Giuseppe Fenoglio, detto Beppe (Alba, 1º
marzo 1922 – Torino, 18 febbraio 1963)
Primogenito di tre figli, Beppe nacque ad Alba, dove suo padre aveva una macelleria in piazza del Duomo. Alle elementari si dimostrò un bambino intelligente e riflessivo e successivamente frequentò il Liceo Ginnasio "Govone" di Alba, dove nacque la sua passione per la lettura e la lingua inglese. Ebbe professori illustri e per lui indimenticabili, come i docenti di italiano e filosofia, che furono di ispirazione per la maturazione della sua coscienza antifascista. Nel 1940 si iscrisse alla facoltà di Lettere dell'Università degli Studi di Torino, che frequentò fino al 1943, quando fu chiamato alle armi. Dopo lo sbandamento seguito all'8 settembre 1943, Fenoglio nel gennaio del 1944 si unì alle prime formazioni partigiane operanti nelle Langhe e partecipò, assieme al fratello Walter, allo sfortunato combattimento di Carrù e alla straordinaria ma breve esperienza della Repubblica partigiana di Alba. Grazie alla conoscenza dell'inglese, svolse il ruolo di interprete e ufficiale di collegamento tra le forze armate angloamericane e il gruppo partigiano di Mauri e Balbo.
Dall'esperienza di partigiano azzurro nasceranno i
romanzi Primavera di bellezza, Una questione privata, Il
partigiano Johnny e i racconti de I ventitré giorni della
città di Alba.
Alla fine della guerra, Fenoglio riprese per un breve
tempo gli studi universitari prima di decidere, con grande rammarico dei
genitori, di dedicarsi interamente all'attività letteraria. Nel maggio
del 1947, grazie alla sua ottima conoscenza della lingua inglese, fu
assunto come corrispondente estero di una casa vinicola di Alba. Il lavoro,
poco impegnativo, gli permise di contribuire alle spese della famiglia e di
dedicarsi alla scrittura. Nel 1949 comparve il suo primo racconto,
intitolato Il trucco e firmato con lo pseudonimo di
Giovanni Federico Biamont. Nello stesso anno presentò a Einaudi i Racconti
della guerra civile e La paga del sabato, a cui lavorò
fino alla fine del 1950, quando decise di abbandonarlo per organizzare una
raccolta di dodici racconti che fu pubblicata nel 1952 con il titolo I
ventitré giorni della città di Alba (la
paga del sabato sarà pubblicato postumo, nella sua
versione originale). L'anno seguente Fenoglio completò il romanzo breve La malora e
nell'aprile del 1959 uscì Primavera di bellezza. Negli
anni successivi lavorò a diversi racconti e collaborò a una sceneggiatura
cinematografica di tema contadino. Intensa in quegli anni anche l’attività di
traduttore di opere letterarie dall’inglese.
Nel 1960 si sposò civilmente con Luciana
Bombardi, che conosceva già dall'immediato dopoguerra. Nonostante le pressioni
per un rito in chiesa, Fenoglio insistette per una cerimonia solamente civile e
la sua decisione fece scandalo. La figlia Margherita nacque il 9 gennaio 1961
e per l'occasione, Fenoglio scrisse due brevi racconti, La favola del
nonno e Il bambino che rubò uno scudo.
Nell'inverno tra il 1959 e il 1960, in
seguito a un esame medico, gli venne accertata un'infezione alle vie aeree, con
complicazioni dovute alla forma di asma bronchiale di cui soffriva da
anni a causa dell'eccessivo vizio del fumo. Nel 1962 gli venne
diagnosticato un tumore ai bronchi. Conscio della gravità del male, Fenoglio rifiutò di effettuare la radioterapia
e morì la notte del 18 febbraio 1963, a neppure 41 anni.
Trama
Ettore è il tipico disadattato uscito dalla guerra
partigiana scontroso e insofferente, che non riesce a rassegnarsi alla modesta
e tranquilla routine di un’esistenza qualunque, senza brividi, senza slanci in
avanti. Per questo decide di darsi ad affari loschi ma molto redditizi, che lo
facciano sentire di nuovo vivo per davvero, sfruttando la sua grinta di «duro»,
di piccolo Humphrey Bogart di paese. Ma quando, costretto a metter su famiglia,
si ritira e si dedica a un lavoro onesto, uno stupido incidente volge l’epilogo
in tragedia.
Liberamente tratto dal web
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