Aleksandr Sergeevič Puškin (Mosca, 6 giugno 1799 – San
Pietroburgo, 10 febbraio 1937) è considerato il fondatore della lingua
letteraria russa contemporanea e le sue opere, tra le migliori
manifestazioni del romanticismo russo, hanno ispirato numerosi scrittori, compositori e artisti.
Il padre, Sergej L'vovič Puškin era un maggiore in congedo,
appartenente ad un'antichissima famiglia aristocratica russa, era un uomo
dedito alla mondanità e molto avaro. La madre, Nadežda Osipovna era la figlia
di un gentiluomo, a sua volta figlio di un generale russo di
origine africana, anche lei amante della mondanità, descritta come «dispotica e
capricciosa».
Non venne educato dai genitori, bensì dalla nonna materna,
dallo zio materno Vasilij, che apparteneva a un circolo letterario
d'avanguardia chiamato Arzamas, e dalla balia Arina Rodionovna. La
sua educazione, come quella dei fratelli, fu tuttavia alquanto disordinata,
prima dell'ingresso al Liceo imperiale di Carskoe Selo, dove Puškin entrò
in contatto con famosi poeti e cominciò a scrivere versi.
Dopo aver completato i suoi studi nel 1817, Puškin
diventò funzionario del Ministero degli Esteri a San Pietroburgo, anche se di
fatto non risulta che abbia mai svolto alcun lavoro ministeriale, e dove invece
faceva vita mondana e frequentava società letterarie politiche progressiste,
come l'Arzamas e la Lampada verde. A causa di alcuni scritti rivoluzionari,
che erano giunti a conoscenza dello stesso zar Alessandro I, fu costretto
a lasciare la città e ad assumere un incarico governativo nella sperduta e
lontana Ekaterinoslav. Lavorò nel frattempo ad un poema epico romantico in
sei canti Ruslan e Ljudmila, edito nel 1822, che gli
valse il rispetto e gli onori della nuova generazione di letterati e le
antipatie della vecchia.
Puškin trasse vantaggio dal confino viaggiando al seguito del
generale V. F. Raevskij, nominato suo custode, e visitando diverse regioni
dell'Impero russo; in Moldavia, entrò nella Massoneria. Durante i due anni di
confino scrisse Il prigioniero del Caucaso e una serie di
liriche e poemetti in stile byroniano oltre ai primi tre canti dell'Evgenij
Onegin. Nel 1823 venne trasferito ad Odessa alle
dipendenze del principe Voroncov, governatore generale della Nuova
Russia, che lo denunciò alla polizia per attività sovversiva, per vendicarsi
della relazione che il poeta aveva con sua moglie. Fu quindi mandato in esilio
presso Pskov, nella tenuta materna di Michajlovskoe, dove rimase,
senza la possibilità di allontanarsene, fino al 1826. Intanto nel 1825 finì
il poema drammatico Boris Godunov (rappresentato solo
nel 1831) e il racconto in versi Il conte Nulin, oltre a
diverse poesie.
Tornato a San Pietroburgo si sposò nel 1831 con Natal'ja
Nikolaevna Gončarova, con cui ebbe quattro figli. Nello stesso anno Puškin
incontra Gogol', e con lui instaura un forte rapporto di amicizia e
reciproca stima, tanto che, quando nel 1836 avvia una sua rivista,
pubblica al suo interno alcuni dei racconti più belli e famosi di Gogol'.
Intanto Puškin e sua moglie cominciarono a frequentare la società di corte e
gli eventi mondani; fu un periodo di problemi finanziari e umiliazioni per lo
scrittore, soprattutto a causa della moglie e dei suoi numerosi ammiratori, tra
i quali lo zar stesso.
Nel 1833 uscì in volume Evgenij Onegin (con
un capitolo censurato) e pubblicò La dama di picche, nel 1835 l'antologia Poemi
e racconti.
Nel 1837, a seguito d'una lettera anonima che insinuava
l'infedeltà della moglie, dopo aver insultato il barone van Heeckeren,
ambasciatore del Regno dei Paesi Bassi e padre adottivo del presunto
amante di lei, il barone francese Georges d'Anthès, Puškin
fu sfidato a duello. Il duello si svolse alle quattro del pomeriggio
dell'8 febbraio 1837, il barone Georges d'Anthès ferì Puškin che morì due
giorni dopo, ad appena 37 anni per complicanze settiche della ferita
all'addome.
Puskin mostrò pentimento e conseguentemente ebbe funerali religiosi. Dato che il governo temeva rivolte e dimostrazioni popolari, il funerale fu celebrato nella massima semplicità e il corpo di Puškin fu trasportato segretamente nella notte per essere sepolto nella proprietà di famiglia.
Trama
Eugenio Onegin è un
giovane dandy ozioso, disilluso dalla vita e che sembra aver già
provato tutto quello che gli era possibile Provando una certa noia
esistenziale, si ritira in campagna e diventa amico di un giovane poeta,
Vladimir Lenskij, che si è appena fidanzato con Olga. La sorella di Olga,
Tatiana, si innamora a prima vista di Onegin e gli scrive una lettera
infiammata, ma Onegin la respinge.
Qualche tempo dopo,
Lenskij insiste perché il suo amico assista al ballo in occasione
dell'onomastico di Tatiana. Onegin, scontento e annoiato, decide di vendicarsi
provando a sedurre Olga che sta al gioco, con grande dispiacere di Lenskij che,
sentendosi tradito, chiede riparazione con un duello. Il duello con le
pistole si svolge il giorno dopo all'alba. Il destino vuole che Onegin uccida
il suo amico, trovandosi così costretto a lasciare la città.
Alcuni anni dopo
Onegin incontra per caso un suo cugino principe e generale, che lo invita a un
ricevimento. Ad esso ritrova Tatiana, che nel frattempo ha sposato il principe.
Ella è cambiata e la sua bellezza provoca molti rimpianti a Onegin, che si
rende conto dell'errore commesso tempo prima quando la rifiutò. Le confessa il
suo amore, ma è troppo tardi: Tatiana preferisce restare fedele a suo marito,
anche se il suo amore per Onegin è ancora vivo.