domenica 20 ottobre 2024

Come vento cucito alla terra di Ilaria Tuti

Ilaria Tuti è nata nel 1976 a Gemona del Friuli, dove risiede, ed è laureata in Economia e Commercio. Dopo aver lavorato come illustratrice, ha pubblicato racconti gialli e fantasy in riviste e antologie ottenendo diversi premi.  Nel 2018 ha esordito nella narrativa gialla con il thriller Fiori sopra l'inferno con protagonista la commissaria e profiler sessantenne Teresa Battaglia che torna ad indagare anche nei seguiti, Ninfa dormiente del 2019 e Luce della notte, pubblicato nel 2021. Nel 2020 ha pubblicato Fiore di roccia, romanzo storico ambientato nella prima  guerra mondiale con protagoniste le portatrici carniche, con il quale si è aggiudicata la 37ª edizione del Premio letterario nazionale per la donna scrittrice. Nel 2022 è uscito Come vento cucito alla terra, un altro romanzo storico ambientato ancora durante la Prima Guerra Mondiale.

Trama

Questa è la storia dimenticata delle prime donne chirurgo, una manciata di pioniere a cui era preclusa la pratica in sala operatoria e che potevano lavorare solo con donne e bambini in ospedali di carità. Durante la Prima Guerra Mondiale, con il supporto dell’Ufficio della Croce Rossa di Parigi, diedero vita al Women’s Hospital Corps e aprirono in Francia un ospedale di guerra completamente gestito da loro.

Ma è anche la storia dei soldati feriti e rimasti invalidi, che varcarono la soglia di quel mondo femminile convinti di non avere speranza e invece vi trovarono un’occasione di riabilitazione e riscatto.

E’ anche la storia della dottoressa Cate Hill, che lascia a Londra la figlia piccola per seguire al fronte le altre colleghe, e del capitano Alexander Allan Seymour che vuole salvare i suoi uomini e riportarli a casa e di come le loro vite si incrociano, prima in Francia e poi a Londra.


Liberamente tratto dal web

mercoledì 4 settembre 2024

Verso casa di Assaf Inbari

Assaf Inbari è nato nel 1968 nel kibbutz Beth Afikim dove ha vissuto fino a vent’anni. Ha studiato Letteratura comparata alle Università di Tel Aviv e Bar Ilan dove ha conseguito il dottorato. E’ opinionista per varie testate e insegna presso il College Kinneret e il College Kibbutz. Verso Casa, un bestseller in Israele, è stato premiato con il “Libro di platino” ed è il suo primo romanzo pubblicato in italia a cui è seguito Il carro armato.

Trama

Negli anni ’20 del Novecento un gruppo di giovani ebrei lascia l’Unione Sovietica e si trasferisce nella Palestina mandataria. Ragazzi uniti dal desiderio di realizzare una società più giusta e inaugurare un nuovo modo di essere ebrei. L’insediamento nella realtà mediorientale si rivela però difficile: il lavoro è massacrante e il caldo insopportabile, la convivenza con gli arabi tutt’altro che pacifica e la nostalgia di casa fa capolino nelle ore più buie. Eppure, in quella terra dura, i giovani pionieri riescono a far nascere il kibbutz Beth Afikim, il vero protagonista di questa storia. I tanti personaggi che lo popolano sono tutti comprimari, tutti essenziali affinché il kibbutz abbia voce, cuore e mani. Seguendo le vicende di questi giovani sognatori ci ritroviamo immersi in un microcosmo multiculturale traboccante di vita, dove anche i più piccoli gesti quotidiani e le parole più banali hanno la forza del racconto epico.
Dal sogno socialista fino agli anni della privatizzazione, Assaf Inbari ripercorre - con il fascino del grande narratore, con ironia e sensibilità - quasi un secolo di storia israeliana. Verso casa è biografia di un luogo e narrazione corale, ma è soprattutto un romanzo di formazione e di formazioni: adolescenti diventano uomini e spazi diventano geografie, mentre uno Stato si scopre improvvisamente adulto, con i suoi ricordi d’infanzia da condividere.

