Il suo primo romanzo, Memory of
Departure, completato intorno al 1973, è stato inizialmente rifiutato
dalla Heinemann African Writers Series (AWS) ed è stato pubblicato solo nel
1987 dall'editore londinese Jonathan Cape, cui Gurnah aveva inviato il suo
manoscritto, senza servirsi di alcun agente intermediario. A questo romanzo
seguiranno Pilgrims Way (1988), Dottie (1990)
e Paradiso (1994), finalista al premio Booker Prize. Le opere successive
includono Admiring Silence (1996), Sulla riva del
mare (2001), Desertion (2005), The Last Gift (2011), Gravel
Heart (2017) e Afterlives (2020). Ha curato due
volumi di saggi sulla letteratura africana, Essays on African writing: A
Re-evaluation (1993) e Essays on African Writing: Contemporary
Literature (1995). Ha pubblicato articoli su numerosi scrittori
contemporanei, e ha lavorato come redattore nella rivista Wasafiri dal
1987.
Il 7
ottobre 2021 ha vinto il premio Nobel per la letteratura con la
seguente motivazione: "per la sua intransigente e compassionevole
penetrazione degli effetti del colonialismo e del destino del rifugiato nel
divario tra culture e continenti".
Trama
Il romanzo comincia dalla storia di Saleh Omar, un uomo di più di
sessant’anni che si presenta all’aeroporto di Londra con un visto non valido
per chiedere asilo. Gli hanno consigliato di fingere di non sapere una parola
d’inglese, così sarà tutto più facile, e inizialmente Omar è solo una spugna
pronta ad assorbire tutto ciò che lo circonda, cercando di rimanere invisibile.
L’assistente sociale che ha preso in carico il suo caso, non riuscendo a
comunicare con lui, deve chiedere la consulenza di un esperto di kiswahili. Il
caso vuole che l’uomo interpellato sia il professor Latif Mahmud, il figlio
dell’acerrimo rivale di Omar. Da anni lontano da casa, Latif ricorda bene Omar
ed è combattuto: dal profondo del suo cuore sale un risentimento difficile da
gestire, eppure la rabbia si scarica in una spontanea e strana cortesia. Sembra
quasi naturale dialogare, scambiarsi opinioni, e comprendere. Il confronto tra
i due uomini si trasforma in un vero e proprio viaggio nel passato dove
si ripercorrono eventi cruciali che intrecciano la storia degli uomini a quella
del loro Paese. Il lettore viene catapultato a Zanzibar, descritta in maniera
così diversa rispetto a Londra, al punto che sembra sia la penna di un altro
scrittore a tratteggiare la vita in questo affascinante luogo sulla riva del
mare. E invece è solo la maestria di chi ha vissuto fra due realtà diverse, e
col tempo ha imparato a comprenderle e amarle, accogliendone debolezze e
contraddizioni. Impariamo come funzionavano i grandi viaggi dei commercianti,
pronti a spostarsi da un luogo all’altro in un dato periodo dell’anno.
Apprendiamo come si svolgevano le questioni tra mercanti, nelle quali si
potevano elargire prestiti pur non sapendo se sarebbero tornati indietro. Ma
attraverso le parole e le esperienze dei due protagonisti respiriamo non solo i
profumi e i colori dell’Africa, ma anche le lacerazioni di un Paese
estremamente problematico. A Latif, una sorta di alter ego di Gurnah, viene
affidato il compito di ricostruire la situazione a Zanzibar alla vigilia
dell’indipendenza, e di mostrare quali sono le fasi dell’esilio: in
definitiva, quali sono i piccoli pezzi di noi che ci vengono sottratti quando
decidiamo, per scelta o per necessità, di lasciare la nostra terra.
Liberamente
tratto dal web
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