lunedì 11 luglio 2022

Tutto scorre di Vasilij Semënovič Grossman

Vasilij Semënovič Grossman (1905 - 1964) nacque nella cittadina ucraina di Berdyciv, importante centro dell'ebraismo dell'est europeo e allora parte dell'Impero russo, dove trescorse gli anni dell'infanzia e della giovinezza. Si laureò in ingegneria chimica all'Università Statale di Mosca, iniziando la professione a Stalino, l'attuale Donetsk. Negli anni 1930 smise di lavorare come ingegnere e fece della scrittura il proprio impiego, pubblicando una serie di racconti ed alcuni romanzi.

Aderì all'ideologia comunista fino alla seconda guerra mondiale, durante la quale fu corrispondente di guerra per il quotidiano dell'esercito Krasnaja Zvezda (Stella Rossa) e seguì l'avanzata fino alla Germania, trascorrendo più di mille giorni al fronte, un primato per un civile al seguito di militari. In quel periodo cominciò a comporre una grande opera sulla guerra, incentrata sulla battaglia di Stalingrado, e diede alle stampe Il popolo è immortale (1943), esaltazione dei sacrifici sofferti dai popoli dell'Unione Sovietica e dello spirito combattivo che li animò durante l'invasione tedesca del 1941. Tra il 1944 e il 1945 lavorò a un'opera che documentava i crimini di guerra nazisti contro gli ebrei nei territori sovietici (Il libro nero – Il genocidio nazista nei territori sovietici 1941 - 1945). Fu corrispondente con il corpo d'avanzata sovietico che, nell'agosto 1944, entrò nel campo di sterminio di Treblinka, assistendo agli orrori compiuti dai nazisti nei confronti degli ebrei deportati da tutta Europa. Riprese il tema della persecuzione nazista degli ebrei nella dilogia di Stalingrado, cui Vasilij Grossman cominciò a lavorare già dal 1943. La dilogia si compone di due romanzi Za pravoe delo (Per una giusta causa, in italiano uscito come Stalingrado) e Zhizn i sudba (Vita e destino).

Dopo aver assistito alla campagna antisemita che avvenne in Unione Sovietica fra il 1949 e il 1953 maturò una diversa sensibilità, che lo portò a trovarsi in dissidio col regime e lo fece cadere in disgrazia. Fu solo nel 1970, in Francia, che venne pubblicato postumo uno dei suoi romanzi più significativi, Tutto scorre…. La stesura finale della sua opera più monumentale sulla guerra, Vita e destino, invece fu sequestrata, nel febbraio del 1961 da due agenti del KGB che portarono via tutte le copie che riuscirono a trovare: le veline a carta carbone, le minute e persino i nastri della macchina da scrivere su cui l'opera era stata battuta. Il romanzo non avrebbe mai visto la luce se qualcuno non fosse riuscito a salvare il manoscritto, portandolo ad Andrej Sacharov che nei suoi laboratori lo fece fotocopiare e riuscì a portarne una, forse due copie a Losanna, dove inizialmente fu stampato in russo nel 1980.

Grossman morì di cancro allo stomaco il 14 settembre 1964, senza sapere che il suo romanzo era stato salvato.

Trama

Il romanzo è costituito da ventisette capitoli, ciascuno dei quali racchiude un incontro o un ricordo del protagonista, il che costituisce spesso lo spunto per riflessioni di ordine politico o storico.

Dopo la morte di Stalin, Ivan Grigor'evič ritorna in libertà dopo aver trascorso trent'anni nei lager sovietici. Si reca dapprima a Mosca, dove risiede suo cugino Nikolaj Andreevič, uno scienziato mediocre che ha fatto carriera occupando il posto dei colleghi caduti in disgrazia per motivi politici, in particolare dei ricercatori ebrei discriminati durante il cosiddetto "complotto dei medici". Ivan Grigor'evič si reca poi a Leningrado, la città nella quale risiede Anja Zamkovskaja, la donna un tempo amata. Ivan si limita a osservare l'abitazione di Anja, senza avere tuttavia il coraggio di incontrare la donna, la quale nel frattempo non ha avuto la forza di aspettarlo e si è risposata. A Leningrado Ivan si imbatte in Pinegin, un compagno di università che lo aveva denunciato e che ora è un agiato burocrate. Ivan Grigor'evič si stabilisce infine in una piccola località della Russia meridionale dove trova lavoro come fabbro, specialità appresa a suo tempo nei lager. Nella nuova città Ivan si innamora di Anna Sergeevna, una povera vedova di guerra. Dopo la morte per cancro polmonare di Anna Sergeevna, il viaggio di Ivan Grigor'evič si conclude sulle coste del Mar Nero, dove sorgeva l'abitazione di suo padre.

