domenica 12 febbraio 2017

Il seme sotto la neve di Ignazio Silone

 
L'autore: Ignazio Silone, pseudonimo e poi nome legale, di Secondo Tranquilli (Pescina 1/5/1900 - Ginevra 22/8/1978).
Può annoverarsi tra gli intelletuali italiani più conosciuti e letti in Europa e nel mondo. Il suo romanzo più celebre, "Fontamara", è stato tradotto in innumerevoli lingue. Tra il '46 e il '63 ha ricevuto ben 10 candidature al Premio Nobel per la letteratura.
Per molti anni esule antifascista all'estero, ha partecipato attivamente ed in varie fasi alla vita politica italiana, animando la vita culturale del paese nel dopoguerra; come scrittore è stato spesso osteggiato dalla critica italiana e solo tardivamente riabilitato, mentre all'estero è stato sempre particolarmente apprezzato.
Ignazio trascorre l'infanzia nel paese natale abruzzese di Pescina, che nel 1915 è distrutto da un terremoto. In quella tragedia perde la madre ed altri numerosi suoi familiari e questa esperienza lo segna profondamente e emergerà in molti suoi scritti. Dopo il terremoto Ignazio e un fratello finiscono in collegio a Sanremo dove incontra Don Orione che si prende cura di loro e con cui intrattiene per anni un costante rapporto epistolare.
Dopo aver appreso alcune notizie circa ruberie e malversazioni da parte delle autorità che avevano colpito alcuni paesi della Marsica nel periodo del dopo-terremoto, Silone si fa paladino delle ingiustizie patite da quei "cafoni" (che descriverà con passione nel suo capolavoro letterario) e decide di inviare una circostanziata denuncia all'Avanti!, tramite tre lettere pubblicate sul "foglio" socialista ma che non producono gli effetti sperati. Si iscrive quindi alla Lega dei Contadini e, alla fine del 1917, la sua scelta politica può dirsi compiuta con l'abbandono degli studi e del paese natale per recarsi a Roma, dove si iscrive alla Unione Giovanile Socialista. Negli anni seguenti aumenta il suo impegmo fino a essere uno dei delegati del partito al congresso della Terza Internazionale che si tiene a Mosca, dove conosce Lenin, ne resta però deluso.
Nel periodo in cui il Fascismo inizia la sua scalata al potere Silone è impiegato nella redazione de Il Lavoratore, viene ben presto arrestato e si rifugia in seguito a Berlino. viene poi mandato in Spagna come corrispondente di un giornale dei comunisti francesi. Vive poi a Parigi, ma nel 1925 è arrestato e estradato in Italia. Controllato dalla polizia, si rifugia nella sua Pescina dove conduce una vita ritirata, ma non per questo meno densa di contatti con il partito nel quale inizia ad avvicinarsi alle posizioni filo-moscovite di Gramsci. Nel 1926 il partito Comunista entra nella clandestinità, trasferendo la segreteria politica a Sturla; qui si trasferisce anche Silone, dove inizia ad occuparsi di far stampare l'Unità. In seguito si trasferiranno in Svizzera. Nel 1931, per le sue posizioni anti staliniste, viene espulso dal partito.
Inizia un periodo molto buio per Silone. Fuori dal partito per cui si era speso per tanti anni, ammalato, esule braccato e ricercato e privo di mezzi di sostentamento tanto più che gli vengono anche a mancare i contributi del partito e moralmente provato dal dramma del fratello, trova inaspettatamente una via d'uscita allo stato di prostrazione in cui è precipitato e che sarà la sua fortuna: la letteratura. Nel 1929-30 in Svizzera in pochi mesi scrive il suo capolavoro letterario "Fontamara" che viene pubblicato soltanto nel 1933 a Zurigo, dove nel frattempo Silone si trasferisce entrando in contatto con l'ambiente fervido culturalmente che la città offre anche grazie alla presenza di numerosi rifugiati politici in cui spiccano importanti artisti, intellettuali, letterati.
Nel periodo del suo soggiorno zurighese (che si protrarrà sino a dopo la fine del conflitto bellico), Silone è molto attivo sul fronte culturale collaborando ad una piccola casa editrice. Pubblica un saggio politico e una raccolta di racconti di stampo satirico scritti per un giornale svizzero. Nel 1936 è la volta del romanzo Vino e pane.
Grazie al nuovo successo letterario Silone diviene ormai stabilmente intellettuale di primissimo piano nella vita culturale europea, viene invitato a collaborare con importanti riviste politiche ma Silone, ancora toccato dall'esperienza dell'uscita dal partito, non accetta. Dopo diverse vicende, in concomitanza con l'entrata in guerra dell'Italia, entra a far parte del Centro Estero del Partito Socialista, diventandone segretario col nome clandestino di "Sormani".
Nel 1941 esce in tedesco "Il seme sotto la neve" . Nel dicembre dello stesso anno Silone conosce a Zurigo Darina Laracy, giovane giornalista irlandese, che sposerà a Roma quattro anni più tardi.
Nel 1942 ad una conferenza attacca il marxismo la cui involuzione dogmatica è, per lo scrittore, «una delle tragedie della nostra epoca», riscoprendo l'eredità cristiana e auspicando il federalismo per l'Europa .
Il 13 ottobre 1944 Silone rientra in Italia, dopo anni di esilio. Lo scrittore pescinese inizia la sua attività culturale anche in Italia, mostrando subito alcuni lati del suo anticonformismo, prendendo posizione contro l'antifascismo di facciata e manifestando la sua contrarietà ad ogni epurazione.
Nel 1946 fonda e dirige il periodico Europa socialista, al quale dedica notevoli energie e larga parte del suo tempo, tanto da vedersi costretto a rinunciare all'incarico di Ambasciatore italiano a Parigi. Prende parte alla "battaglia" politica all'interno del Partito Socialista, di cui fa parte, muovendosi sul piano della contestazione alla linea affine al PCI e per rivendicare l'autonomia socialista; innovative per l'epoca sono anche le sue posizioni di apertura verso la Chiesa.
Il nuovo romanzo, "Una manciata di more" uscito nel 1952, è un vero e proprio atto d'accusa all'establishement comunista che per Silone appare ormai fagocitato nell'orbita sovietica avendo perso ogni contatto con i problemi reali della classe operaia. Segue attivamente la politica italiana e europea con numerosi scritti e interventi in prima persona.
Nel 1960 viene pubblicato "la volpe e le camelie". Il 1965 è l'anno di pubblicazione di "Uscita di sicurezza". È questa l'opera che inizia a dargli i primi reali riconoscimenti della critica italiana, anche se più da parte dei cattolici che dei marxisti, che non gli perdonano le idee manifestate in passato. Ma la consacrazione definitiva di Silone in patria, ancorché tardiva, giunge con il 1968, anno in cui esce L'avventura di un giovane povero", il suo ultimo libro pubblicato in vita.
Negli anni vince numerosi premi e riceve diverse lauree honoris causa. Nel 1977, anziano e malato, inizia a scrivere un nuovo romanzo "Severina", che però non riesce a finire, muore a Ginevra nel 1978.

