per i suoi numerosi romanzi, racconti, saggi. L'anno prima era stato pubblicato il romanzo Foto di gruppo con signora, nel quale, tramite la biografia di una donna, viene rappresentata la storia della Germania dalla prima guerra mondiale agli anni sessanta. Le sue opinioni politiche contro la guerra fredda e la corsa agli armamenti gli attirarono simpatie in Unione Sovietica, senza che tuttavia lo scrittore potesse essere tacciato di comunismo Nel 1974 fu pubblicato il libro di Böll ora più conosciuto, L'onore perduto di Katharina Blum, che rappresenta un contributo al dibattito sulla violenza degli anni settanta e si confronta criticamente soprattutto con la stampa del gruppo Springer, editore del Bild.
Negli anni successivi si occupò ancora dei problemi politici della Germania e di altri paesi, come la Polonia e l'Unione Sovietica, il Sud America e il Vietnam. Si espresse criticamente verso la Chiesa cattolica e nel 1976 con un atto dimostrativo uscì da essa, senza peraltro rinnegare la fede. Trovò nel teologo Karl Rahner un punto di riferimento cristiano, oltre che una presenza amica, e sostenne anche negli ultimi anni il movimento pacifista. Visse con la moglie Annemarie sia a Colonia, città alla quale fu sempre profondamente legato, sia tra i monti Eifel nella Renania-Palatinato, vicino a Langenbroich, dove morì nel 1985.

E non disse nemmeno una parola è la cronaca del fuggevole incontro, dopo quindici anni di matrimonio, tra due ex coniugi: Fred, che ha abbandonato la casa non sopportandone la soffocante atmosfera di miseria, e sua moglie Kate, che è rimasta tenacemente al suo posto, accanto ai bambini. Il romanzo, considerato da molti il capolavoro di Heinrich Boll, descrive le poche indimenticabili ore che i due trascorrono insieme e che culminano con il tentativo di Fred di riconquistare l'amore della moglie.
La vicenda, pura ed essenziale, si svolge entro lo squallido scenario di una città tedesca dell'immediato dopoguerra, tra le torri di una cattedrale gotica, le baracche di una fiera e le tristi stanze di un modesto albergo, dove, fra discorsi e ripensamenti, Fred e Kate riscoprono un duplice passato di tenerezza e di lotte, di incontri e di separazioni, facendo maturare il destino di una nuova convivenza.

Liberamente tratto da Wikipedia

 
 

 

giovedì 6 ottobre 2016

Ancora su: Il Cavallo Rosso


Come si può parlare in poche righe di un romanzo come Il Cavallo Rosso che in centinaia di pagine di scrittura fluida e amena disegna uno dei capitoli più complessi e affascinanti del nostro paese?
Fin dalle prime pagine si entra in contatto con un mosaico di protagonisti: Ambrogio e Stefano con le loro famiglie, Manno, Michele, Pierello, don Mario, Marietta delle spole, e tutti i personaggi che animano Nomana (nella realtà Besana Brianza, paese natale dell'autore) nel 1941, alla vigilia della chiamata alle armi dei ragazzi del 1921.
Seguiamo i ragazzi che partono per il fronte: nel corso della storia i personaggi si separano, mantengono i contatti tra loro, fanno nuove amicizie, si trovano ad affrontare fatiche disumane come la ritirata di Russia o i combattimenti sulla linea gotica, le barbarità della guerra e la brutalità della morte ingiusta di molti giovani. Colpisce la carica di umanità e di compassione per la sofferenza umana con cui i protagonisti vivono il rapporto con i loro compagni d'armi, i loro sottoposti e superiori o semplicemente con i soldati o i civili che incontrano nel corso della guerra. Una carica che abbiamo sentito come nostra perché, chi più chi meno, l'abbiamo riconosciuta come appartenente ai nostri padri e ai nostri nonni, e questo ci ha fatto affezionare ai personaggi come ad amici veri.
Dopo la guerra e il ritorno al paese inizia la tappa della ricostruzione, non solo economica ma anche sociale e familiare: i nostri protagonisti formano nuove famiglie, ampliano le conoscenze, si aprono prospettive di lavoro, affrontano e si impegnano nelle sfide della seconda metà del XX secolo in Italia: la crisi economica del dopoguerra, l'avvento della repubblica, la crisi dei valori nel 1968 fino al referendum sul divorzio nel 1974. Tutto con una speranza di fondo, caratteristica propria dell'autore, che li porta ad impegnarsi per affermare i valori cristiani, radicati nel loro cuore e nella loro mente fin da bambini.
Come ci ha raccontato la giornalista Paola Scaglione, grande esperta italiana, amica di Eugenio Corti e ospite graditissima della nostra serata, Eugenio Corti ha il pregio di raccontare solo storie vere: tutto ciò che descrive risale ad un fatto vero, vissuto da protagonista o raccontato da testimoni. L'esempio emerso, struggente, è quello della morte del Capitano Grandi nel corso della ritirata di Russia, accompagnato dai suoi alpini che cantano "Il testamento del Capitano" fino a che si rendono conto che Grandi è morto. Tutto è descritto con attenzione minuziosa al fatto reale, senza pesantezze linguistiche, così che il lettore non solo assiste, ma vive la scena.
Questa veridicità, quasi verificabilità, fa sì che Corti riesca a toccare con eleganza e delicatezza tutte le corde dei cuori dei lettori, coinvolgendoli nelle vicende che racconta, ed è forse uno dei fattori che trasforma questo libro in un classico.
L.