sabato 28 maggio 2022

La vita davanti a sé di Romain Gary

Romain Gary, pseudonimo di Roman Kacew (Vilnius 1914 – Parigi 1980)

Nato in Lituania figlio di Arieh Leib Kacew e di Mina Owczyńska, Romain Gary arrivò in Francia, a Nizza, all'età di 13 anni. Dopo avere studiato giurisprudenza a Parigi, si arruolò nell'aviazione e raggiunse la "Francia libera" (l'organizzazione di resistenza fondata da de Gaulle) nel 1940 dove prestò servizio nell’aereonautica, venendo anche decorato con la Legion d’onore. Dopo la fine delle ostilità, intraprese una carriera di diplomatico al servizio della Francia. Negli anni cinquanta soggiornò a lungo a Los Angeles in California come Console generale di Francia.

Sposò prima la scrittrice britannica Lesley Blanch e poi l'attrice americana Jean Seberg, divorziò da entrambe. Nel 1980, profondamente depresso per il sopraggiungere della vecchiaia, si diede la morte sparandosi alla tempia, dopo aver avuto cura d'indossare una vestaglia rosso vermiglio perché il sangue non si notasse troppo.

Dopo la sua morte si scoprì che, sotto lo pseudonimo di Émile Ajar, era l'autore di quattro romanzi la cui paternità era stata attribuita ad un suo parente, il quale aveva sostenuto il ruolo di Ajar di fronte alla stampa e all'opinione pubblica.

Si aggiunga che Ajar e Gary non furono i suoi soli pseudonimi; aveva infatti anche scritto un romanzo poliziesco-politico, Le teste di Stéphanie, con il nome di Shatan Bogat e una allegoria satirica, L'uomo con la colomba, firmata Fosco Sinibaldi.

Grazie all’utilizzo degli pseudonimi, Romain Gary fu l'unico scrittore a ottenere due volte il Premio Goncourt. La prima volta nel 1956 come Romain Gary, per Le radici del cielo, e la seconda volta nel 1975 con lo pseudonimo di Émile Ajar, per La vita davanti a sé.

Romain Gary girò anche due film, di cui fu sia regista che sceneggiatore, che non riscossero molto successo, mentre ebbero maggiore successo gli adattamenti cinematografici di alcuni suoi libri, in particolare Chiaro di donna del 1979, La vita davanti a sé (1977) che ottenne l'Oscar come miglior film straniero e nel 2017 La promessa dell'alba.

 

Trama

La vicenda si svolge nel dopoguerra in una banlieue parigina e ha come protagonisti un ragazzino di quattordici anni, Mohammed, e Madame Rosa, una ex prostituta ebrea scampata ai campi di concentramento, che accoglie nella sua casa, per un piccolo compenso, i figli delle altre prostitute. Momo, il soprannome di Mohammed, è uno di questi, ma, contrariamente agli altri, la sua mamma non viene mai a trovarlo, perciò il legame che si stabilisce fra lui e Madame Rosa è unico e profondo.

Intorno ai protagonisti ruotano personaggi ai margini della società: il protettore delle prostitute Monsieur N’Da Amédéé, che, essendo analfabeta, si fa scrivere le lettere da Madame Rosa, il signor Waluomba e i suoi fratelli, che aiutano Momo a trasportare la troppo robusta Madame Rosa fino al sesto piano, Madame Lola, una bellissima prostituta ma in realtà un ex pugile senegalese, che li aiuta a sopravvivere con il suo denaro. 