Liberamente tratto dal web


 

domenica 12 maggio 2024

Mattino e sera di Jon Fosse

 

Jon Olav Fosse (Haugesund, 29 settembre 1959) è uno scrittore, sceneggiatore e traduttore norvegese. Scrive in lingua nynorsk o neonorvegese (una delle due forme di scrittura ufficiali della lingua norvegese). Fosse è cresciuto a Strandebarm in una fattoria con i nonni, i genitori e due sorelle. Allevato nella fede luterana, si è ribellato nell’adolescenza dichiarandosi ateo. Da ragazzo faceva parte di una band, suonava la chitarra elettrica e scriveva canzoni. Nel 1979, dopo il liceo, si è trasferito a Bergen, dove si è iscritto all’università per studiare letteratura comparata e dove ha iniziato a scrivere. Durante gli studi, terminati con il dottorato nel 1987, si è sposato e ha avuto un figlio. Ha iniziato a pubblicare nel 1983, con il romanzo Raudt, Svart (Rosso, Nero), nel 1985 è uscito il suo secondo romanzo Stengd gitar (Closed Guitar) e nel 1986 il ciclo poetico Engel med vatn i augene (Angel with Water in Its Eyes). Nel 1987 ha pubblicato il terzo romanzo Blod. Steinen er (Blood. The Stone Is). Nel 1989 ha divorziato e si è risposato all’inizo degli anni 1990, continuando a pubblicare romanzi e dedicandosi anche a numerose traduzioni. Nel 1994 è stata messa in scena la sua prima sceneggiatura Og aldri skal vi skiljast (And We'll Never Be Parted). Ha scritto numerosi romanzi, poesie, libri per bambini e sceneggiature, ricevendo diversi riconoscimenti in patria e all’esteo. Il 5 ottobre 2023 gli è stato assegnato il Premio Nobel per la Letteratura "per le sue opere innovative e la sua prosa che danno voce all'indicibile".

Negli anni si è sposato una terza volta e ha in tutto sei figli. Nel 2012 si è convertito al cattolicesimo.

Trama

Un bambino viene al mondo; si chiamerà Johannes, sarà un pescatore. Un uomo ormai anziano muore; si chiamava Johannes, era un pescatore. Mattino e sera si estende tra i due estremi della vita, come tra i due estremi del giorno, tra i pensieri di un padre che vede nascere suo figlio e quelli di un vecchio che affronta le cose di ogni giorno, nel suo ultimo giorno, cose sempre identiche, riconoscibili, eppure definitive.

liberamente tratto dal web

lunedì 18 marzo 2024

Il Posto di Annie Ernaux

Annie Ernaux (Lillebonne, 1º settembre 1940)

Annie Duchesne nasce a Lillebonne, in Normandia, in un contesto sociale di modeste condizioni. Annie trascorre l'infanzia e la giovinezza a Yvetot, dove i genitori, prima operai e poi piccoli commercianti, gestiscono un bar-drogheria. Dopo gli studi all'Université de Rouen ottiene l'abilitazione all'insegnamento e inizia la carriera di insegnante di lettere moderne in un liceo. L'umile provenienza della sua famiglia e il passaggio all'universo "borghese", consentito a Annie grazie all'istruzione ricevuta, rappresenteranno un'esperienza che inciderà profondamente sulla sua scrittura e sul suo impegno sociale e politico. Nel 1964 si sposa con Philippe Ernaux; il matrimonio, da cui nasceranno due figli, finisce all'inizio degli anni 1980, quando il marito la lascia dopo 17 anni di vita insieme. Negli anni settanta milita nel movimento femminista e scrive articoli a sfondo politico su Le Monde. Nel 1974 pubblica il suo primo romanzo. Il suo quarto libro, Il posto, vince il Premio Renaudot nel 1984. Attraverso le sue opere racconta alcuni degli avvenimenti che hanno segnato la sua vita, come un aborto clandestino in L'evento (L'Événement), una storia d'amore con un amante russo in Passione semplice, la morte di sua madre in Una donna, il suo tumore in L'Usage de la photo.

Nel 2000 si ritira dall'insegnamento e si dedica alla scrittura de Gli anni (Les Années) che verrà pubblicato nel 2008 e riceverà diversi premi. Nel 2011 esce alle stampe L'altra figlia, una lettera indirizzata alla sorella mai conosciuta, morta prima della sua nascita, e L'Atelier noir, che riunisce vari taccuini composti da note e riflessioni sulla scrittura. Nello stesso anno, viene pubblicata l'antologia Écrire la vie, che raccoglie la maggior parte dei suoi scritti autobiografici e un quaderno di cento pagine, composto da foto e brani inediti tratti dal suo diario.