La trama:
Pietro Spina, personaggio principale del precedente romanzo "Vino e pane", un intellettuale comunista, continua il suo viaggio in una società che assume l'aspetto di un paesaggio ricoperto di neve. La nonna, Donna Maria Vincenza, per salvare Pietro tornato al suo paese natale, dopo essersi scontrata con il rifiuto del figlio Don Bastiano, chiede aiuto al notabile della contrada, Don Coriolano, affinché si rechi a Roma a chiedere il perdono governativo per il ribelle. Ma Pietro, orgoglioso, respinge la grazia e, dopo aver vissuto a lungo in una spelonca dove ha ricevuto aiuto dal sordomuto Infante, va a vivere ospite di Simone. I due, assieme ad Infante, nel frattempo rintracciato da Pietro e condotto a vivere presso di loro, intrecciano un forte legame di amicizia basato sulla vita a contatto con la natura e ai margini della società. Nel timore che il suo nascondiglio venga rivelato dalla famiglia avversaria degli Spina, Pietro ripara nel paesino di Acquaviva, alloggiando sotto mentite spoglie in un albergo; qui nasce l'idillio con Faustina, giovane donna già conosciuta in gioventù ed oggetto di del suo amore segreto. Intanto, Infante è arrestato, in quanto creduto colpevole di aver contraffatto con punti interrogativi le scritte inneggianti al regime fascista presenti sui muri del paese. Pietro si mette alla sua ricerca, nonostante l'intervento di Don Severino che lo prega di accogliere di nuovo con sé Faustina e di mettersi con lei in viaggio per coronare il loro amore e rifarsi una vita all'estero. Ma l'attaccamento per la sorte dello sventurato cafone sordomuto prevale e, raggiunto Infante, nel frattempo uscito di galera, lo consegna al padre Giustino emigrante rientrato dall'America. Ma l'epilogo è tragico. Pietro scopre Infante quale autore del parricidio e, in un gesto estremo di sacrificio ed altruismo, si consegna ai Carabinieri in vece dello sventurato e consentendogli la fuga, si autoaccusa del delitto che non ha commesso.
Liberamente tratto da Wikipedia

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