Un giorno si presenta a casa un uomo di nome Kadir Yoûssef, che è appena uscito dal manicomio criminale dove è stato rinchiuso 12 anni per avere ucciso la madre di Momo, una prostituta della quale era protettore. Vorrebbe vedere suo figlio, ma al rifiuto di Madame Rosa, che teme di perdere il ragazzino, ha una crisi cardiaca e muore.

La salute di Madame Rosa continua a peggiorare, ma lei non vuole andare a morire in ospedale. Momo allora la porta nello scantinato del palazzo, dove muore poco dopo. Il ragazzo rimane a vegliarla per tre settimane finché i vicini, richiamati dall'odore, scoprono i due nello scantinato.

Liberamente tratto dal web

sabato 23 aprile 2022

Quando le montagne cantano di Nguyen, Phan Que Mai,

Nguyễn Phan Quế Mai (pronuncia ŋwiən  fα:n kwe mai) è una scrittrice vietnamita, autrice libri di poesia, narrativa e saggistica, vincitrice di numerosi premi. Quế Mai è nata in un piccolo villaggio nel Nord del Vietnam nel 1973 e all’età di sei anni è migrata con la sua famiglia sul delta del Mekong, nel Vietnam del Sud. I suoi genitori lavoravano come insegnanti e coltivatori di riso. Con i suoi due fratelli maggiori Quế Mai ha fatto diversi lavori per aiutare la sua famiglia, incluso lavorare nelle risaie e vendere verdure e sigarette per strada. Nel 1992 una borsa di studio del governo australiano le ha permesso di andare per la prima volta all’estero. Dopo quattro anni di studio alla Monash University di Melbourne si è laureata in Business Management and Business Administration. Ritornata in Vietnam Quế Mai ha contribuito allo sviluppo sostenibile del suo paese natale, grazie alla sua posizione in organizzazioni internazionali, incluse agenzie ONU. Ha fondato Chắp Cánh Ước Mơ, un gruppo di volontari che aiutano bambini malati di cancro e due programmi di borse di studio per offrire l’opportunità di proseguire gli studi a bambini vietnamiti disagiati. Nel 2016 Quế Mai ha ripreso il suo sogno di bambina di diventare scrittrice e ha iniziato scrivendo poesie. Convinta sostenitrice che gli scambi culturali possano promuovere pace e riconciliazione, ha tradotto numerose opere letterarie. Nel 2012, grazie a una borsa di studio della Lancaster University, ha iniziato a distanza un master in scrittura creativa e nel 2020 ha concluso il dottorato sempre in scrittura creativa. Uno dei due romanzi scritti durante questi corsi, Quando le montagne cantano, è stato pubblicato nel 2020. Quế Mai ha due figli adolescenti, suo marito lavora nel campo del supporto allo sviluppo e questo li ha portati a vivere in diversi paesi, oltre al Vietnam, come Bangladesh, Philippine, Belgio e Indonesia. Attualmente Quế Mai divide il suo tempo tra Kyrgyzstan e Vietnam, dove è attivamente coinvolta nello sviluppo sostenibile. Scrive regolarmente per giornali in Vietnam sui temi dei diritti delle donne e dei bambini, ambiente e etica sociale. 

Trama

Dal loro rifugio sulle montagne, la piccola Huong e sua nonna Dieu Lan sentono il rombo dei bombardieri americani e scorgono il bagliore degli incendi che stanno devastando Hanoi. Fino a quel momento, per Huong la guerra è stata l'ombra che ha risucchiato i suoi genitori, e adesso quell'ombra sta avvolgendo anche lei e la nonna. Tornate in città, scoprono che la loro casa è completamente distrutta, eppure non si scoraggiano e decidono di ricostruirla, mattone dopo mattone. E, per infondere fiducia nella nipote, Dieu Lan inizia a raccontarle la storia della sua vita: degli anni nella tenuta di famiglia sotto l'occupazione francese e durante le invasioni giapponesi; di come tutto fosse cambiato con l'avvento dei comunisti; della sua fuga disperata verso Hanoi senza cibo né denaro e della scelta di abbandonare i suoi cinque figli lungo il cammino, nella speranza che, prima o poi, si sarebbero ritrovati. E così era accaduto, perché lei non si era mai persa d'animo. Quando la nuova casa è pronta, la guerra è ormai conclusa. I reduci tornano dal fronte e anche Huong finalmente può riabbracciare la madre, Ngoc. Ma è una donna molto diversa da quella che lei ricordava. La guerra le ha rubato le parole e toccherà a Huong darle una voce, per aiutarla a liberarsi del fardello di troppi segreti. 

