Fausta Cialente (25
febbraio 1898 – 12 marzo 1994)
Fausta Cialente nasce a Cagliari nel
1898, figlia di Alfredo, un ufficiale di fanteria aquilano, e Elsa Wieselberger,
appartenente a una agiata famiglia triestina. A causa della professione del
padre si sposta spesso e vive in diverse città, restando però culturalmente legata
a Trieste, città della famiglia materna. Inizia fin da piccola a coltivare
la passione per la scrittura insieme al fratello Renato, attore teatrale e
cinematografico.
Nel 1921 Fausta sposa il compositore
e agente di cambio ebreo Enrico Terni, dal quale avrà una figlia.
Con il marito si trasferisce ad Alessandria d'Egitto e poi al Cairo,
dove vivrà fino al 1947. Il soggiorno in Egitto diventerà il filo
conduttore di alcune sue opere, come il romanzo Cortile a Cleopatra (1936)
e il racconto Pamela o la bella estate (uscito nel 1935 sulla
rivista Occidente). Con il primo romanzo Natalia (1930),
vince il Premio dei Dieci e con Marianna (1931) vince il
Premio Galante (così chiamato in quanto conferito esclusivamente alle donne).
In questi racconti e romanzi propone temi inconsueti per il tempo e anticipa di
decenni le problematiche del femminismo moderno.
Alla fine degli anni Trenta la
scrittrice vive in maniera sofferta e indignata l'avanzata in tutta Europa del nazismo e
del fascismo, partecipando alla vita culturale e sociale della comunità
italiana in Egitto e, durante la seconda guerra mondiale, collaborando
alle trasmissioni di Radio Cairo, dove conduce un programma di propaganda
antifascista. Nel 1943, fonda e dirige il settimanale per i prigionieri
italiani Fronte Unito (1943-1945), che per un breve periodo
diventerà Il Mattino della Domenica (1946).
Dopo il 1947 torna in Italia e si
dedica per qualche tempo al giornalismo, collaborando con Rinascita, Italia
Nuova, Noi donne, Il Contemporaneo e,
saltuariamente, anche con il quotidiano comunista l'Unità.
Collabora inoltre ad alcune sceneggiature per il cinema. Separatasi dal marito,
va a vivere a Roma con la madre e con il nipote acquisito Paolo Terni,
allora studente e loro ospite. Alla morte della madre, si trasferisce in Kuwait dalla
figlia Lily, soggiornando lungamente anche a Roma o nel varesotto.
Dopo un lungo silenzio, nel 1961
pubblica Ballata Levantina, riproponendosi all'attenzione della
critica. Si classifica quindi terza al Premio Strega con Un
inverno freddissimo (1966), vicenda ambientata in una Milano invernale
con tutti i problemi del difficile periodo postbellico, abbandonando le
ambientazioni esotiche e levantine che avevano caratterizzato i suoi precedenti
romanzi. Nel 1972 pubblica il romanzo Il vento sulla sabbia e
nel 1976 si aggiudica il Premio Strega con Le quattro ragazze
Wieselberger.
Nell'ultimo periodo della sua vita,
Fausta Cialente si trasferisce definitivamente in Inghilterra dove si
occupa principalmente di traduzioni dall'inglese. Il 12 marzo 1994 muore
all'età di 96 anni.
Trama
A Trieste, nell'anno 1872, nasce la quarta e ultima
figlia ai coniugi Wieselberger. Preceduta da Alice, Alba e Adele, la piccola
non riceve un nome con l'iniziale A, come le sorelle, perché il
padre, uno dei più apprezzati musicisti della città, è rimasto folgorato dopo
l'ascolto del Lohengrin di Richard Wagner e perciò chiama
la neonata col nome di Elsa.
La vita della famiglia Wieselberger è agiata, le ragazze
fanno eccellenti studi scolastici e musicali, si passano vari mesi in villa,
ossia in una dimora di campagna. Nella casa si svolgono prove d'orchestra e
lezioni ad allievi di alto livello musicale. Tra le sorelle, Elsa emerge per il
talento di pianista e quindi di cantante, che la porta a studiare a Bologna,
cioè in Italia. Infatti Trieste è ancora città austroungarica e vi
serpeggia, tra gli abitanti italiani soprattutto l'idea irredentista.
Anche se i Wieselberger hanno origini austriache non si discute sul loro
aderire alla comunità italiana e il matrimonio della primogenita con un ebreo
italiano e quello della stessa Elsa con un ufficiale del Regno d'Italia sono
considerati come passi che li porteranno a ricongiungersi alla terra dei loro
sogni. Elsa, con il matrimonio, deve rinunciare a una promettente carriera di
cantante. Dalla sua unione con l'ufficiale Cialente, nascono i figli Renato e
Fausta. La famiglia è costretta a cambiare spesso città, ma ogni estate i
bambini raggiungono con la mamma la casa dei nonni e delle zie a Trieste e in
campagna, dove trovano anche i cugini.
Gli anni trascorrono, il cugino Fabio, il maggiore dei
triestini, diviene direttore d'orchestra e fa carriera in Italia come
negli Stati Uniti e una cugina sposa un esponente ebreo dell'irredentismo
triestino. Dal canto suo, Renato Cialente, rivelandosi un pessimo studente, ha
nascosto a tutti, meno che alla sorella e alla madre, la sua aspirazione a
diventare attore e riesce a convincere il padre a dargli delle possibilità. Il ragazzo
entra subito nella prestigiosa compagnia di Ermete Zacconi. Allo scoppio della guerra, Fabio corre ad
arruolarsi sotto falso nome, in quanto austriaco. La cugina e il marito non
riescono a lasciare Trieste in tempo e sono internati in un campo di prigionia.
Fausta deve interrompere gli studi e ha modo di comprendere ogni giorno di più
la catastrofe di quanto succede finché, alla notizia della morte di Fabio,
anche i parenti aprono gli occhi e capiscono che nulla potrà compensare mai il
sogno che hanno coltivato.
Nel 1921, Fausta sposa Enrico Terni, agente di cambio e compositore,
e va a vivere ad Alessandria d'Egitto, dove diviene una scrittrice, ma
anche un'attivista contro il regime autoritario di Mussolini. La grande
casa alessandrina dei Terni è spesso rifugio o transito di fuggiaschi o di
portatori di idee che vengono divulgate con vari mezzi, tra i quali una radio. Lontana
dall'Italia Fausta Cialente non ha potuto assistere alla dipartita del padre e
soprattutto dell’amato fratello. Durante l'occupazione di Roma,
l'attore Renato Cialente, che ha avuto il coraggio di portare in scena un
dramma sgradito al regime, viene investito per strada da un'ambulanza nazista e
tutti sono sicuri che sia stato un attentato. Renato non aveva legami di
famiglia, a parte la madre e la sorella, che piombano in una costernazione
apparentemente illimitata.
Alla fine del conflitto, la scrittrice torna in Italia e si
ricongiunge alla madre. Con loro va a vivere un nipote, il futuro musicista e
conduttore radiofonico Paolo Terni. L'unica figlia di Fausta si è sposata
con un inglese, un arabista, e vive in Israele. Poco dopo anche l'ultima
delle sorelle Wieselberger si spegne a Roma, assistita dalla figlia. Sentendosi
ormai priva di un legame col passato, Fausta Cialente stenta a
ritrovare un equilibrio e ci riuscirà sulle rive del Golfo Persico,
seguendo le nipotine, poi la figlia, e avendo l'impressione di sentire la
presenza materna alle spalle.
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