martedì 4 ottobre 2016

Leggere Lolita a Teheran di Azar Nafisi





L'autrice. Azar Nafisi è figlia di Ahmad Nafisi, ex sindaco di Teheran, e di Nezhat Nafisi, prima donna ad essere eletta al parlamento iraniano All'età di 13 anni viene mandata dai suoi genitori in Inghilterra per continuare gli studi, che porta poi a compimento  negli Stati Uniti, dove si laurea in letteratura inglese ed americana presso l'Università dell'Oklahoma. Nafisi ritorna in Iran nel 1979, divenendo professoressa di Letteratura Inglese presso l'Università Allameh Tabatabai di Tehran; incarico che terrà per 18 anni, eccetto che tra il 1981 e il 1987, quando sarà espulsa per non aver rispettato le norme vigenti sull'abbigliamento.
Testimone della rivoluzione islamica e della presa di potere dell'ayatollah Khomeini, Nafisi, proveniente da un'educazione fortemente occidentale, diverrà presto un'oppositrice del regime.
Nel 1195, trovandosi impossibilitata a continuare le sue lezioni senza attirare il biasimo delle autorità, si licenzia ed invita sette delle sue migliori studentesse a seguire delle lezioni-dibattito ogni giovedì mattina in via del tutto privata a casa sua, lontane da orecchie e occhi indiscreti. Insieme analizzano e studiano le opere più controverse e censurate dal regime: Lolita, Madame Bovary e il grande Gatsby, cercando di comprenderle ed interpretarle in chiave attuale e iraniana. Questa esperienza sarà materia del suo libro di successo: Leggere Lolita a Teheran.
Qualche anno prima di lasciare l'Iran, torna all'insegnamento universitario dei classici della letteratura occidentale. Nafisi lascia l'Iran nel 1197 e si trasferisce con il marito ed i figli negli Stati Uniti. Insegna letteratura inglese presso la prestigiosa Paul Nize School of Advanced International Studies della Johns Hopkin di Washington D.C. dove dirige il Dialogue Project, e collabora con il Foreign Policy Institute
È negli Stati Uniti, in lingua inglese, che scrive il romanzo, Leggere Lolita a Teheran, tradotto in ben 32 lingue, che l'ha consacrata come una delle più capaci e promettenti scrittrici iraniane.
 