Liberamente tratto dal web



venerdì 25 marzo 2022

La casa degli sguardi di Daniele Mencarelli

Nato a Roma il 26 aprile 1974, terzo di tre fratelli, si trasferisce a 10 anni ad Ariccia, passando da una realtà di periferia urbana degradata al mondo bucolico della campagna dei Castelli Romani. Figlio di un conducente di autobus, cresce in una casa dove gli unici libri sono le enciclopedie. Inquieto e sensibile sente presto il richiamo della scrittura che la famiglia non ostacola apertamente, ma non condivide, ritenendo, come afferma lo stesso Mencarelli, che “per una persona della mia estrazione sociale era impensabile mettersi a fare l’artista”. Ha esordito in poesia nel 1997 sulla rivista "clanDestino". Nel 2001 è uscita la sua prima raccolta, I Giorni condivisi, edita nei quaderni di clanDestino, e sempre nel 2001, pubblica Bambino Gesù, Ospedale Pediatrico, Tipografie Vaticane. Quest’opera rappresenta una svolta nella sua vita, nata in un periodo cupo e di sofferenza personale, mentre lavorava in ospedale come uomo di fatica e senza qualifiche, segna un nuovo inizio. Come lui stesso afferma: “Potevo finalmente smettere di inseguire un’immagine fittizia di me stesso, potevo smettere di identificarmi in una persona che non esisteva. Potevo rinascere». Un episodio in particolare, che ha per protagonista una suora, lo avvicina a Dio con maggiore serenità. Mencarelli riprende a studiare, nel 2006 incontra Piera, che diventa sua moglie. Nascono i figli Nicolò e Viola. Per vent’anni lavora in Rai, leggendo e rileggendo le sceneggiature delle fiction da mandare in onda. Nel 2013 pubblica La croce è una via, poesie sulla passione di Cristo. Dopo aver pubblicato 6 raccolte di liriche e un racconto sul Natale, inizia a scrivere in prosa per avvicinare un pubblico più ampio e nel 2018 ha dato alle stampe il suo primo romanzo, La casa degli sguardi, cui ha fatto seguito nel 2020 Tutto chiede salvezza e Sempre tornare nel 2021.

Trama

Daniele è un giovane poeta oppresso da un affanno sconosciuto, «una malattia invisibile all'altezza del cuore, o del cervello». Si rifiuta di obbedire automaticamente ai riti cui sembra sottostare l'umanità: trovare un lavoro, farsi una famiglia... la sua vita è attratta piuttosto dal gorgo del vuoto, e da quattro anni è in caduta "precisa come un tuffo da olimpionico". Non ha più nemmeno la forza di scrivere, e la sua esistenza sembra priva di uno scopo. È per i suoi genitori che Daniele prova a chiedere aiuto, deve riuscire a sopravvivere, lo farà attraverso il lavoro. Il 3 marzo del 1999 firma un contratto con una cooperativa legata all'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. In questa "casa" speciale, abitata dai bambini segnati dalla malattia, sono molti gli sguardi che incontra e che via via lo spingeranno a porsi una domanda scomoda: perché, se la sofferenza pare essere l'unica legge che governa il mondo, vale comunque la pena di vivere e provare a costruire qualcosa? Le risposte arriveranno, al di là di qualsiasi retorica e con deflagrante potenza, dall'esperienza quotidiana di fatica e solidarietà tra compagni di lavoro, in un luogo come il Bambino Gesù, in cui l'essenza della vita si mostra in tutta la sua brutalità e negli squarci di inattesa bellezza. Qui Daniele sentirà dentro di sé un invito sempre più imperioso a non chiudere gli occhi, e lo accoglierà come un dono.

Liberamente tratto dal web