Rabih Alameddine è
nato
ad Ammn, in Giordania, nel 1959, vive e lavora tra San Francisco e Beirut. Di
genitori libanesi, è cresciuto tra Kuwait e Libano, ha studiato nel Regno
Unito e negli Stati Uniti laurenadosi in ingegneria all'UCLA e
ottenendo un MBA all'Università di San Francisco. Dopo aver studiato
psicologia clinica, ha intrapreso l'attività di pittore (esponendo a New
York e Londra), prima di esordire nella narrativa nel 1998 con il romanzo in
forma di vignette Koolaids: The Art of War. Autore eclettico di una
raccolta di racconti e cinque romanzi a volte meta-narrativi (Io, la divina del
2001 ad esempio è composto di soli capitoli primi), ha ricevuto numerosi
riconoscimenti tra i quali il Prix Femina Etranger nel 2016 per La
traduttrice.
Trama
Aaliya Sobhi, 72 anni, i capelli tinti di blu, vive a Birut nel suo grande appartamento, tra ricordi e
insonnia, aspettando l'arrivo del nuovo anno. Aaliya ha dedicato
anni e anni a leggere i capolavori della letteratura mondiale per poi tradurli,
in silenzio, per puro amore, senza che alcuna traduzione veda mai la luce della
pubblicazione. Fuori, per le vie della città, cadono bombe e si odono gli echi
di una guerra capace di trasformare giovani pacifici in spie e assassini, come Ahmed, un ragazzo pieno di entusiasmo, profugo palestinese,
che anni prima aveva accettato di lavorare gratuitamente per lei e che ben
presto però la passione politica aveva strappato all’amore per la cultura e lo
aveva trasformato in uno dei grandi torturatori del Libano. Anni dopo Aaliya lo
aveva incontrato per chiedergli un'arma con cui difendersi, durante la guerra, in
caso di attacco e da allora dormiva con un fucile accanto al letto. Siamo ciò
che leggiamo, disse un saggio, e Aaliya è questo: una creatura meravigliosa,
fatta di carta, eppure viva, piena di umorismo, che si nasconde da tutto e
tutti dentro una vecchia giacca di lana e dietro la letteratura, cercando nei
libri l'amore che la sua famiglia non è stata in grado di darle.
Liberamente tratto dal web
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