La trama. La professoressa Nafisi decide di interrompere il suo insegnamento all'università Allameh Tabatabei, a causa delle continue pressioni della Repubblica Islamica dell'Iran sui contenuti delle lezioni ed in generale sulla sua vita di donna. Tuttavia non lascia totalmente l'insegnamento, e decide di indire un seminario da tenersi ogni giovedì mattina presso la sua abitazione. Partecipano le sette studentesse migliori dell'autrice: Manna, Nassrin, Mahshid, Yassi, Azin, Mitra e Sanaz.
Al seminario si discute di letteratura, in particolare di grandi romanzi come Lolita, Il grande Gatsby, Orgoglio e pregiudizio, Cime tempestose, Daisy Miller e Piazza Washington, ma anche Invito a una decapitazione e Le mille e una notte e tanti altri. Tutti vengono analizzati alla luce delle esperienze che le ragazze e la professoressa vivono nella repubblica islamica dell'Iran. Vengono fatti continui riferimenti al passato delle ragazze e a come e perché sono entrate in contatto con la professoressa Nafisi.
Con il passare del tempo, durante il seminario, le ragazze fraternizzano e cominciano a raccontare i loro fatti privati. Si scoprono così i dettagli delle loro vite. Manna è una poetessa sposata per amore con un ragazzo anch'esso appassionato di letteratura di nome Nima. Azin, una ragazza molto bella, è sposata con un uomo molto ricco che la picchia. Sanaz è fidanzata con un ragazzo che vive in Inghilterra e che ha visto pochissimo. Yassi è l'allegra del gruppo. Nassrin è una contraddizione in termini e ha passato cinque anni in prigione.
Ognuna di esse, a modo suo, espone le difficoltà di essere donna nella repubblica islamica dell'Iran, a partire dall'imposizione di un certo tipo di abbigliamento e dalle difficoltà della vita quotidiana.
Nel romanzo compaiono anche altri personaggi come Bijan marito dell'autrice, il "mago", i figli della Nafisi, vari professori e persone collegate al mondo universitario. Vengono fatti anche riferimenti a personaggi pubblici iraniani, a partire dall'ayatollah Khomeini
Liberamente tratto da Wikipedia

martedì 20 settembre 2016

I compiti delle vacanze: Il cavallo rosso di Eugenio Corti

Vita e opere di Eugenio Corti (1921-2014)

Il padre Mario, industriale tessile, aveva iniziato a lavorare giovanissimo e alla fine degli anni ,40 gestiva in proprio cinque stabilimenti con circa 1200 dipendenti. Della stessa eucazione profondamente religiosa era la madre Irma Bestetti. Eugenio e i suoi nove fratelli, con l'esempio dei genitori, furono educati a un forte impegno caritativo e sociale.
Eugenio Corti frequentò parte della scuola elementare a Besana, poi continuò gli studi classici fino alla maturità nel Collegio San Carlo di Milano. Scoprì la propria vocazione di scrittore sin dai primi anni di collegio: decisivo l'incontro con i poemi omerici, che orienteranno la sua scrittura alla ricerca della verità e della bellezza. Diceva: "Omero trasforma in bellezza tutte le cose di cui parla".
Completati gli studi classici, nel 1940 si iscrisse all'Università Cattolica del Sacro Cuore, facoltà di Giurisprudenza. Dopo pochi mesi, nel febbraio del '41, fu chiamato alle armi e destinato al XXI Reggimento Artiglieria di Piacenza. Da lì passò alla Scuola Allievi Ufficiali di Moncalieri, da cui uscì con la nomina a Sottotenente d'Artiglieria. Alla conclusione del corso, essendo nel primo decimo della graduatoria, poté scegliere la destinazione al fronte; scelse il fronte russo, che raggiunse nel giugno '42. Il suo scopo preciso era "conoscere il mondo comunista".
Dopo aver stabilito il fronte sul Don, nella seconda metà di dicembre l'esercito italiano ricevette l'ordine di abbandonare le postazioni e di ritirarsi. Senza automezzi e senza alimenti sufficienti, i reparti italiani, quasi tutti appiedati, si avviarono a una tragica ritirata. Per il suo comportamento eroico, Corti fu decorato con la medaglia d'argento al valore militare. Il 26 luglio 1943, rifiutò la licenza che i medici dell'ospedale di Baggio volevano accordargli per le sue condizioni di salute.
Rientrato in caserma a Bolzano, venne trasferito a Nettuno. Dopo l'Armistizio dell'8 settembre, si diresse a piedi verso il sud. Dopo un periodo nei campi di riordinamento in Puglia, Corti entrò volontario nei reparti dell'esercito regolare italiano, nati per affiancare gli Alleati.
Nel 1947 ottenne la laurea in Giurisprudenza. Nello stesso anno pubblicò I più non ritornano, il suo primo libro, sull'esperienza autobiografica della ritirata di Russia. E' la testimonianza di un soldato sugli avvenimenti vissuti personalmente e dai commilitoni italiani dal 19 dicembre 1942 al 17 gennaio 1943, con lo sfondamento del fronte italiano a opera delle divisioni sovietiche e la conseguente distruzione del XXXV Corpo d'Armata. Alla sua uscita nelle librerie, il diario ottenne un grande successo, oltre a raccogliere recensioni positive di Benedetto Croce e Mario Apollonio.
Dopo la laurea, Corti iniziò immediatamente la stesura del suo secondo libro, I poveri cristi: l'argomento è la guerra di liberazione dell'Italia. È una sorta di continuazione del primo libro che narra le vicende del soldato Eugenio Corti, il quale, dopo essersi ripreso dalla ritirata di Russia, rimette i panni del soldato per ricostituire il nuovo esercito italiano dopo l'8 settembre, a sostegno delle truppe alleate impegnate a scacciare l'esercito nazista dall'Italia. Sempre più convinto che fosse vicina a scoppiare la rivoluzione comunista, Corti volle inserire nel racconto le proprie riflessioni su ciò che avrebbe fatto in caso di vittoria dei comunisti: avrebbe combattuto contro di loro, precisamente come aveva combattuto contro i nazisti. Le riflessioni sono mal assorbite nel racconto; l'insuccesso del libro pose fine al rapporto con la Garzanti.
Nel maggio 1951, ad Assisi, Corti sposò Vanda dei Conti di Marsciano, conosciuta all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Il matrimonio fu celebrato dall'amico Don Carlo Gnocchi. Nello stesso anno, lo scrittore cominciò a lavorare nell'industria paterna.