Nell'aprile 2016 pubblica un nuovo racconto autobiografico, Memoria di ragazza (Mémoire de fille), in cui, quasi sessant'anni dopo, parla dell'estate 1958, in cui compì 18 anni e sperimentò il suo primo rapporto sessuale. Questa esperienza, avvenuta lontano da casa, mentre faceva l'animatrice in una colonia di vacanza, rimarrà per lei, come scrive nel libro, "il grande ricordo della vergogna, il più dettagliato, il più intrattabile di ogni altro".

Vince numerosi premi letterari e nel 2022 le viene assegnato il premio Nobel per la letteratura «per il coraggio e l'acutezza clinica con cui svela le radici, gli allontanamenti e i vincoli collettivi della memoria personale».

Trama

La storia di un uomo - prima contadino, poi operaio, infine gestore di un bar-drogheria in una città della provincia normanna - raccontata con precisione chirurgica, senza compatimenti né miserabilismi, dalla figlia scrittrice. La storia di una donna che si affranca con dolorosa tenerezza dalle proprie origini e scrive dei suoi genitori alla ricerca di un ormai impossibile linguaggio comune. Una scrittura tesissima, priva di cedimenti, di una raffinata semplicità capace di rendere ogni singola parola affilata come un coltello. Il posto è un romanzo autobiografico che riesce, quasi miracolosamente, nell'intento più ambizioso e nobile della letteratura: quello di far assurgere l'esperienza individuale a una dimensione universale, che parla a tutti noi di tutti noi.

Liberamente tratto dal web


domenica 28 gennaio 2024

Le quattro ragazze Wieselberger di Fausta Cialente

Fausta Cialente (25 febbraio 1898 – 12 marzo 1994)

Fausta Cialente nasce a Cagliari nel 1898, figlia di Alfredo, un ufficiale di fanteria aquilano, e Elsa Wieselberger, appartenente a una agiata famiglia triestina. A causa della professione del padre si sposta spesso e vive in diverse città, restando però culturalmente legata a Trieste, città della famiglia materna. Inizia fin da piccola a coltivare la passione per la scrittura insieme al fratello Renato, attore teatrale e cinematografico.

Nel 1921 Fausta sposa il compositore e agente di cambio ebreo Enrico Terni, dal quale avrà una figlia. Con il marito si trasferisce ad Alessandria d'Egitto e poi al Cairo, dove vivrà fino al 1947. Il soggiorno in Egitto diventerà il filo conduttore di alcune sue opere, come il romanzo Cortile a Cleopatra (1936) e il racconto Pamela o la bella estate (uscito nel 1935 sulla rivista Occidente). Con il primo romanzo Natalia (1930), vince il Premio dei Dieci e con Marianna (1931) vince il Premio Galante (così chiamato in quanto conferito esclusivamente alle donne). In questi racconti e romanzi propone temi inconsueti per il tempo e anticipa di decenni le problematiche del femminismo moderno.

Alla fine degli anni Trenta la scrittrice vive in maniera sofferta e indignata l'avanzata in tutta Europa del nazismo e del fascismo, partecipando alla vita culturale e sociale della comunità italiana in Egitto e, durante la seconda guerra mondiale, collaborando alle trasmissioni di Radio Cairo, dove conduce un programma di propaganda antifascista. Nel 1943, fonda e dirige il settimanale per i prigionieri italiani Fronte Unito (1943-1945), che per un breve periodo diventerà Il Mattino della Domenica (1946).

Dopo il 1947 torna in Italia e si dedica per qualche tempo al giornalismo, collaborando con RinascitaItalia NuovaNoi donneIl Contemporaneo e, saltuariamente, anche con il quotidiano comunista l'Unità. Collabora inoltre ad alcune sceneggiature per il cinema. Separatasi dal marito, va a vivere a Roma con la madre e con il nipote acquisito Paolo Terni, allora studente e loro ospite. Alla morte della madre, si trasferisce in Kuwait dalla figlia Lily, soggiornando lungamente anche a Roma o nel varesotto.

Dopo un lungo silenzio, nel 1961 pubblica Ballata Levantina, riproponendosi all'attenzione della critica. Si classifica quindi terza al Premio Strega con Un inverno freddissimo (1966), vicenda ambientata in una Milano invernale con tutti i problemi del difficile periodo postbellico, abbandonando le ambientazioni esotiche e levantine che avevano caratterizzato i suoi precedenti romanzi. Nel 1972 pubblica il romanzo Il vento sulla sabbia e nel 1976 si aggiudica il Premio Strega con Le quattro ragazze Wieselberger.

