Figlia naturale d'una maestra
ebrea (Irma) e di un impiegato delle poste, alla nascita fu riconosciuta da
Augusto Morante, già marito di Irma, e sorvegliante in un istituto di
correzione giovanile. Elsa crebbe insieme ai fratelli più piccoli. Elsa Morante
iniziò giovanissima a scrivere filastrocche e favole per bambini, poesiole e
racconti brevi, che pubblicò su varie riviste anche sotto pseudonimi maschili. Il suo primo libro fu proprio una raccolta di
racconti giovanili, Il gioco segreto (1941), seguito, da un libro per
ragazzi, intitolato Le bellissime avventure di Caterì dalla trecciolina.
Nel 1936 conobbe lo scrittore laberto Moravia, che sposò il 14 aprile 1941. Durante
la seconda guerra mondiale, Morante e Moravia lasciarono Roma ormai occupata, e
si rifugiarono in un paesino in provincia di Latina, a pochi chilometri dal
mare. Tale parte d'Italia apparirà di frequente nelle opere narrative
successive dei due scrittori; Elsa Morante ne parla soprattutto nel romanzo La
Storia. Per il tramite di Natlia Ginzburg, Elsa Morante pubblicò il suo
primo romanzo, Menzogna e sortilegio, nel 1948. Grazie al sostegno del
critico Giacomo Debenedetti, quello stesso anno il libro vinse il Premio
Viareggio. Gli anni successivi a Menzogna e sortilegio furono
caratterizzati da un accentuato interesse per il cinema, che anche in seguito
non l'abbandonò più. Tra il 1951 e il 1952 Elsa Morante tenne alla radio anche
una rubrica di critica cinematografica, che si concluse con le sue dimissioni a
causa di un atto di censura subito dalla dirigenza RAI. L'interesse per il
cinema, comunque, non scemò, anzi si rafforzò grazie all'amicizia con Pasolini.
Il successivo romanzo di Elsa Morante, L'isola di Arturo del 1957, riscosse grande
successo di pubblico e di critica. Nel 1958 uscì la raccolta di 16 poesie Alibi,
che comprende, oltre alla lirica del titolo e le varie altre poesie che erano
già state incluse all'interno dei romanzi Menzogna e sortilegio e L'isola
di Arturo, anche la poesia Avventura. Durante i primi anni sessanta la
scrittrice allestì una seconda raccolta di racconti, pubblicata da Einaudi nel
1963: Lo scialle andaluso, in cui confluirono alcuni dei racconti già
pubblicati nel Gioco segreto, assieme ad altri più recenti. Nel 1965
pubblicò, dopo averla presentata in più occasioni a Torino, Milano e Roma, la
conferenza Pro o contro la bomba atomica. Breve saggio di grande impegno
morale, è il testo in cui Elsa Morante espose con maggior coraggio e chiarezza
la sua poetica: la poesia mantiene viva la realtà, e sconfigge l'irrealtà. Morante
e Moravia si separarono nel 1961, senza però mai divorziare. Nel 1968 pubblicò Il
mondo salvato dai ragazzini, una raccolta, o un canzoniere, che unisce in
modo originale forme di poesia tradizionale, canzoni, un atto unico teatrale.
Poi, a partire dal 1971, riprendendo alcuni personaggi e temi dal vecchio
progetto di Senza i conforti della religione, avviò la stesura del
romanzo La storia, che uscì nel 1974.L'ultimo romanzo di Elsa Morante fu
Aracoeli del 1982. Dopo l'uscita del libro scoprì di essere gravemente
ammalata; tentò il suicidio nel 1983, ma fu salvata in extremis dalla sua
governante, Lucia Mansi. Ricoverata in clinica, fu sottoposta a una complessa
operazione chirurgica, che però non le giovò molto. Morì nel 1985 a seguito di
un infarto.
Trama
Ambientato intorno al 1938.
Arturo Gerace è nato sull'isola di procida e vive lì l'infanzia e l'adolescenza.