Il forte anticomunismo di Corti, nutrito dalla sua esperienza personale nella campagna di Russia, riemerge nella tragedia Processo e morte di Stalin, rappresentata per la prima volta il 3 aprile 1962 presso il Teatro della Cometa di Roma. Mettendo in scena direttamente i protagonisti della dirigenza sovietica. La tragedia espone programmaticamente l'interpretazione che Corti dà alla destalinizzazione in corso in Unione Sovietica, da lui vista come la prova definitiva del fallimento del marxismo. L'opera teatrale fu accolta negativamente da una critica ormai compattamente schierata a sinistra, che operò attivamente per ostracizzare un anti-comunista
Agli inizi degli anni settanta, Corti decise di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura di un imponente romanzo storico, Il cavallo rosso, che vide la luce soltanto nel 1983. Il lungo lavoro di documentazione storica, necessario per un romanzo che abbraccia gran parte del Novecento, non gli impedì di dedicarsi a questioni civili: pubblicamente schierato in difesa della vita fin dal concepimento, nel 1974 fece parte del comitato lombardo per l'abrogazione della legge sul divorzio. Nel 1978, dopo la morte del direttore Luigi Brusadelli, cominciò a collaborare con il quotidiano cattolico locale L'ordine di Como.
Il cavallo rosso fu pubblicato nel 1983 dalla Ares, una casa editrice di area cattolica.