Nell'ultimo periodo della sua vita, Fausta Cialente si trasferisce definitivamente in Inghilterra dove si occupa principalmente di traduzioni dall'inglese. Il 12 marzo 1994 muore all'età di 96 anni.

 

Trama

A Trieste, nell'anno 1872, nasce la quarta e ultima figlia ai coniugi Wieselberger. Preceduta da Alice, Alba e Adele, la piccola non riceve un nome con l'iniziale A, come le sorelle, perché il padre, uno dei più apprezzati musicisti della città, è rimasto folgorato dopo l'ascolto del Lohengrin di Richard Wagner e perciò chiama la neonata col nome di Elsa.

La vita della famiglia Wieselberger è agiata, le ragazze fanno eccellenti studi scolastici e musicali, si passano vari mesi in villa, ossia in una dimora di campagna. Nella casa si svolgono prove d'orchestra e lezioni ad allievi di alto livello musicale. Tra le sorelle, Elsa emerge per il talento di pianista e quindi di cantante, che la porta a studiare a Bologna, cioè in Italia. Infatti Trieste è ancora città austroungarica e vi serpeggia, tra gli abitanti italiani soprattutto l'idea irredentista. Anche se i Wieselberger hanno origini austriache non si discute sul loro aderire alla comunità italiana e il matrimonio della primogenita con un ebreo italiano e quello della stessa Elsa con un ufficiale del Regno d'Italia sono considerati come passi che li porteranno a ricongiungersi alla terra dei loro sogni. Elsa, con il matrimonio, deve rinunciare a una promettente carriera di cantante. Dalla sua unione con l'ufficiale Cialente, nascono i figli Renato e Fausta. La famiglia è costretta a cambiare spesso città, ma ogni estate i bambini raggiungono con la mamma la casa dei nonni e delle zie a Trieste e in campagna, dove trovano anche i cugini.

Gli anni trascorrono, il cugino Fabio, il maggiore dei triestini, diviene direttore d'orchestra e fa carriera in Italia come negli Stati Uniti e una cugina sposa un esponente ebreo dell'irredentismo triestino. Dal canto suo, Renato Cialente, rivelandosi un pessimo studente, ha nascosto a tutti, meno che alla sorella e alla madre, la sua aspirazione a diventare attore e riesce a convincere il padre a dargli delle possibilità. Il ragazzo entra subito nella prestigiosa compagnia di Ermete Zacconi.  Allo scoppio della guerra, Fabio corre ad arruolarsi sotto falso nome, in quanto austriaco. La cugina e il marito non riescono a lasciare Trieste in tempo e sono internati in un campo di prigionia. Fausta deve interrompere gli studi e ha modo di comprendere ogni giorno di più la catastrofe di quanto succede finché, alla notizia della morte di Fabio, anche i parenti aprono gli occhi e capiscono che nulla potrà compensare mai il sogno che hanno coltivato.

Nel 1921, Fausta sposa Enrico Terni, agente di cambio e compositore, e va a vivere ad Alessandria d'Egitto, dove diviene una scrittrice, ma anche un'attivista contro il regime autoritario di Mussolini. La grande casa alessandrina dei Terni è spesso rifugio o transito di fuggiaschi o di portatori di idee che vengono divulgate con vari mezzi, tra i quali una radio. Lontana dall'Italia Fausta Cialente non ha potuto assistere alla dipartita del padre e soprattutto dell’amato fratello. Durante l'occupazione di Roma, l'attore Renato Cialente, che ha avuto il coraggio di portare in scena un dramma sgradito al regime, viene investito per strada da un'ambulanza nazista e tutti sono sicuri che sia stato un attentato. Renato non aveva legami di famiglia, a parte la madre e la sorella, che piombano in una costernazione apparentemente illimitata.

Alla fine del conflitto, la scrittrice torna in Italia e si ricongiunge alla madre. Con loro va a vivere un nipote, il futuro musicista e conduttore radiofonico Paolo Terni. L'unica figlia di Fausta si è sposata con un inglese, un arabista, e vive in Israele. Poco dopo anche l'ultima delle sorelle Wieselberger si spegne a Roma, assistita dalla figlia. Sentendosi ormai priva di un legame col passato, Fausta Cialente stenta a ritrovare un equilibrio e ci riuscirà sulle rive del Golfo Persico, seguendo le nipotine, poi la figlia, e avendo l'impressione di sentire la presenza materna alle spalle.

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