L'isola racchiude tutto il suo mondo, e tutti gli altri posti esistono per lui
solo nella dimensione della leggenda. Passa il suo tempo a leggere storie, a
studiare l'atlante per progettare i suoi viaggi futuri e a fare fantasie sulla
figura del padre che crede il più grande eroe della storia. Arturo è orfano
della madre, morta nel darlo alla luce, e non ha mai conosciuto una donna: nei
momenti di assenza del padre vive esclusivamente in compagnia della sua bianca
cagna Immacolatella a cui è molto legato. Quando il padre porta a casa
Nunziata, una nuova sposa, Arturo ne è inconsapevolmente attratto e prova
sentimenti contrastanti che non riesce a spiegarsi; non riesce nemmeno a
chiamarla per nome reputandola, almeno all'inizio, un essere brutto e inferiore
e non tollerando che ella possa sostituirsi alla madre defunta. Nelle lunghe
assenze del padre sono loro soli a vivere nella grande casa. Nunziata cerca di
instaurare un rapporto con Arturo, ma lui, geloso delle attenzioni che Wilhelm
le riserva nei primi mesi di matrimonio, oppone un muro impenetrabile. Tutto
cambia quando a loro si aggiunge il piccolo Carmine Gerace, il figlio di
Nunziatella e del padre. Durante la notte del travaglio, Arturo sente Nunziata
urlare e disperarsi, ha il terrore che, come sua madre, anche la matrigna possa
morire di parto. Dopo la nascita del bambino, Nunziatella si dedica
completamente a Carmine e Arturo ne diventa terribilmente geloso. La sua
gelosia per la maternità di Nunziata è tale che, per attirare l'attenzione
della matrigna, decide di inscenare un suicidio ingurgitando delle pastiglie di
sonnifero. La dose ingerita, che Arturo sapeva con certezza non essere
sufficiente a uccidere un uomo, si rivela però abbastanza forte per un ragazzo,
e così Arturo trascorre circa una settimana a letto, in un torpore surreale
durante il quale gode della attenzioni di Nunziatella, sempre al suo capezzale,
preoccupata per il figliastro. Appena guarito, Arturo per la gioia le corre
incontro e la bacia sulla bocca, chiamandola per la prima volta per nome.
Rimane stupito nell'essere rifiutato dalla matrigna e dalla paura che la donna
dimostra nei suoi confronti. Ormai evitato dalla matrigna, Arturo fa conoscenza
di un'amica di Nunziatella, Assunta, una giovanissima vedova che lo inizia al
sesso. Pur non amando Assuntina, Arturo intreccia con lei una relazione, per
sfogare l'amore represso verso Nunziatella; quando scopre di non essere l'unico
amante della donna, deluso, la abbandona ingiuriandola. Al ritorno di Wilhelm
Gerace a Procida, Arturo, che ha preso l'abitudine di aspettare suo padre ogni
giorno al molo come da bambino, vede il padre, che, agitato, gli dice di
precederlo a casa. Arturo invece aspetta, stupendosi dell'agitazione e
dell'inquietudine di Wilhelm, e scopre che il padre stava aspettando lo sbarco
di un carcerato, un giovane bruno, dall'aria indifferente che immediatamente
desta l'antipatia e l'odio di Arturo. Wilhelm conduce una vita schiva,
ignorando la moglie e i figli; nei suoi disperati vagabondaggi estivi rifiuta
perfino la compagnia di Arturo. Un pomeriggio Arturo si imbatte per caso in
Wilhelm e lo segue di nascosto, arrivando fino al Penitenziario dell'isola,
dove il padre si mette a cantare rivolto a una delle finestre. Non ricevendo
risposta, Wilhelm si mette a fischiare in un codice che Arturo pensava essere
un segreto tra lui e suo padre. Finalmente, il carcerato si mostra alla
finestrella e fischia in risposta, in codice, un insulto: "parodia".
Alla vigilia del compleanno di Arturo, rincasando a tarda sera il ragazzo trova
il carcerato, Tonino Stella, rilasciato per amnistia e ospite di Wilhelm. Da
lui scopre che il padre, ch'egli ha sempre creduto un grande viaggiatore e un
eroe, non si allontana mai di molto durante i suoi viaggi. Si intuisce una
relazione omosessuale tra Wilhelm Gerace e Tonino Stella, che per un viaggio di
15 giorni verrà ricompensato con un capitale sufficiente da permettergli, al
suo ritorno a Roma, di aprire un garage e di sposare la sua ragazza. All'arrivo
di Wilhelm, Arturo litiga col padre. L'indomani mattina, Arturo rifiuta anche
l'ultimo tentativo conciliante del padre, diretto al porto di Procida. Il
giorno successivo confessa il suo amore a Nunziata e tenta di baciarla, ma,
respinto, lotta con lei, ferendole il lobo dell'orecchio. Fugge allora, con
l'intenzione di andarsene per sempre dall'isola e si nasconde in una grotta per
non essere trovato. Incontra Silvestro, il garzone che gli aveva fatto da
"balio" e si era preso cura di lui nei primi anni di vita,
allattandolo con latte di capra e decide di prendere il piroscafo insieme a
lui, il giorno seguente, i due decidono di arruolarsi come volontari nella
seconda guerra mondiale, per mettersi alla prova in combattimento, come Arturo
ha sempre sognato durante l'infanzia. Silvestro va alla casa dei Gerace e
riferisce a Nunziata il messaggio affidatogli da Arturo: che il ragazzo è già
partito e gli ha chiesto di preparare una valigia con tutti i suoi scritti e le
sue cose. Nunziata consegna a Silvestro l'orecchino d'oro che Arturo le ha
strappato nella baruffa della mattina e un pezzo di pizza dolce, che aveva
cucinato apposta per il compleanno del figliastro, perché li porti ad Arturo. Arturo,
insieme a Silvestro, lascia Procida, e non guarda l'isola allontanarsi e
confondersi all'orizzonte, ma riapre gli occhi solo quando ormai è sparita allo
sguardo.
Liberamente tratto da Wikipedia