Trama di L'uomo che voleva essere una minoranza
Rodolfo fa il barbiere da quando ha
quattordici anni. Dei suoi amici, nessuno saprebbe dire che cosa davvero lo
appassioni. Per la moglie è un uomo tranquillo, abitudinario, conformista. Non
tifa una squadra, ma si accoda al coro di chi tifa più forte. Non ha
un’opinione, ma si lascia influenzare dal giudizio altrui. Si sente parte di
una maggioranza informe e rumorosa che lo protegge dall’obbligo di avere una
volontà. Tutto questo un giorno non gli basta più. Decide di provare il brivido
di smarcarsi da tutti e di entrare a far parte di una minoranza.
Inizia dalle minoranze linguistiche, sceglie l’esperanto e si mette a
studiarlo. Ma nel piccolo paese di provincia in cui abita è inevitabilmente
l’unico che lo parla. Avvilito, solo, decide allora di provare con le minoranze
religiose. Ma, quando cerca di integrarsi nella prestigiosa comunità ebraica di
Ferrara, subisce una cocente delusione. Prova anche la via dell’invalidità
fisica, ma finisce un’altra volta contro un muro. Di delusione in delusione,
Rodolfo non si arrende e continua la sua lotta per emergere dal mucchio. Fino
all’inaspettato, sorprendente finale.
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