L'opera e racconta le vicende della guerra, la scoperta dei gulag, la bestialità delle repressioni naziste e la descrizione della guerra civile italiana; infine le vicende relative alla ripresa della vita quotidiana dopo il conflitto, spingendosi fino al 1974. Le vicende dei personaggi e delle loro famiglie hanno sullo sfondo i grandi avvenimenti di quegli anni, tra cui le inquietudini sociali del tempo, come la contestazione del Sessantotto, il diffondersi della droga e il terrorismo.
Il romanzo ottenne un notevole e duraturo successo di pubblico anche all'estero.
Dopo la pubblicazione de Il cavallo rosso Corti si dedicò alla stesura di altre opere e a numerosissimi incontri pubblici in tutto il mondo. Di questi anni sono vari saggi in cui egli analizza il Concilio Vaticano II (Il fumo nel tempio, 1995) e la Democrazia Cristiana (Breve storia della Democrazia Cristiana).
Dopo aver attraversato la letteratura italiana del secondo Novecento, dagli anni ottanta Corti avvertì la necessità di dedicarsi a nuove forme di scrittura. Nasce così il ciclo dei "racconti per immagini", composizioni in forma di sceneggiatura, con notazioni espositive e con la storia affidata principalmente ai dialoghi.
La terra dell'indio è ambientato nell'America Latina negli anni compresi tra il 1740 e il 1788, all'epoca delle reducciones dei gesuiti. Le reducciones settecentesche del Paraguay erano dei villaggi autonomi mediante i quali i gesuiti cercarono di diffondere la religione cattolica nel nuovo mondo, in parallelo a un'organizzazione socio-economica di influenza utopista.
L'isola del paradiso è invece un soggetto cinematografico abbozzato negli anni '70. La storia rivoca quella dell'ammutinamento del Bounty e del suo equipaggio, che volle riprodurre il paradiso in terra vivendo in assoluta libertà in un isola tropicale. L'esperienza ebbe esiti tragici proprio a opera degli ammutinati, che finirono con l'ammazzarsi l'un l'altro.
Catone l'antico tratta della storia di Marco Porcio Catone, emblema della romanità in un tempo di mutamenti epocali. Ispirandosi alla storia liberamente, il romanzo contrappone la classicità della cultura romana ai pericoli che la minacciano dall'esterno: la corruzione politica ereditata dalla Grecia antica e la minaccia di Cartagine (vista come una civiltà arretrata perché schiavista).
Con Il Medioevo e altri racconti Corti si dedica al Medioevo, da lui visto come paradigma della civiltà cristiana.
 
La trama
La storia del romanzo ricopre un arco temporale che si sviluppa tra il 1940 e il 1974; essa attraversa così i grandi avvenimenti che in quegli anni hanno sconvolto il mondo. Il nucleo principale del racconto è formato dai Riva, una famiglia di industriali cattolici che vive a Nomana, nel cuore della Brianza. La famiglia Riva è composta dal pater familias Gerardo, dalla madre Giulia, da Manno, il cugino che essendo rimasto orfano vive con loro, e dai 7 figli: Francesca, Ambrogio, Pino, Fortunato, Alma, Rodolfo e Giuditta. Le vicende personali di questi personaggi si intrecciano poi con quelle degli amici più cari, tra cui Michele, Stefano, Pierello e Luca, le loro fidanzate e famiglie e alcuni personaggi storici come don Carlo Gnocchi, padre Gemelli e Togliatti. La narrazione si apre con una scena agreste ambientata nella campagna della Nomanella, piccola frazione alle porte di Nomana. Siamo alla fine del maggio 1940; il diciannovenne Stefano Giovenzana e suo padre Ferrante, contadini, stanno finendo di falciare il prato. Stefano aspetta intanto l’arrivo dell’amico Ambrogio Riva, che sta tornando in anticipo per le vacanze estive dal collegio S. Carlo di Milano a causa della minaccia della guerra che incombe sull’Italia. Di lì a poco, infatti, il destino di questi ragazzi e di tutti gli altri personaggi del romanzo sarà sconvolto dall’entrata in guerra dell’Italia; questo avvenimento, sulle tracce dei giovani briantei impegnati sui diversi fronti del conflitto mondiale, condurrà da questo momento in poi la narrazione. Stefano Giovenzana entra a far parte di uno dei reggimenti più prestigiosi dell’esercito, il Terzo reggimento bersaglieri, e viene mandato sul fronte russo; Ambrogio invece, essendo studente, viene momentaneamente risparmiato. Ha tempo, dopo le vacanze estive, di trascorrere qualche mese all’Università Cattolica di Milano, facoltà di Economia, insieme all’amico e compagno di collegio Michele Tintori, che sceglie di frequentare Giurisprudenza. A febbraio però riceve anch’egli la cartolina di richiamo alle armi: entra a far parte dell’Ottavo Reggimento Artiglieria Pasubio e parte per il fronte russo nel giugno del 1942. Tornando alla famiglia Giovenzana, ad essa appartengono anche due delle figure femminili di maggior carica espressiva del romanzo: la mamma Lucia e la sorella maggiore di Stefano, Giustina. I nomi di molti personaggi del romanzo, e soprattutto le loro storie, sono veritieri. Un esempio è Stefano Giovenzana: per questo personaggio, l’autore si è ispirato a una famiglia di contadini che abitava alla Besanella, nel romanzo trasformato in Nomanella. Il figlio ha fatto veramente parte del Terzo reggimento bersaglieri ed è, come accadrà a Stefano in una delle pagine più commoventi del libro, veramente scomparso nella ritirata sul fronte russo. Anche la sorella Giustina, nella realtà Dina, è realmente esistita: la sua descrizione, come quella dei genitori Ferrante e Lucia è il più fedele possibile alla realtà. La ragazza morì realmente di tisi prima della fine della guerra, e il suo fidanzato, nel romanzo Luca Sambruna, continuò ad andare a trovare ogni domenica i genitori di lei alla cascina della Besanella/Nomanella.
Luca Sambruna è uno dei protagonisti del romanzo, la cui figura è ispirata a due persone reali del paese di Corti: un contadino, poi alpino, morto al fronte russo, e un giovane operaio, Umberto Terenghi. Ne Il cavallo rosso, Luca lavora come meccanico nella ditta dei Riva ed è fidanzato con la sorella di Stefano, Giustina. Al richiamo alle armi, egli viene arruolato nel corpo degli alpini della Tridentina, divisione Morbegno, con le nappine bianche, famosi per annoverare tra i cappellani don Carlo Gnocchi. Nell’opera di Corti non viene raccontata una Brianza totalmente contadina. Come in quella reale, infatti, in essa coesistono pacificamente le tracce del passato agricolo e le fabbriche: "[…] questo è un romanzo della vita in un mondo industrializzato", avverte l’autore; "l’antica realtà contadina, comunque, si faceva sentire ancora, soprattutto nella mentalità della gente".
Liberamente tratto da Wikipedia



