Nato
a Roma il 26 aprile 1974, terzo di tre fratelli, si trasferisce a 10 anni ad Ariccia,
passando da una realtà di periferia urbana degradata al mondo bucolico della
campagna dei Castelli Romani. Figlio di un
conducente di autobus, cresce in una casa dove gli unici libri sono le
enciclopedie. Inquieto e sensibile sente presto il richiamo della scrittura che
la famiglia non ostacola apertamente, ma non condivide, ritenendo, come afferma
lo stesso Mencarelli, che “per una persona della mia estrazione
sociale era impensabile mettersi a fare l’artista”. Ha
esordito in poesia nel 1997 sulla rivista "clanDestino". Nel 2001 è
uscita la sua prima raccolta, I Giorni condivisi, edita nei
quaderni di clanDestino, e sempre nel 2001, pubblica Bambino Gesù,
Ospedale Pediatrico, Tipografie Vaticane. Quest’opera rappresenta una
svolta nella sua vita, nata in un periodo cupo e di sofferenza personale,
mentre lavorava in ospedale come uomo di fatica e senza qualifiche, segna un
nuovo inizio. Come lui stesso afferma: “Potevo finalmente
smettere di inseguire un’immagine fittizia di me stesso, potevo smettere di
identificarmi in una persona che non esisteva. Potevo rinascere». Un episodio
in particolare, che ha per protagonista una suora, lo avvicina a Dio con
maggiore serenità. Mencarelli
riprende a studiare, nel 2006 incontra Piera, che diventa sua moglie. Nascono i
figli Nicolò e Viola. Per vent’anni lavora in Rai, leggendo e rileggendo le
sceneggiature delle fiction da mandare in onda. Nel 2013 pubblica La
croce è una via, poesie sulla passione di Cristo. Dopo
aver pubblicato 6 raccolte di liriche e un racconto sul Natale, inizia a
scrivere in prosa per avvicinare un pubblico più ampio e nel 2018 ha dato alle
stampe il suo primo romanzo, La casa degli sguardi, cui ha fatto
seguito nel 2020 Tutto
chiede salvezza e Sempre tornare nel 2021.
Trama
Daniele
è un giovane poeta oppresso da un affanno sconosciuto, «una malattia invisibile
all'altezza del cuore, o del cervello». Si rifiuta di obbedire automaticamente
ai riti cui sembra sottostare l'umanità: trovare un lavoro, farsi una
famiglia... la sua vita è attratta piuttosto dal gorgo del vuoto, e da quattro
anni è in caduta "precisa come un tuffo da olimpionico". Non ha più
nemmeno la forza di scrivere, e la sua esistenza sembra priva di uno scopo. È
per i suoi genitori che Daniele prova a chiedere aiuto, deve riuscire a
sopravvivere, lo farà attraverso il lavoro. Il 3 marzo del 1999 firma un
contratto con una cooperativa legata all'ospedale pediatrico Bambino Gesù di
Roma. In questa "casa" speciale, abitata dai bambini segnati dalla
malattia, sono molti gli sguardi che incontra e che via via lo spingeranno a
porsi una domanda scomoda: perché, se la sofferenza pare essere l'unica legge
che governa il mondo, vale comunque la pena di vivere e provare a costruire
qualcosa? Le risposte arriveranno, al di là di qualsiasi retorica e con
deflagrante potenza, dall'esperienza quotidiana di fatica e solidarietà tra
compagni di lavoro, in un luogo come il Bambino Gesù, in cui l'essenza della
vita si mostra in tutta la sua brutalità e negli squarci di inattesa bellezza.
Qui Daniele sentirà dentro di sé un invito sempre più imperioso a non chiudere
gli occhi, e lo accoglierà come un dono.
Liberamente tratto dal web
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