 

Il diario delle stagioni. Cosa abbiamo letto fin'ora

"QUALCUNO CON CUI CORRERE" - D. Grossman
"IL BALLO" - Irène Némirovsky


"IL SILENZIO DEL MARE" - Vercors - Jean Bruller

"LA COLLINA DEL VENTO" - Carmine Abate

"PAURA" - Stefan Zweig

"PER LEGGE SUPERIORE" - Giorgio Fontana

"UN UOMO VIVO" - G.K.Chesterton

"L'AMORE GRAFFIA IL MONDO" - Ugo Riccarelli

"UNA SCRITTURA FEMMINILE AZZURRO PALLIDO" - Franz Werfel

"I DISORIENTATI" - Amin Maalouf

"IN FUGA" - Alice Munro

"PADRI" - Marco Pogliani

"LETTERA AL MIO GIUDICE" - Georges Simenon

"IO CI SAR Ò " - Kyung-Sook Shin
"LA PORTA" - Magda Szabò

"I FRUTTI DIMENTICATI" - Cristiano Cavina

"LA FAMIGLIA KARNOWSKI" - I. J. Singer

"FLUSH - BIOGRAFIA DI UN CANE" - Virginia Wolf

"MARIA STUARDA - LA RIVALE DI ELISABETTA I D'INGHILTERRA" - Stefan Zweig

"BELLA MIA" - Donatella Di Pietrantonio

"(NON) SI PUÒ AVERE TUTTO" - Gheula Canarutto Nemni

TENTATIVI DI BOTANICA DEGLI AFFETTI - Beatrice Masini

CUORE DI PIETRA - Sebastiano Vassalli

UNA STORIA DI AMORE E DI TENEBRA - Amos Oz

ACQUA - Baps Sidwa

AFTER DARK - Haruki Murakami

L'AMORE CHE FA BOUM - LA VERA STORIA DELLA BANDA BONNOT - Giangilberto Monti

STELLA DEL MARE. ADDIO ALLA VECCHIA IRLANDA - Joseph O'Connor

Introduzione minima


Tre anni fa alcune amiche hanno pensato che sarebbe stato bello non solo darsi qualche consiglio sui libri da leggere, ma condividerene la scelta e poi trovarsi insieme a parlarne, per imparare e crescere.

Così è nato un gruppo di donne con la passione per la lettura, che si ritrovano una volta al mese per commenti e approfondimenti sotto la guida di una esperta. Poche all'inizio, ma poi sono arrivate le amiche e le amiche delle amiche.
Questo blog vuole essere il diario di questa passione.